Zingaretti: Sì a Conte-bis, ma fuori Di Maio e ministeri di fascia A ai dem!

di Redazione. Secondo i giornaloni e i tromboni dei talk show le trattative tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per la formazione di una nuova maggioranza sono bloccate sul nome di Giuseppe Conte.

Per i pentastellati, ma soprattutto per Grillo e la Casaleggio Associati, è conditio sine qua non la conferma di Conte a Presidente del Consiglio per formare un nuovo governo con il Partito Democratico, ma sembra che il segretario del PD, Nicola Zingaretti, non voglia saperne, chiedendo “discontinuità” rispetto al passato.

Ma a poche ore dal secondo giro della giostra quirinalizia, il “Travaglio” del segretario dem è lacerante, di quelli che  rischiano di lasciare il segno per tutta la vita. E tra oggi e domani potrebbe produrre – corre d’obbligo il condizionale – un placet del Pd ad un governo “Conte due”. Ma solo a stringenti condizioni, che Zingaretti però aspetta di sentir pronunciare dalla bocca di Luigi Di Maio.

La prima: dentro Conte e fuori Di Maio stesso dal governo, come promesso dagli emissari grillini.

La seconda: ministeri di fascia A, quelli di spesa più significativi, per il Pd. Interno (dove andrebbe Minniti), Esteri (a Gentiloni, se dicesse sì), Economia (Roberto Gualtieri), Sviluppo Economico (Paola De Micheli), Infrastrutture (Delrio), Giustizia (Orlando).

Sarà una richiesta esageratamente spudorata quella avanzata da chi ha perso le ultime elezioni politiche? Sapranno i 5stelle ingoiare questo boccone amaro o preferiranno il secondo forno, quello lasciato aperto da Salvini che invece Di Maio lo vuole a Capo del “governo giallo-verde-bis”?

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1 Response

  1. Luigi Castagnetti ha detto:

    LA LEZIONE DI BERLINGUER. Nel 1976 Berlinguer (che avrebbe preferito Moro) accettó Andreotti, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità.

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