La Sinistra pretende dal premier una dichiarazione di antifascismo.

La politica invece di impegnarsi a risolvere i problemi reali e concreti dei cittadini si perde in discussioni ideologiche sul fascismo e sull’antifascismo, roba dell’altro millennio che non tornerà mai più per quanto di bene o di male possa aver fatto.
La gente chiede stipendi adeguati al caro prezzi, cure mediche e assistenza sanitaria senza attese di mesi e mesi, scuole, tribunali, infrastrutture e trasporti che funzionano, città più sicure e un fisco giusto per cui le tasse non siano a pagarle sempre e soltanto i ‘soliti fessi’!

E invece assistiamo a questo surreale teatrino nel quale si vorrebbe riportare in scena quello che ormai è morto e sepolto per sempre e che non trova più spazio neppure nei presunti nostalgici ormai passati quasi tutti a miglior vita.

Nonostante ciò, una parte pretende attestazioni di ‘anti-fascismo’ e l’altra di ‘anti-comunismo’.

Comunque, a chi può interessare l’argomento, riportiamo qui di seguito il testo integrale del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile che lo scrittore avrebbe dovuto recitare a “Che sarà”, censurato dalla Rai, ma letto ugualmente dalla conduttrice Serena Bortone e riportato anche da Gramellini su La7.

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini.

L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.

Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola, Antifascismo, non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

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3 Responses

  1. Max ha detto:

    Il monologo dell’ovvio che non porta nulla nelle tasche degli italiani, ma neppure nel loro ‘sentire’, che grande buffonata che è tutta questa storia

  2. Bea rm ha detto:

    E la chiamano censura? Me se pure le pietre conoscono il suo monologo!

  3. Ivano ha detto:

    Se il tizio in questione voleva farsi un pò di pubblicità bè diciamo che ci è riuscito meravigliosamente bene: chi è che oggi non conosce il suo monologo?

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