Breve storia del Giro d’Italia dal 1940 ad oggi.

di Alberto Sigona. Breve storia del Giro d’Italia, edizione per edizione dal 1940 ad oggi.

1940

Il 20enne Fausto Coppi avrebbe dovuto fare il gregario di Gino Bartali, ma questi andrà incontro a parecchie disavventure, e così l’Airone si aggiudica il suo primo Giro, con 2’40’’ su Enrico Mollo. Per il Campionissimo era solo l’inizio della sua epopea. A 20 anni ed 8 mesi è tuttora il più giovane vincitore della corsa rosa. Poche ore dopo il trionfo, il Capo del Governo, Benito Mussolini, annunciava alla Nazione l’entrata in guerra al fianco di Hitler: il Giro andava in stand-by e sarebbe ripartito soltanto 6 anni dopo.

1946

Il Giro riparte dopo la guerra, e lo fa in maniera egregia, ovvero mettendo in scena, per merito dei rivali per antonomasia Gino Bartali e Fausto Coppi, uno spettacolo inedito. I due corridori, infatti, daranno vita ad una super sfida per il trono in rosa, che appassionerà lo Stivale. La spunterà per soli 47’’ Ginettaccio, aggiudicandosi la sua 3^ corsa rosa.

1947

Il Giro ripropone la sfida epica fra i due campioni Bartali (l’anziano prossimo al congedo) e Coppi (l’emergente prossimo a spiccare il volo), la cui rivalità divide ormai l’Italia. A Trento il corridore della Bianchi regala un assolo dei suoi, a cui presto avrebbe abituato una Nazione: dopo 150 km di fuga vince con oltre 4 minuti su sei uomini, fra cui Bartali, strappandogli la maglia rosa per 1’43’. Il campione di Castellanìa vince in tal modo il secondo Giro.

1948

Nella 9^ tappa, Bari-Napoli, il favoritissimo Coppi sembra aver abdicato dal trono in rosa: la sua crisi gli costa oltre 10 minuti da Fiorenzo Magni. Tuttavia l’Airone lancerà nelle future tappe una controffensiva da paura, aggiudicandosi alla grande, com’è nel suo stile, due tappe, portando il suo svantaggio da Magni, dopo la 17^ tappa, ad 1 minuto e 20 secondi. La Bianchi (squadra di Coppi) però accuserà lo stesso Magni di aver beneficiato durante codesta frazione di spinte irregolari sulla salita del passo Pordoi: pertanto la giuria infliggerà al corridore toscano una penalizzazione di 2 minuti, che verrà giudicata però inadeguata dalla Bianchi (che ne pretendeva l’espulsione), che perciò si ritirerà dalla corsa. Così il Giro finirà proprio nelle grinfie di Magni (per appena 11’’ su Ezio Cecchi: rimarrà il distacco più esiguo di tutti i tempi). Bartali giungerà a Milano 8° a 11’52’’: sembra giunto al tramonto la carriera del più grande ciclista che l’Italia abbia mai avuto sino ad allora, ma nel luglio dello stesso anno, al Tour, avrebbe realizzato il suo capolavoro assoluto…

1949

E’ ritenuto sinora il Giro dei Giri, e questo in virtù dell’ennesima impresa di Fausto Coppi, che stavolta supera persino se stesso ed ogni ragionevole previsione, andando a compiere una sorta di miracolo sportivo. Fino alla 16^ tappa Adolfo Leoni è in rosa per 58’’. Coppi, nonostante l’impresa di Bolzano, in cui aveva vinto rifilando quasi 7’ allo stesso Leoni ed ad un indomito Bartali, continua ad inseguire. Poi alla 17^ frazione, la Cuneo-Pinerolo, di 254 km, Coppi straripa, imponendosi con 11’52” su Bartali (frenato da più forature) e 19’14’’ su Alfredo Martini, per quella che rimane la tappa simbolo della storia del ciclismo mondiale. Coppi vincerà il Giro d’Italia con ben 23’47’’ sull’eterno Bartali (per una doppietta che si sarebbe ripetuta al Tour dello stesso anno) e 38’27’’ su Giordano Cottur, distacchi abissali che la dicono lunga sullo strapotere del Campionissimo, che quando è in forma mette semplicemente i brividi alla concorrenza, che non può far altro che assistere impotente alle sue imprese fantascientifiche. Come accadrà al Tour dello stesso anno, in cui il Nostro entrerà nella leggenda come il primo a centrare nello stesso anno la doppietta Giro-Tour.

1950

La vittoria arrise allo svizzero Hugo Koblet, primo a Milano con 5’12’’ sul sempreverde Gino Bartali (che a 36 anni colse l’ultima vittoria al Giro) ed 8’41’’ su Alfredo Martini. Koblet fu il primo vincitore straniero.

1951

Finalmente torna al successo Fiorenzo Magni, che precede a Milano di 1’46’’ il finisseur Van Steenbergen, vera rivelazione della corsa rosa. Coppi, reduce da un grave infortunio, non è in gran forma, e si vede: arriverà solamente 4° a 4’04’’ dal vincitore (vincendo però 2 tappe). 10° posto per nonno Bartali.

1952

Coppi torna a ruggire, e lo fa a modo suo, cioè esagerando. Nella Venezia-Bolzano, tanto per gradire, s’impone con 5’20’’ sul 38enne Bartali e su Magni, rafforzando il simbolo del primato, che indosserà sino a Milano, in cui s’imporrà con 9’18’’ su Magni e 9’24’’ su F. Kubler (Svizzera). 5° posto per il solito infinito Bartali. Coppi poi farà l’accoppiata col Tour, già riuscitagli alcuni anni prima. Il Giro d’Italia 1952 fu segnato dalla morte – causa caduta – del corridore padovano Orfeo Ponzin.

1953

Prima della 20^ tappa lo svizzero Hugo Koblet comanda in graduatoria con 2′ su Coppi, e sembra avviarsi a vele spiegate verso il trionfo. Ma non ha fatto i conti col Campionissimo. Il due volte vincitore del Tour de France anche stavolta ribalta ogni previsione, e nella difficile frazione con arrivo a Bormio dà vita all’ennesima prestazione leggendaria, vincendo con 2’18” su P. Fornara, 2’48” su G. Bartali (4° posto finale a 39 anni!) e 3’28” su di un inorridito Koblet, che si vede costretto a cedere il simbolo del primato per 1’29”. Per il 33enne Coppi si trattò del quinto successo al Giro, che gli permise di eguagliare il record di Binda. Lo Stelvio, inserito per la prima volta nel percorso del Giro, è da allora considerato la Cima Coppi per antonomasia. Per il mitico Coppi fu l’ultima grande stagione (che culminerà col Titolo iridato), poi, inesorabile, inizierà il declino.

1954

Il 25enne Carlo Clerici (che partecipava come gregario di Koblet) si traveste da Fausto Coppi, e stravince nella Napoli-L’Aquila (allo sprint su Assirelli) con oltre 11 minuti sul gruppo, per quella che rimane nella storia come una delle più famose fughe-bidone di tutti i tempi. Trionferà a Milano con 24’16’’ su Koblet. 4° Coppi a 31 minuti, 13° il divino Bartali (40 anni), alla sua ultima partecipazione.

1955

A poche tappe dal termine Gastone Nencini sembra destinato a vincere il Giro. Ma alla 20^ tappa (Trento-San Pellegrino) avviene quello che non t’aspetti: Fausto Coppi e Fiorenzo Magni scappano via e fanno il vuoto; il gruppo arriverà ad oltre 5′, compresa la maglia rosa Nencini (che prima del via vantava 1’30” circa sui due campioni). E’ l’ultima affermazione di Fiorenzo Magni, che prevale di appena 13’’ su di un Coppi sul viale del tramonto. Magni con i suoi 34 anni e 180 giorni detiene tuttora il primato di ciclista più anziano ad essersi aggiudicato la corsa.

1956

Alla 18^ tappa Charly Gaul compie un’impresa alla Coppi, andando a transitare sul Bondone (in una giornata da tregenda, con freddo e neve a volontà) con 7’44’’ su Fantini e 12’15’’ su Magni: Gaul risalì così in un sol giorno dal 24° posto in classifica, che occupava alla partenza della tappa (accusando 17 minuti di ritardo dalla maglia rosa Pasquale Fornara), al 1°, con oltre 3′ su Magni, che in classifica generale conclusiva accuserà 3’27’’ di gap dal lussemburghese, autore dell’ultima grande rimonta in graduatoria che il Giro ricordi.

1957

Prevale Gastone Nencini con soli 19’’ sul francese Bobet, che alla corsa rosa non è stato mai a suo agio. A 5’59’’ si piazza 3° Ercole Baldini.

1958

Domina Ercole Baldini, che arriva a Milano con 4’17’’ sul belga Brankart e oltre 6’ su Gaul. Ultima partecipazione per Fausto Coppi, che giungerà 32°. Il Campionissimo morirà un anno e mezzo dopo di malaria.

1959

Nuova impresa d’antan di Charly Gaul. Dopo la 20^ tappa il lussemburghese accusa quasi 4′ dal leader di classifica J. Anquetil, che sembra avviato verso il trionfo. Ma a Courmayeur accade l’inverosimile: Gaul s’impone alla grande, rifilando 36’’ a Massignan e distacchi abissali a tutti gli altri, Anquetil compreso, che giungerà stremato al traguardo, a ben 9’48’’, lasciando il simbolo del primato proprio al lussemburghese, il quale trionferà a Milano con 6’12’’ sul francese e 6’16’’ su Diego Ronchini.

1960

Nell’anno delle Olimpiadi di Roma sarà Jacques Anquetil a fregiarsi del Titolo. A 28’’ si piazza Gastone Nencini (poi a luglio vincitore del Tour de France), che nella 20^ frazione, con arrivo a Bormio sul Gavia, riesce a recuperare quasi l’intero gap – accumulato a cronometro – dal francese (che conduceva di oltre 3′), sfiorando un’incredibile rimonta; a 3’51’’ si piazza Gaul.

1961

Vince a sorpresa Arnaldo Pambianco, con 3’45’’ su di un deludente J. Anquetil (che però molto presto sarebbe entrato nella leggenda del ciclismo) e 4’17’’ sullo spagnolo A. Suarez.

1962

È un Giro spettacolare che vede prevalere, grazie ad una fuga-bidone compiuta nella 17^ tappa, il semisconosciuto (ancora 22enne) Franco Balmamion (rimontando dalla maglia rosa 4’23” in classifica gen.) con 3’57’’ su Imerio Massignan e 5’02’’ sul finisseur Defilippis.

1963

Trionfa ancora Franco Balmamion con 2’24’’ su Vittorio Adorni e 3’15’’ su Zancanaro. Strano ma vero: Balmamion, pur avendo conseguito 2 trionfi in rosa, non ha mai vinto una tappa.

1964

Ritorna al successo Jacques Anquetil, che, facendo leva sull’unica cronometro in calendario (le gare contro il tempo sono il suo terreno di caccia prediletto), dopo essersi difeso benissimo in salita, precede Zilioli di 1’22’’ e De Rosso di 1’31’’. Dai nomi dei rivali del francese però si capisce che ultimamente il Giro ha perso molta popolarità, a tutto vantaggio del Tour. In estate Anquetil centrerà la doppietta con il Giro di Francia, diventando il secondo corridore, dopo il mitico Coppi, a realizzare tale impresa prodigiosa (ovvero Giro e Tour nello stesso anno), che in futuro sarebbe riuscita ad altri fuoriclasse della bicicletta (fra cui Pantani).

1965

Exploit d’antan di Vittorio Adorni (che a tratti, specie in altura, riporta alla mente i tempi di Fausto Coppi), il quale sbriciola la concorrenza. Italo Zilioli si piazza ad 11’26’’. 3° posto per un giovane Felice Gimondi a 12’49’’ (ma si rifarà al Tour de France, a cui parteciperà per puro caso…).

1966

Vince Gianni Motta davanti a Zilioli (distanziato di 3’57’’). Soltanto terzo posto per il leggendario Anquetil (5 volte vincitore del Tour), ormai sul viale del tramonto.

1967

Trionfa in rimonta Felice Gimondi, rifilando oltre 4′ di distacco ai migliori della Generale nella 21^ tappa (col Tonale da scalare), compreso Anquetil, che era maglia rosa con 34” sull’italiano, che alla fine vincerà il Giro davanti a Balmamion (3’36’’) ed allo stesso Anquetil (3’45’’).

1968

Primo acuto dell’astro nascente Eddy Merckx (23 anni). Il belga precede in graduatoria Vittorio Adorni di 5’01’’ e Felice Gimondi di 9’05’’.

1969

Il campione belga Eddy Merckx sembra avviato a rivincere il Giro. Poi la positività al doping e la relativa espulsione dalla corsa (il regolamento in quell’anno prevedeva che il corridore squalificato non perdesse i risultati ottenuti in precedenza), e la maglia rosa che passa sulle spalle di Felice Gimondi (che sino alla squalifica di Merckx accusava 1’41” di gap dal belga). Quest’ultimo trionferà a Milano con 3’35’’ su Claudio Michelotto. Il belga però si rifarà qualche settimana dopo al Giro di Francia…

1970

Si registra il dominio incontrastato del belga Eddy Merckx, che dopo la squalifica dell’anno precedente si prende una bella rivincita, trionfando con 3’14’’ su Gimondi. Terzo posto per il belga Martin Van Den Bossche.

1971

In un Giro senza stelle vince a sorpresa lo svedese Gosta Petterson con 2’04’’ sul belga Herman Van Springel. 3° Ugo Colombo.

1972

C’è di nuovo Merckx, e si vede. Il super campione fiammingo vincerà a redini basse, precedendo a Milano lo spagnolo Fuente di 5 minuti e mezzo (3° Francisco Galdos). Per la prima volta nella storia della corsa nessun italiano salì sul podio (solo due gli “azzurri” nei primi dieci).

1973

Merckx cala il poker con un monologo. Alla resa dei conti il leggendario corridore belga avrà oltre 7 minuti su Gimondi e 10 su Battaglin. Merckx indossò per venti giorni, dalla prima all’ultima tappa, la maglia rosa, un’impresa riuscita fino ad allora solo a Costante Girardengo e ad Alfredo Binda (nel 1990 anche Gianni Bugno si unirà allo speciale “club”). Il suo strapotere ricorda Coppi, ma rispetto al campione di Castellania il Cannibale per costruire il suo vantaggio colossale impiega diverse tappe, mentre a Coppi ne bastavano un paio.

1974

Merck eguaglia il record di Binda e Coppi, portandosi a quota 5 successi. Stavolta però il corridore belga sarà più…umano (dopo 11 tappe accusava dallo spagnolo Fuente 2’21” di gap, ma nella successiva frazione a cronometro il “cannibale” avrebbe recuperato quasi l’intero svantaggio, conquistando pochi giorni dopo la maglia rosa) ed il suo vantaggio conclusivo sarà di appena 12’’ su Gianbattista Baronchelli e 33’’ sul solito Gimondi .

1975

L’outsider Fausto Bertoglio (26 anni) s’impone per soli 41’’ sullo spagnolo Francisco Galdos (che nel finale del Giro era riuscito a rosicchiare 1’30” circa al corridore bresciano) e 6’18’’ sull’immarcescibile Gimondi. Exploit del finisseur belga Roger De Vlaeminck, 7 tappe e 4° posto finale!

1976

Torna al successo il 33enne Felice Gimondi, al terzo trionfo ed al nono podio in carriera alla corsa rosa (quest’ultimo è un record sinora imbattuto), che si impone per soli 19’’ sul belga Johan De Muynck, a cui strappa il simbolo del primato alla penultima tappa, una crono di di 28 km, recuperandogli 25”. Terzo posto per Bertoglio, staccato di 49’’. Si segnalò l’ultima partecipazione del Cannibale, Eddy Merckx, che giungerà soltanto 8°. Il belga è tuttora lo straniero con più successi di tappa al Giro d’Italia (25): in assoluto lo precedono Mario Cipollini con 42, Binda 41, Guerra 31, Girardengo 30. Detiene inoltre il record di maglie rosa (77), seguito da Binda (60), F. Moser (57) e G. Bartali (50). Tornando al Giro, l’edizione del 1976 rimase tristemente famosa per la morte – causa caduta – del corridore spagnolo Juan Manuel Santisteban avvenuta durante la prima semitappa del primo giorno, a Catania.

1977

È un altro Giro orfano di campioni (o quasi) e ne approfitta il sorprendente belga Michel Pollentier, primo a Milano con 2’32’’ su Francesco Moser (3° Baronchelli). Exploit del velocista Freddy Maertens, che riesce ad imporsi in ben 7 tappe; nel Dopoguerra solo lo sprinter Alessandro Petacchi avrebbe fatto meglio, nel 2004 (con 9 successi); in assoluto – comprendendo gli anni antecedenti alla Seconda Guerra Mondiale – il record di successi in un singolo Giro appartiene all’immenso Alfredo Binda (12, che detiene anche il record di tappe consecutive, 8), seguito dai leggendari passisti Giuseppe Olmo e Learco Guerra (10).

1978

Domina dall’inizio alla fine il belga Johan De Muynck, che trionferà con quasi un minuto su Baronchelli e 2’19’’ su Moser. Si trattò della prima edizione ad essere ripresa a colori dalla Rai.

1979

Il 21enne Beppe Saronni (il più giovane dal Dopoguerra ad imporsi al Giro) prevale senza tanti patemi su F. Moser di 2’09’’ (3° lo svedese Bernt Johansson ). È l’inizio di una rivalità che caratterizzerà il ciclismo italiano degli anni Ottanta, dividendo gli sportivi dello Stivale, un po’ come successo con Bartali e Coppi.

1980

Il francese Bernard Hinault ipoteca il Giro d’Italia alla 20^ tappa, la Cles-Sondrio (in cui conquista la m. rosa), rifilando a Panizza e Battaglin oltre 4 minuti. A Milano vincerà con 5’43’’ proprio su Panizza e 6’03’’ su Battaglin. Da segnalare le 7 vittorie di tappa di Saronni.

1981

La spunta il 30enne Giovanni Battaglin (vestendo la maglia rosa dopo la 20^ tappa con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo) per soli 38’’ sullo scandinavo Tommy Prim e 50’’ su Saronni. La popolarità della corsa rosa ha però ormai toccato il fondo.

1982

Il francese Hinault non ha molti problemi nel regolare una concorrenza non proprio doc, trionfando con 2’35’’ sul solito Prim e 2’47’’ su Silvano Contini (che però dopo la 17^ tappa conduceva in graduatoria con 2’14” su Hinault, salvo crollare nella frazione successiva….).

1983

È un Giro con pochissime emozioni. Se lo aggiudica Beppe Saronni con oltre un minuto su Visentini. 3° lo spagnolo Alberto Fernandez.

1984

Francesco Moser salì sul gradino più alto del podio. A 1’03’’ si piazzò il francese Fignon (che durante e dopo la corsa si lamentò nei confronti dell’organizzazione, che a suo dire favorì Moser….), molto più staccato Moreno Argentin. L’italiano recuperò un gap di un minuto e mezzo dal francese nella cronometro conclusiva, vinta dal corridore trentino con 2’24” sul fuoriclasse parigino (2°).

1985

È un altro Giro noiosissimo. Se lo accaparra senza patemi il fuoriclasse francese B. Hinault (con 1’08’’ su Moser e 2’55’’ sull’americano Lemond). Il cinque volte vincitore del Tour de France – alla sua ultima partecipazione al Giro d’Italia – in carriera ha disputato la corsa rosa 3 volte, uscendone sempre vincitore. Merito suo, certo, ma anche della concorrenza, il cui livello negli ultimi anni è andato via via scemando.

1986

Fu il Giro di Roberto Visentini che vinse con 1’02’’ su Saronni e 2’14’’ su Moser. La corsa rosa dell’86 si segnalò purtroppo per il drammatico incidente occorso durante la prima tappa (Palermo-Sciacca) al ciclista Emilio Ravasio: rimasto vittima di una caduta, si rialzò e concluse la frazione, ma dopo due ore entrò in coma; trasportato all’ospedale di Palermo, venne operato d’urgenza ma non riprese più conoscenza: morirà 16 giorni dopo, il 28 maggio.

1987

Stavolta fu una gara dominata dagli stranieri. Prevalse, contravvenendo agli ordini di squadra, che lo volevano gregario di Visentini, l’irlandese Stephen Roche, con 3’40’’ sul britannico Robert Millar e 4’17’’ sull’olandese Breukink. Proprio per via del “tradimento” di Roche, il Giro fu contrassegnato da infuocate polemiche, scatenate in primis dal suo capitano Visentini; i tifosi italiani si schierarono con il campione uscente, e nel corso della competizione manifestarono più volte il loro astio nei confronti del “traditore”.

1988

La vittoria finale andrà allo statunitense Andrew Hampsten con 1’43’’ sull’olandese Breukink, diventando il primo extraeuropeo ad aggiudicarsi il Giro. Memorabile per le condizioni meteorologiche estreme fu la 14^ tappa, svoltasi il 5 giugno (in cui l’americano indossò il simbolo del primato), con la scalata del Passo Gavia; sul traguardo di Bormio (in cui Hampsten arrivò a pochi secondi dal vincitore, Breukink) si registrarono clamorose defaillances (alcuni andarono incontro a principi di assideramento e furono moltissimi quelli che dovettero ricorrere a coperte calde per riprendersi dal gelo…); tra gli altri pretendenti alla vittoria finale, Urs Zimmermann ed il leader della classifica generale Franco Chioccioli (che prima di questa tappa vantava 1’18” sullo statunitense) persero poco più di 5′ dal vincitore, Jean-François Bernard arrivò a 9’21”, Giuseppe Saronni , Roberto Visentini e Tony Rominger ad oltre mezz’ora!

1989

Quello del 1989 fu un Giro scadente come non mai, avaro di emozioni e di fuoriclasse, se si eccettua il francese Laurent Fignon, che vinse in surplace con 1’15’’ su Flavio Giupponi, di certo non un campione.

1990

È il Giro di Gianni Bugno, che prevale con 6’33’’ sul francese Mottet e 9’01’’ su Giovannetti. Bugno dominò il Giro, guidando la classifica generale dalla 1^ all’ultima tappa, impresa riuscita precedentemente solo a Girardengo nel 1919, a Binda nel 1927 ed a Merckx nel 1973.

1991

La fama del Giro latita, e gli anni di Coppi e Bartali appaiono ormai preistorici. Stavolta s’impone a sorpresa il 32enne Franco Chioccioli (non certo un asso delle due ruote…), con 3’48’’ su Claudio Chiappucci.

1992

Trionfa in surplace lo spagnolo Miguel Indurain, nuova star del ciclismo mondiale. Alle sue spalle si piazza Chiappucci (ad oltre 5 minuti). Terzo posto per Chioccioli.

1993

Il grande Indurain concede il bis, imponendosi con 58’’ sul lettone Ugrumov e circa 5′ su Chiappucci. La tattica vincente del navarro è sempre la stessa: costruisce un margine rassicurante a cronometro per poi difendersi (o addirittura ritoccare il vantaggio) egregiamente in salita.

1994

S’impose nettamente il russo Eugenio Berzin, precedendo un giovane Pantani (che sull’Aprica gli aveva dato oltre 4′) di 2’51’’ e lo spagnolo Indurain di 3’23’’.

1995

Giro d’Italia dominato dal principio alla fine dallo svizzero 34enne Tony Rominger, che precedette il russo Berzin di 4’13’’ ed Ugrumov (Lettonia) di quasi cinque minuti.

1996

Vinse senza strafare il russo Pavel Tonkov, precedendo il nostro Enrico Zaina di 2’43’’ e lo spagnolo Olano di 2’57’’.

1997

Vi fu la netta affermazione di Ivan Gotti, che precedette il russo Tonkov di 1’27’’ e Guerini di 7’40’’.

1998

È l’unica affermazione del celebre scalatore Marco Pantani. Il Pirata di Cesenatico costruisce un buon vantaggio (quasi un minuto e mezzo) sulle salite più dure, difendendosi molto bene nelle prove a cronometro (suo tallone d’Achille). Alla fine il corridore romagnolo trionfò con 1’33’’ su Tonkov e 6’51’’ su Guerini. Poi in estate sarebbe arrivata l’apoteosi con il trionfo al Tour de France: sinora è l’ultimo ciclista in assoluto e l’unico italiano dopo F. Coppi ad essere riuscito nell’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno.

1999

È il Giro tristemente noto per la vicenda Pantani, sospeso per ematocrito alto a poche tappe dal termine, quando si apprestava a vincere in surplace (aveva sul primo degli inseguitori oltre 5′) la seconda Corsa Rosa di seguito (pare che il corridore di Cesenatico sia stato vittima di un complotto ordito dalla criminalità organizzata dedita alle scommesse clandestine). La vittoria finale arrise quindi ad Ivan Gotti, che precedette Savoldelli e Simoni di oltre 3’ e mezzo.

2000

S’impose Stefano Garzelli, strappando nella penultima tappa a cronometro la maglia di leader a Francesco Casagrande, che lo precedeva di meno di mezzo minuto. Alla fine Garzelli trionfò con 1’27’’ su Casagrande ed 1’33’’ su Simoni.

2001

Netta affermazione di Gilberto Simoni, che trionfò con 7’31’’ sullo spagnolo Olano e 8’37’’ sull’altro iberico Osa.

2002

S’impose il grande discesista Paolo Savoldelli, con 1’41’’ sull’americano Hamilton. A 2’12’’ finì Caucchioli. Gran exploit del celebre velocista Mario Cipollini: 6 successi di tappa.

2003

Si registrò il boom di Gilberto Simoni, che ammazzò la concorrenza. Simoni, mostrandosi a suo agio sia in montagna che a cronometro, precedette Garzelli e l’ucraino Popovych di oltre 7’. Si mise in gran evidenza il velocista emergente Alessandro Petacchi, che con 6 vittorie sembrò raccogliere il testimone da super Mario Cipollini, che proprio in quel Giro, grazie a 2 successi, superò Binda diventando il plurivittorioso di sempre alla corsa rosa, con ben 42 tappe, contro le 41 di “don” Alfredo.

2004

S’impone a sorpresa il giovanissimo outsider Damiano Cunego, nell’anno della morte di Pantani. Alle sue spalle si piazzano l’ucraino Gontchar e il suo capitano Simoni, che non prende affatto bene il successo del ciclista veronese, il quale non si ripeterà più a questi livelli, deludendo coloro che avevano visto in lui l’erede del compianto Pantani. Si segnala l’exploit del velocista Alessandro Petacchi, autore addirittura di 9 vittorie di tappa, come mai nessuno era riuscito a fare nel Dopoguerra.

2005

Ultimo acuto per il falco Savoldelli. Egli dopo la 18^ tappa vantava 2’09” su G. Simoni e 3’00” su J. Ruyano (Venezuela), e sembrava aver ipotecato il Giro. Ma nella 19^ i due principali antagonisti vanno all’attacco, e Savoldelli conserverà il simbolo del primato per 28” appena.

2006

Ivan Basso trionfa a redini basse davanti allo spagnolo Gutierrez ed al solito Simoni.

2007

Si registra il successo di Danilo Di Luca, che dopo qualche anno sarà coinvolto in un ciclone-doping. Alle sue spalle si piazzò il lussemburghese Andy Schleck a 1’55’’, terzo E. Mazzoleni a 2’28’’.

2008

Lo spagnolo Alberto Contador trionfa con 1’57’’ sulla giovane promessa Riccardo Riccò, che dopo pochi mesi verrà travolto dallo scandalo doping più triste della storia d’Italia, ponendo fine alla sua carriera. Terza piazza per Bruseghin.

2009

Vince il russo D. Menchov con 1’59’’ su Franco Pellizotti e 3’46’’ sullo spagnolo Sastre. Di Luca, terminato secondo, sarà poi squalificato per doping.

2010

Dopo una lunga squalifica per doping torna a vincere Ivan Basso, distanziando lo spagnolo Arroyo (protagonista di una fuga bidone) di 1’51’’ e Vincenzo Nibali di 2’37’’.

2011

Vince Michele Scarponi a tavolino, dopo la squalifica per doping di A. Contador. A 46’’ da Scarponi si piazza Nibali. Terzo posto per il francese Gadret. Si registra purtroppo la morte del belga Weilandt, a causa di una caduta.

2012

Vince a sorpresa il canadese Ryder Hesjedal (32enne) con soli 16’’ sullo spagnolo J.Rodriguez, che ha dovuto cedere il simbolo del primato dopo l’ultima tappa a cronometro, sciupando i 31’’ di margine che aveva sul canadese. Sul podio sale anche il belga De Gendt.

2013

Stravince uno dei Giri più freddi di sempre (e fra i più competitivi degli ultimi anni, per via dei tanti big al via, sebbene molti di loro non siano in gran spolvero…) Vincenzo Nibali, con 4’43’’ sul colombiano Rigoberto Uran. Terza piazza per l’australiano Evans.

2014

Anche stavolta sui blocchi di partenza vi sono diversi corridori doc, che rivitalizzano e ridanno lustro ad una corsa che negli ultimi decenni era stata sin troppo snobbata dai big, accrescendone il gap qualitativo col Tour de France. Trionfa il colombiano Nairo Quintana, strappando la maglia rosa al connazionale Rigoberto Uran (verso cui accusava 2’40” di svantaggio) dopo un’impresa d’altri tempi (60 km di fuga solitaria) realizzata nella 16^ tappa (con Gavia e Stelvio da scalare), nel corso della quale il colombiano (vincendo con 8’’ su Hesyedal), in condizioni climatiche proibitive, riesce a infliggere distacchi abissali a tutti i big, compreso il leader della Generale (che arriverà a 4’ circa). Alla fine Quintana precedette Uran di 2’58’’ e la giovane promessa italiana Fabio Aru di 4’04’’.

2015

Torna al successo lo spagnolo Alberto Contador, che nel finale di Giro stringe i denti e scongiura il ritorno del giovane sardo Fabio Aru, alla fine staccato di 2’02’’. Terzo posto per l’altro spagnolo Landa Meana (a 3’14’’).

2016

Nibali sembra la controfigura di se stesso, e dopo le primissime asperità è già tagliato fuori dalla lotta per la maglia rosa (trovandosi a -4’40”). Poi alla 19^ frazione arriva l’acuto che non t’aspetti, ed il siciliano (scattato a -5km) taglia il traguardo con circa 50” sul colombiano Chaves (che diventa M. Rosa) e quasi 5′ sul leader della Generale Kruijswijk (Olanda), che, anche a causa di una caduta rimediata in discesa, perde la prima posizione in classifica, sprofondando fra i ranghi della Generale. Nibali pertanto si ritrova a -44” da Chaves, confidando nel completamento di una fantastica rimonta. Rimonta che di fatto arriverà il giorno dopo, rifilando oltre un minuto e mezzo al giovanissimo colombiano, aggiudicandosi la sua seconda Corsa Rosa con 52” di margine.

2017

Il 100° Giro d’Italia termina fra le grinfie di Tom Dumoulin (primo olandese di sempre ad aggiudicarsi la corsa rosa), che spadroneggia a cronometro, cavandosela piuttosto bene anche sulle montagne. Il “tulipano” veste il simbolo del primato per buona parte della corsa (arrivando a condurre anche di 2’47”), perdendolo per circa mezzo minuto, a vantaggio del colombiano Quintana, solamente dopo la terzultima tappa. Quindi, nella tappa di montagna successiva, l’olandese perderà ulteriori secondi dagli avversari, scivolando al 4° posto, a 53” dal leader. Ma Dumoulin conferma tutte le sue ottime doti di cronoman, recuperando proprio nell’ultimo atto (una crono di 30 km) lo svantaggio accumulato nei confronti di coloro che lo precedevano in graduatoria, aggiudicandosi il Giro con circa mezzo minuto su Quintana e Nibali, unico italiano ad accaparrarsi una tappa in quello che rimarrà alla storia come la corsa rosa più avara di soddisfazioni per i nostri colori, a conferma di come lo sport si stia sempre più globalizzando.

2018

Trionfa al termine di una sontuosa rimonta (che gli permette di recuperare oltre 3′ in graduatoria) il britannico Chris Froome (33 anni, già vincitore di 4 Tour). Egli nella tappa n.19 va in fuga ai -80 km, per andare a vincere con oltre 3′ sui big, strappando la M. Rosa al connazionale S. Yates (che, in giornata nera, perde oltre 40′!). Froome si aggiudicò il suo unico Giro con 40” su Dumoulin e 4’57” sul colombiano Angel Lopez.

2019

La classica vittoria che non t’aspetti. R. Carapaz, scalatore ecuadoriano, fra i meno accreditati della vigilia, si aggiudica a sorpresa la 102^ ediz. della Corsa Rosa, precedendo l’italiano V. Nibali e lo sloveno P. Roglic.

2020

Nell’anno del Covid-19, che porta allo slittamento della corsa rosa da maggio ad ottobre, in una edizione in cui i capricci arroganti dei corridori offuscano l’immagine di una competizione già messa a dura prova dalla pandemia, s’impone…”allo sprint” il britannico T. G. Hart per una manciata di secondi sull’australiano J. Hindley. Hart, partito come gregario di Geraint Thomas (costretto anzitempo al ritiro per una caduta), conquista la 103^ edizione del Giro in virtù dell’ultima tappa, una cronometro di 15 km, consentendogli di sorpassare in extremis il rivale, con il quale, alla vigilia della frazione conclusiva, divideva la vetta della classifica. Fra gli azzurri si segnala l’exploit del neo campione iridato a cronometro F. Ganna, che si aggiudica 4 tappe di cui 3 contro il tempo: era dai tempi di F. Gimondi che un italiano non andava così forte nelle gare del tic-tac.

2021

Trionfa a redini basse il giovane colombiano Egan Bernal, precedendo l’italiano Damiano Caruso (diventato capitano dopo l’uscita di scena, causa caduta, dello spagnolo Landa) ed il britannico S. Yates.

Le imprese di giornata (ovvero le vittorie di tappa ottenute con più di 5′ sul 2° corridore) dal 1920 in poi, prendendo in esame soltanto gli uomini di altissima classifica (escludendo fughe-bidone).

1922: 1^ tappa (Milano-Padova) Belloni + 9’17” su Brunero

9^ tappa (Genova-Torino) Aymo + 13’22” su Brunero

10^ tappa (Torino-Milano) Brunero + 5’58” su Aymo

1924: 1^ tappa (Milano-Genova) Aymo + 9’50” su Gay

1926: 7^ tappa (Foggia-Sulmona) Binda e Brunero + 25’08” su Vallazza

1927: 5^ tappa (Grosseto-Roma) Binda + 8’35” su Brunero.

1928: 4^ tappa (Arezzo-Sulmona) Binda + 6’16” su Pancera

1936: 9^ tappa (Campobasso-L’Aquila) Bartali + 6’12” su Del Cancia e Valetti

1937: 19^ tappa (Vittorio Veneto-Merano) Bartali + 5’38” su Mollo, Generati e Valetti

1939: 18^ tappa (Trento-Sondrio) Valetti + 5’32” su Bizzi, Marabelli e Cinelli

1949: 11^ tappa (Bassano del Grappa-Bolzano) Coppi + 6’58” su Leoni e Bartali

17^ tappa (Cuneo-Pinerolo) Coppi + 11’52” su Bartali

1952: 11^ tappa (Venezia-Bolzano) Coppi + 5’20” su Bartali e Magni

1955: 20^ tappa (Trento-San Pellegrino) Coppi + 0 su Magni e + 5’37” sul gruppo

1956: 18^ tappa (Merano-Monte Bondone) Gaul + 7’44” su Fantini

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4 Responses

  1. Daniele Sagoma ha detto:

    …e fortuna che scritto “breve”!!!!!

  2. kelly ha detto:

    Minkia che “pippone”! Il solito di Sigona…. mamma mia!!!
    Si salvi chi puòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò

  3. alberto ha detto:

    Si può stampare e conservare!!!

  4. Rosanna ha detto:

    Lunghezza esagerato……solo per addetti.

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