La legge è uguale per tutti, ma non per lui: com’è difficile spiegarlo all’estero!

di Massimo Ragnedda. In Italia anche le cose più elementari diventano dannatamente complicate. Eppure, volendo, sarebbe tutto così semplice. C’è un principio che è alla base di ogni democrazia, di ogni stato di diritto, di ogni principio di uguaglianza: la legge è uguale per tutti. Un principio che campeggia in ogni tribunale e che è un asse portante della Costituzione e dell’ossatura democratica del paese. Un principio, in assenza del quale, non si può parlare di stato di diritto. Eppure questo principio così basilare, elementare, semplice e fondativo di uno stato democratico, in Italia è difficile da attuarsi.
Sono passati più di 40 giorni dalla sentenza definitiva che ha condannato Berlusconi a 4 anni di reclusione per truffa ai danni dello Stato, eppure è ancora a piede libero e senatore della Repubblica Italiana. Paradossale che chi è stato condannato per aver truffato il fisco, ovvero per aver sottrato soldi alla collettività, sia ancora Senatore pagato con i soldi della collettività. È paradossale che chi ha nascosto soldi al fisco, abbia a disposizione una scorta pagata con i soldi dei contribuenti onesti. È semplicemente vergogonoso che un condannato in via definitiva sia il principale azionista di governo e detti l’agenda dei lavori parlamentari. È inaccettabile che in una democrazia un pregiudicato tenga ostaggio un governo e l’intero paese, minacci continuamente di far cadere l’esecutivo se non si trova un salvacondotto che lo preservi dalla giustizia.
Eppure la legge è chiara: un condannato deve stare in carcere (o arresti domiciliari) e non in Senato. Punto. Il resto sono solo discussioni inutili che avvelenano la democrazia, svuotano di significato le istituzioni e delegittimano lo stato di diritto. Ma sopratutto delegittimano l’immagine dell’Italia all’estero, da sempre considerato paese poco affidabile, disonesto e truffaldino. E questo lampante esempio non fa che rinforzare questo stereotipo.
Vivendo e lavorando all’estero (fuggito per via della corruzione accademica italiana e per non piegarmi ai ricatti della baronia) leggo negli occhi dei miei colleghi quell’aria mista a solidarietà e compassione quando si parla dell’Italia. Paese fantastico, sottolineano tutti, ma così “bizzarro” (gli inglesi sono molto educati). Mi esprimono sempre la massima solidarietà per il peso ingombrante che il pregiudicato ha sulla vita politica, economica e culturale italiana. È difficile capire il danno di immagine che questo pregiudicato ha creato e sta creando al Paese. È difficile capirlo se non vivendo all’estero e vedendo le risatine sotto i baffi quando si parla dell’Italia, quando provi a spiegare che un condannato in via definitiva ancora guida il paese e impone la sua agenda anche al principale partito che a lui si oppone (o dovrebbe). Leggi tutta l’incredulità nei loro occhi quando capiscono che anche i dirigenti del centro sinistra fanno a gara per salvarlo, quando i guai giudiziari del leader del centro destra diventano i loro.
È difficile spiegare tutto questo, credetemi. È difficile spiegare perché, ancora una volta dopo 20 anni, un intero parlamento è impegnato a risolvere i problemi di una persona, mentre là fuori, fuori dai seggi dorati del Parlamento, migliaia di lavoratori sono bloccati in servizio dalla riforma Fornero e il governo non riesce a trovare i fondi: la priorità è salvare un pregiudicato. Là fuori dal guscio dorato degli pseudo-lavori parlamentari, le acciaierie Riva chiudono e 1402 lavoratori andranno a casa, ma il governo delle larghe intese è intento a trovare una soluzione per un condannato e non una soluzione ai problemi concreti di migliaia di famiglie oneste. Là fuori, lontano dalle commissioni parlamentari intente a salvare un pregiudicato, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 39,5% (in aumento del 4,3% rispetto al 2012) e gli occupati in Italia sono diminuiti di 585.000 unità rispetto a un anno prima.
Nonostante questo, da più di 40 giorni in Italia si discute se la legge è uguale per tutti. Bizzarro, direbbero i miei colleghi inglesi. Vergognoso e indegno di uno stato democratico, dico io. Nonostante il grave periodo di crisi economica, con le vertenze sindacali aperte, con il problema della disoccupazione in aumento, con il costo del lavoro a livelli insopportabili, con le piccole e medie imprese tartassate, un intero parlamento è tenuto in ostaggio da un pregiudicato. Eppure sarebbe tutto così dannatamente semplice: la legge è uguale per tutti. Punto.

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