Lo dice pure Draghi: “Bisogna aumentare gli stipendi”!

I lavoratori italiani a reddito fisso, i lavoratori dipendenti insomma, hanno gli stipendi più bassi d’Europa, vuoi per l’infausto passaggio dalla Lira all’Euro, vuoi per il caro vita, vuoi per un cuneo fiscale che nessun governo ha mai accennato di voler ridurre, vuoi, anche e soprattutto, per quei rinnovi contrattuali inadeguati o addirittura disertati da troppi anni come nel caso dei dipendenti pubblici!
Fatto è che i salari italiani a febbraio hanno registrato la crescita più bassa da 35 anni segnando una riapertura della forbice con l’andamento dei prezzi dopo anni di tenuta del potere d’acquisto favorita dalla bassa inflazione. Le affermazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, sulla necessità che crescano gli stipendi per far ripartire i consumi, arrivano in un momento in cui il nostro Paese sconta il blocco degli stipendi pubblici che dura ormai da sette anni e un calo significativo della produttività a fronte di un’inflazione in ripresa. La bassa crescita dei salari, che sono “ben al di sotto delle medie storiche, è uno degli elementi che rallentano l’inflazione nonostante l’azione della Bce”. Lo ha detto a Francoforte il presidente della Bce Mario Draghi, spiegando che sulla bassa crescita salariale pesa il sottoutilizzo di capacità produttiva e il fatto che in molti Paesi le contrattazioni si sono già concluse per l’anno in corso: “è per questo che rimane essenziale continuare a sostenere la domanda. La ripresa sta migliorando e guadagnando forza. La ripresa sta traendo spinta da un circolo virtuoso fra consumi in rialzo, crescita dell’occupazione e redditi da lavoro. La crescita nominale ora sta aiutando a ridurre il debito, e praticamente per la prima volta dall’introduzione dell’euro la spesa sale mentre l’indebitamento scende”, ha spiegato il presidente della Bce.

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