Sanità al collasso. La Lombardia in Sudamerica per ‘reclutare’ infermieri.

Nel Belpaese la Sanità pubblica è allo sfascio. Mancano posti letto. Mancano attrezzature e medicamenti. Mancano infermieri e medici e quei pochi che ci sono, stressati, malpagati e pure aggrediti soprattutto nei pronto soccorso, cercano migliori condizioni di vita e migliori gratificazioni economiche all’estero.

E proprio per la carenza di personale medico – mancano 4.500 medici e 10 mila infermieri – la Regione Lombardia proverà a reclutare infermieri stranieri in Sudamerica per compensare le carenze di organico di ‘casa nostra’. Lo ha spiegato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso in un’intervista a Repubblica, sottolineando che presto partirà per l’Argentina e per il Paraguay con l’obiettivo di far arrivare entro la fine del 2024 tra i 400 e i 500 infermieri.

“Speriamo di riuscire ad avere questi 500 infermieri in più per poter utilizzare al meglio le nostre case di comunità per dare una risposta migliore ai nostri cittadini che oggi fatichiamo a dare a causa del numero risicato di addetti al comparto sanitario, infermieri e medici” ha commentato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana a margine di una conferenza a Palazzo Lombardia.

“La strategia è cercare di dare una risposta con la massima urgenza a quelle carenze di organico che io sto denunciando da anni e che adesso evidentemente sono state suffragate e confermate dalla realtà. Queste assunzioni – ha concluso Fontana – consentirebbero di superare il momento più critico delle necessità della nostra Regione in attesa dei provvedimenti che questo governo sta assumendo per allargare il numero delle persone che possono iscriversi alle facoltà universitarie sia di medicina sia di infermieristica e che queste misure possano dare i loro risultati”.

Appello di Nobel e scienziati: “Più soldi alla sanità pubblica”!

“Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi – si legge nel documento – i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”.

Sotto accusa c’è soprattutto il forte sottofinanziamento della sanità pubblica, alla quale “nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di vent’anni fa”, precisano i firmatari, tra i quali compaiono anche esperti di economia e politica sanitaria come Francesco Longo dell’Università Bocconi e l’ex direttrice generale del Ministero della Sanità Nerina Dirindin.

“La vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati”, pari “all’8% del Pil”. Specifiche risorse “devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali” che “l’autonomia differenziata rischia di ampliare”. Bisogna poi “intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria” e “affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili”. La continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio resta un problema che oggi “non è più procrastinabile”, così come il tema della prevenzione, la cui spesa “è da sempre al di sotto di quanto programmato”.

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