Quel giorno anche Ischia pianse un suo figlio.

di Francesco M. La nave “Marina di Equa”, appartenente alla compagnia Italmare, affondò nel Golfo di Biscaglia, a circa 175 miglia dalla costa spagnola di La Coruña, il pomeriggio del 29 dicembre 1981. Questo tragico incidente ha causato la morte di 30 marinai. Le vittime provenivano da diverse località, tra cui Meta, Piano di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense, Torre del Greco, l’isola di Procida, Ischia e il Cile. Il 25° anniversario della tragedia è stato commemorato a Meta nel 2006, con l’inaugurazione di un monumento dedicato a tutti i caduti in mare. Anche Ischia pianse un suo figlio.
Immaginate la scena:
il cielo grigio e tempestoso, l’oceano in tumulto, e la nave che lotta disperatamente contro le onde. I marinai, uomini coraggiosi e abituati al mare, si trovano di fronte a una situazione oltre il loro controllo. La paura e la disperazione si insinuano nei loro cuori mentre lottano per la sopravvivenza.
Ma nonostante la paura, c’è anche coraggio, determinazione e un profondo senso di fratellanza. Sanno che devono fare tutto il possibile per aiutarsi a vicenda.
Ma la tragedia è inevitabile. La nave affonda, trascinando con sé i suoi marinai. Le famiglie a casa aspettano notizie, sperando contro ogni speranza che i loro cari siano sopravvissuti. Ma le notizie non arriveranno mai. Il dolore e l’angoscia dei parenti si rinnovano giorno dopo giorno.
Ogni anno, il 29 dicembre, le campane suonano in ricordo di quegli uomini. Un tributo a coloro che hanno perso la vita in mare, un promemoria del prezzo che a volte si paga per guadagnarsi da vivere sulle onde.
Questa è la storia della Marina di Equa, una storia di coraggio, sacrificio e perdita. Una storia che non deve mai essere dimenticata.
L’associazione Stella Maris Ischia, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale ricorda l’avvenimento affinché il martirio sul lavoro di un figlio dell’isola non venga dimenticato e si spera che anche le autorità isolane facciano altrettanto.

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