Pratiche sessuali estreme: non sempre sono perversioni. Il caso del bondage.

di Marika Zurzolo. Christian Grey, il protagonista atletico e brillante di “50 sfumature”, più che un esperto di pratiche sessuali estreme, è un personaggio con delle problematiche psicologiche di altro tipo! Ebbene sì, udite udite, colui che ha incollato milioni di donne alle pagine della trilogia è un soggetto che ha difficoltà a stabilire delle sane relazioni affettive e ha bisogno di controllare e sottomettere la partner, sfogando rabbia e frustrazione attraverso la sessualità. Procediamo con ordine! Nella storia viene lasciato intendere che il “signor Grigio” è un cultore delle pratiche BDSM e come tale assoggetta al suo controllo non solo la sessualità ma anche la vita della donna succube.
L’aitante giovane di successo è un manipolatore, un narcisista, utilizza il mezzo della sessualità e il BDSM per controllare e manovrare, non prova emozione ed eccitazione all’infuori delle situazioni erotiche sapientemente pianificate, piacevoli solo perché autogestite. I rapporti sessuali e la pratica BDSM, in questo caso, sono uno strumento e fanno da sfondo “accattivante” al racconto di una storia di dipendenza e sopraffazione. Il pasticcio nasce quando questa concezione va a sorreggere lo stereotipo per cui il BDSM equivale a “uomo padrone – donna schiava”. Cos’è veramente il BDSM? L’acronimo BDSM sta per Bondage e Disciplina (BD), Dominazione e Sottomissione (DS), Sadismo e Masochismo (SM) e racchiude in sé una vasta gamma di pratiche erotiche. Alla base di queste discipline c’è un elemento fondamentale: il consenso reciproco a partecipare a un gioco regolamentato! Lo scenario messo in atto non è all’insegna dell’abuso e del sopruso, ma segue delle precise regole condivise che hanno come obiettivo quello di rendere l’esperienza piacevole e gratificante per entrambi i soggetti. Chi appartiene alla comunità BDSM non si improvvisa “Master” o “Slave”, ma segue delle attente procedure, senza lasciare nulla al caso, per rendere l’esperienza il più sicura possibile abbracciando la regola dell’ SSC (Safe, Sane and Consensual). A partire dalla “safeword”, parola di sicurezza concordata per far terminare l’esperienza o dall’”aftercare”, la cura dopo il rapporto, tutto è prestabilito e concordato. L’accordo tra le parti è, dunque, uno dei punti chiave per definire ciò che è patologico da ciò che non lo è! Nel corso dei secoli la sessualità è stata esposta a continui cambiamenti e revisioni in termini di “normalità/patologia”. Nel 2013, il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) ha impostato una nuova classificazione per quelle che un tempo erano definite più generalmente “perversioni” o “parafilie”. Ad oggi, la distinzione che la “Bibbia degli psi” fornisce è tra le parafilie e i disturbi parafilici: mentre con il termine parafilie si definiscono quegli interessi sessuali “atipici”” vissuti senza disagio, i disturbi parafilici sono parafilie caratterizzate da esclusività che compromette le altre aree di funzionamento della persona e egodistonia (cioè che crea disagio al soggetto) con desiderio di arrecare danni/ferite/morte ad altri e necessità di coinvolgere persone non consenzienti. La parafilia è una condizione necessaria ma non sufficiente per essere affetto da un disturbo parafilico, ma una parafilia non necessariamente comporta un intervento clinico. Nello specifico quindi, non basta l’inusualità a far rientrare una pratica sessuale nella sfera dei disturbi: la trasgressione non è necessariamente patologia! Altro è utilizzare pratiche sessuali “particolari” come unica fonte di eccitazione erotica, avvertendo un senso di disagio che compromette aree estese del comportamento e mette a rischio l’incolumità di altri soggetti non disponibili. Nella pratica clinica, ad esempio, si possono utilizzare prescrizioni di piccole trasgressioni che consentono alla coppia di ravvivare un rapporto sessuale che a volte fatica a rinnovarsi, stimolando aspetti di comunicazione, complicità e intimità che apparivano perduti. Ben vengano le “sfumature” per stuzzicare la fantasia dei lettori o per sdoganare un argomento tabù, ma senza creare inutili confusioni ed etichette fuorvianti! Se da domani vorrete regalare le manette al vostro “lui” o il frustino alla vostra “lei”, sappiate che non siete dei “pervertiti” ma state provando a mettervi in gioco in un modo nuovo! Osate… responsabilmente!

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