SCARCERATO.

Per i delitti orribili di cui si è macchiato avrebbe dovuto terminare il resto dei suoi giorni in carcere, dietro le sbarre, e invece l’ultimo abbuono di 45 giorni ha aperto a Giovanni Brusca le porte della galera: “fine pena” è la formula d’uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia.

A 64 anni l’uomo che ha premuto il telecomando a Capaci facendo saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e che ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo, è tornato libero, con tutte le cautele previste per un criminale e assassino della sua crudeltà e della sua ferocia.
Fu incarcerato in via definitiva nel maggio del 1996 dopo aver commesso numerose stragi e più di 100 omicidi. Divenuto “collaboratore di giustizia”, qualche anno fa, ha ottenuto l’autorizzazione dei giudici del tribunale di sorveglianza di Roma, grazie alla “buona condotta”, di godere permessi premio di qualche giorno. Adesso per lui è arrivato il fine pena grazie ad un ultimo abbuono di 45 giorni di liberazione anticipata, deciso dal tribunale di sorveglianza di Roma e recepito dai giudici di Milano.

Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, capo dello scorta di Giovanni Falcone che fu ucciso nella strage di Capaci, ha così commentato la scarcerazione dell’assassino di suo marito: Se sapessi a chi chiederlo farei una sola domanda. Perché pochi giorni dopo il 23 maggio? Perché le più alte cariche dello Stato sono venute a Palermo a commemorare Giovanni Falcone, mio marito, se poi la scelta già si sapeva che era questa. Sento dire che ha dato un grande contributo, ma vorrei sapere quale perché non è che sappiamo ancora in effetti chi ha voluto la strage di Capaci.
Dovrebbe indignarsi tutta l’Italia e non solo io che ho perso mio marito. Ma non succede. Queste persone vengono solo a commemorare il 23 maggio Falcone e si ricordano di ‘Giovanni e Paolo’. Ma non si indigna nessuno. Quando questi signori prendono queste decisioni, come la scarcerazione di Brusca, non pensano a noi familiari, non pensano alle vittime. Lo Stato non sta dando un grande esempio, abbiamo uno Stato che ha fatto memoria per finta. Mancano le parole. Cosa c’è sotto? A noi la verità non è stata detta e lui è fuori e loro continuano a dire perché ha collaborato… E’ incredibile. O ha detto una verità che a noi non è stata raccontata
“.

La scarcerazione di un ergastolano suscita sempre e comunque le reazioni più critiche sia sul fronte del “fine pena mai” sia su quello opposto del “fine pena” lasciando aperti molti interrogativi: l’ergastolo è una pena peggiore della morte? un uomo che delinque, uccide e commette i delitti più efferati deve marcire in galera per tutto il resto della sua vita? un uomo che si macchia dei delitti più efferati ha il diritto di pentirsi e la possibilità di rialzarsi dopo una caduta? un sistema penitenziario civile dovrebbe fornire questa possibilità? lo Stato può togliere per sempre la libertà ad un uomo? è questa la giustizia che gli Italiani si meritano e che noi vogliamo?

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1 Response

  1. Anna R. ha detto:

    …se mai dovessi sporcarmi di un crimine per il quale è previsto l’ergastolo non avrei alcun dubbio: preferirei la pena di morte!

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