“Maldafrica”. Nostalgia di una terra che accarezza senza ferire.
di Vincenzo La Camera. E’ un po’ come la saudade brasiliana, il “Maldafrica” di Lucia Ciferri, questo sentimento così autentico e struggente, una sorta di nostalgia e malinconia per qualcosa che si è perso ma vive nel ricordo. Un termine difficile da tradurre letteralmente, proprio come “Maldafrica”, vocabolo unico (per questo il titolo non ha spazi né apostrofi) per il quale non esistono sinonimi.
gratitudine che ho provato ogni volta che ho messo piede in Africa, il poter godere di quei colori, del respiro profondo di una terra sconosciuta; aver avuto l’opportunità di beneficiare di tanta bellezza selvaggia mi ha fatto sentire una persona privilegiata».
Prima, erano solo delle sensazioni chiuse nel cuore e nel cassetto, poi, diventano ricordi resi indelebili grazie alla penna , che diventa lo strumento per fuoriuscire dalla gabbia del dovere e del pragmatismo matematico; per esternare e condividere desideri e sogni in una società sempre meno idealista.
E Lucia ha fatto dell’arte l’essenza della sua vita. Con la scrittura, ma anche con la danza e il teatro. Discipline accomunate dal senso di libertà e da un unico linguaggio, quello delle emozioni, dove ritrovare quella parte, a volte, tenuta nascosta ma che forma la coscienza interiore. E poi c’è il viaggio, quello verso nuove parti del mondo, come l’Africa, e quello verso la scoperta di se stessi, che è senza fine. «Certo – confessa l’autrice – spesso è necessario lasciare la propria comfort zone, mettersi in gioco, rischiare, cadere, soffrire. Ma che sarebbe la nostra esistenza se non ci fossero questi momenti altalenanti?
Viaggiare è un po’ curiosare oltre il nostro orizzonte».
Quella di “Maldafrica” è una storia semplice, espressa con un linguaggio altrettanto genuino.
Ma più di ogni cosa gli occhi della gente, quegli sguardi, fieri, profondi. «La dignità e l’ospitalità delle persone semplici – racconta Lucia – è una ricchezza che abbiamo perso nel nostro quotidiano rincorrere un progresso che in realtà ci sta facendo regredire».
Nella scrittura, realtà e fantasia sono l’una il completamento dell’altra. Che le storie siano vere o frutto di pura fantasia c’è sempre un riflesso di ciò che viene vissuto.
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