Referendum, la Cassazione dice “Sì”… e noi tutti siamo pronti a dire “NO”!
all’assalto del premier: “Ora che la Corte di Cassazione si è pronunciata Renzi deve smetterla di prendere in giro i cittadini italiani e indicare immediatamente la data in cui si andrà a votare per il referendum costituzionale”. Lo affermano in una nota congiunta i parlamentari M5s di Camera e Senato. “Ogni altro vergognoso tentativo di rimandare il voto alle calende greche, oltre a quelli messi in atto fino ad ora – proseguono – , rappresenterebbe una grave violazione delle regole democratiche e una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i cittadini italiani. Siamo stanchi dei soprusi della casta e dei ladri di democrazia che, con lo stravolgimento dei principi fondamentali sanciti dalla riforma costituzionale voluta dal trio Renzi-Boschi-Verdini e con i loro giochini di palazzo, cercano di erodere il cardine della sovranità popolare. L’esecutivo la smetta con questa condotta antidemocratica altrimenti porremo in essere tutte le iniziative democratiche a nostra disposizione affinché i cittadini possano esprimersi al più presto su un tema così delicato e importante come questo. Abbiamo compreso che Renzi, il quale prima affermava che il referendum si sarebbe svolto il 2 ottobre, vuole far votare gli italiani solo quando avrà in mano sondaggi positivi, ma si è superato ampiamente il limite”.
“In autunno vincerà il ‘NO’ e Renzi andrà a casa – mette in chiaro il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta – andrà in esilio in quel di Rignano con i suoi cari”. Il fronte del “NO” non solo è compatto, ma è anche trasversale. Contro la riforma costituzionale non si è schierato solo il centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia), ma anche il Movimento 5 Stelle e i “ribelli” del Partito democratico. L’obiettivo è comune: votare “NO” per “mandare a casa Renzi e ripristinare la democrazia nel nostro Paese. In base alle disposizioni della Cassazione, il referendum dovrebbe tenersi intorno a metà ottobre. Ad oggi i sondaggi danno il “Sì” in netto svantaggio. Tanto che il premier si è visto costretto a cambiare strategia. Prima delle elezioni amministrative di maggio era tutto un “Se perdo mi dimetto”, “Se non vince il ‘Sì’ lascio la politica” e “Dopo di me il diluvio…”. Poi, la scoppola alle Comunali gli ha fatto aprire gli occhi. Tanto che adesso non è più così convinto di legare il risultato della consultazione popolare al suo futuro in politica.
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