Elezioni comunali: una politica senza idee e il declino della provincia italiana. di Gerardo Lisco

di Gerardo Lisco. Elezioni comunali a Potenza. Sentiti i nomi e ciò che rappresentano, siamo in presenza dei soliti ceti egemoni che tentano di riciclarsi sperando che il centrodestra a trazione leghista continui a garantire la rendita della quale hanno goduto fino ad oggi. E’ questo un tentativo disperato che salverà solo una parte di loro.

Non hanno capito che passando dal centrosinistra al centrodestra le politiche economiche restano le stesse: dietro l’angolo si profila il federalismo differenziato e con esso il massacro per le città come Potenza. Le alternative al blocco rappresentato dal centrodestra sono politicamente e programmaticamente insufficienti.

Il centrosinistra paga lo scotto di aver creato le condizioni che hanno portato al declino la Città. Se il centrosinistra fosse stato politicamente intelligente avrebbe candidato De Luca. All’opinione pubblica avrebbe potuto dire abbiamo risanato il bilancio comunale. Dato meritevole ma non sufficiente.

Il centrosinistra ha creato le condizioni per la trasformazione della Città, è questo un dato di contesto che scaturisce dalle politiche economiche e finanziarie nazionali, ma non è stato capace di traghettarla al di là del fiume della crisi mettendo in campo un’idea di sviluppo. Ha lasciato la Città con l’acqua alla gola. Le responsabilità maggiori di questo sfacelo sono in capo al leader minimaximo e cioè Roberto Speranza. Bisognerebbe interdirgli la Basilicata e Potenza. Se vuole bene alla Basilicata, a Potenza e alla Sinistra dovrebbe ritirarsi a vita privata.

Le liste di centrosinistra a sostegno di Bianca Andretta sono all’insegna della continuità. Non hanno un’idea di sviluppo e dimenticano che non gestendo più il potere di una volta non hanno di che alimentare le filiere. Non a caso la fuga verso la Lista di Guarente di molti ex PD eletti in consiglio comunale nella passata consiliatura.

Altra possibile lista alternativa al centrodestra a guida Lega è Potenza possibile. Rappresenta i ceti cognitivi potentini, cioè la minoranza borghese progressista convinta di avere una superiorità etica rispetto alle masse. Insomma la versione provincialotta delle Boldrini e dei Fratoianni nazionali.

Resta il M5S. La lista dei 5S avrebbe potuto destrutturare gli equilibri cittadini proponendo un’idea di sviluppo della Città. Rompendo gli equilibri avrebbe potuto innescare un circolo virtuoso mobilitando ciò che di buono c’è in questa Città. Avrebbe potuto fare ciò che il centrosinistra non è riuscito a fare ingabbiato dai rentier delle filiere, che ormai lo hanno abbandonato fuggendo verso il centrodestra a guida Lega.

Purtroppo il M5S ha rifiutato la sfida preferendo optare per la purezza. Si è ripiegato su se stesso incapace di cogliere le istanze che vengono dalla società potentina che non ha nulla a che vedere con gli interessi dei rentier.

Manca, anche in questa competizione, chi rappresenta il Popolo. Alla fine il popolo potentino andrà a votare spinto dalle pressioni dei candidati. Ogni famiglia ha almeno un candidato. Un lontano parente, un cugino di terzo, quarto grado che gli ricorderà la parentela. Il popolano putnzes si ripiegherà su stesso e di fronte al nulla voterà per chi gli è prossimo sperando che quel prossimo gli risolva il problema che lo affligge.

Purtroppo i problemi che affliggono il popolo potentino non sono molto diversi da quelli che affliggono la Società italiana sempre più schiacciata dagli interessi delle elites. I problemi sono i figli disoccupati, una casa che vale meno di quanto è stata pagata, salari con un potere d’acquisto sempre minore, un welfare familiare anch’esso in crisi, purtroppo con la morte dei nonni muoiono anche le pensioni, una pressione fiscale iniqua e sempre più esosa a fronte di servizi sempre più scarsi e di pessima qualità.

La risposta a questo quadro desolante almeno ai potentini la darà Caiata con i suoi supporter: U Putenz è sempre nu squadron. A questa narrazione contribuiranno frustrati intellettualoidi potentini convinti delle sciocchezze che balbettano.

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