Da Letta a Renzi, dove sta la differenza?

80 euro a destra, 500 euro a manca, crescita zero, debito pubblico al suo massimo storico, i conti che non tornano e il governo che già parla di “piccoli aggiustamenti” da portare alla legge finanziaria. Insomma, sarebbe in dirittura d’arrivo una nuova stangata per gli italiani! Un’operazione utile a sanare i conti di un governo inconcludente
e mirata ad ammorbidire Bruxelles dalla quale si attende il via libera a spendere di più in mance e mancette. La possibile correzione dei conti pubblici è sospesa a speranze e congiunture economiche ancora più favorevoli quanto irripetibili di quelle attuali, quali il crollo del prezzo del petrolio, il quantitative easing e la svalutazione dei salari, che dovrebbero venire, ovviamente, non dall’azione del nostro governo, ma da un quadro congiunturale mondiale ancora più favorevole! Pazzesco, se si pensa che due anni fa il “premier senza voto” aveva promesso meno tasse, crescita e occupazione per tutti. Pazzesco se si pensa che il suo predecessore e compagno di partito, Enrico Letta, fu sfrattato da Palazzo Chigi per un quadro socio-economico che sembra l’esatta fotocopia di quello attuale con qualcosina in più: un pezzo di Destra al governo, la stampella di Verdini e la minaccia di fare cassa sui morti tagliando le pensioni di reversibilità!

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