Acquisto della prima casa col mutuo di Stato?

Tra il dire e il fare c’è di mezzo… il decreto del fare. Nel provvedimento, approvato la settimana scorsa dal governo Letta, c’è un’indicazione che potrebbe portare una ventata d’ossigeno all’asfittico mercato immobiliare italiano. Si tratta della possibilità che la Cassa depositi e prestiti possa fornire direttamente alle banche liquidità per l’erogazione di mutui finalizzati all’acquisto dell’abitazione principale. La proposta di concedere mutui di Stato per l’acquisto della prima casa la troviamo nell’articolo 48 del pacchetto di provvedimenti al vaglio del Consiglio dei ministri, contenuti nel decreto fare e semplificazioni. Ma i soldi chi ce li mette? I denari dovrebbe arrivare dalla Cassa depositi e prestiti, la società mista controllata all’80,1% dal Ministero delle finanze e al 18,4% dalle fondazioni bancarie che gestiscono i risparmi postali degli italiani. Praticamente i soldi per coloro che vogliono acquistare un’abitazione li metterebbero gli stessi cittadini con i loro risparmi. La proposta più fattibile è quella della creazione di fondi rimborsabili sotto forma di libretti di risparmio postale e di buoni fruttiferi postali, che i risparmiatori dovrebbero sottoscrivere. Le garanzie necessarie all’operazione ce le metterebbe lo Stato stesso. Il tutto andrebbe bene in uno scenario di fine recessione e di ripresa dell’economia, dove i mutuatari godono di un lavoro sicuro e nessuno ha problemi a pagare le rate del mutuo. Ma se i mutuatari non sono più in grado di pagare, a causa della perdita del lavoro o della riduzione salariale, allora cominciano i guai. I risparmiatori che hanno garantito i crediti cominciano ad innervosirsi e lo Stato deve intervenire a coprire i buchi. Come? Aumentando il deficit, quindi il debito, quindi le tasse. Insomma, alla fine dei conti, a rimetterci sarebbe sempre e solo il solito pantalone!

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