Il quarto ‘premier senza voto’.
Ma la vita continua, e come è lecito sperare, ci si augura che sia meglio di ieri! Del resto, all’indomani della sconfitta renziana, non c’è stata la fine del mondo, come i sostenitori del premier dimissionario avevano più volte minacciato: chi prima i soldi ce li aveva continua ad averli e chi no… riprende la sua vita grama fatta di stenti e privazioni. Però qualcosa è accaduto: gli italiani hanno bocciato Renzi e la sua riforma costituzionale, hanno fatto sentire la loro voce e adesso si ritrovano a vivere l’ennesima crisi di governo che si è aperta dopo le dimissioni dell’ennesimo esecutivo nominato da Giorgio Napolitano. A questo punto sono due le strade percorribili dal Presidente della Repubblica, non appena avrà ‘scongelato’ Renzi dall’approvazione della finanziaria: sciogliere le Camere e indire nuove elezioni (una scelta fortemente voluta dai sostenitori del No), oppure ‘nominare’ il quarto ‘premier senza voto’, magari tra le fila del Pd, che continua ad avere la maggioranza in Parlamento. C’è, comunque, da risolvere il nodo della legge elettorale, anche perchè prima o poi si dovrà tornare a votare per eleggere Camera e Senato. La strada più facile da percorrere in questo momento sarebbe quella di un nuovo governo. Il toto premier vede in pole position il ministro dell’economia Padoan, figura che ha l’approvazione della Troika, ma forse considerato come troppo vicino al premier uscente. Un altro dei papabili è il presidente del Senato Pietro Grasso, forte di una lunga carriera come magistrato, di un rapporto solido con il Quirinale e senza dimenticare che al momento della sua elezione ottenne l’appoggio dei Cinque Stelle. Un’altra strada passerebbe per la scelta di una personalità al di sopra delle parti per traghettare l’Italia attraverso le turbolenze dei mercati e verso la scelta di un sistema elettorale. Non bisogna dimenticare, infatti, che al momento ci sono due diverse leggi elettorali in vigore. Per la Camera c’è l’Italicum (che consente alla lista più votata di avere la maggioranza assoluta dei seggi), mentre per il Senato c’è il cosiddetto Consultellum, (ovvero una legge elettorale proporzionale senza premio di maggioranza, ma con soglie di accesso del 2 o del 4%). Mentre l’Italicum consegnerebbe al paese una Camera con un vincitore certo, forte del premio di maggioranza assegnato al primo turno se si raggiunge il 40% o altrimenti con il ballottaggio, il Senato verrebbe eletto con il Consultellum, un proporzionale puro. Al Senato quindi ci sarà un vincitore ma, col quadro politico attuale, difficilmente avrebbe la maggioranza. La dovrebbe costruire facendo alleanze dopo le elezioni. Insomma, un vero caos! Questa l’eredità che il ‘giglio tragico’ ha lasciato al popolo italiano assieme al job act e all’invasione africana! E adesso sotto a chi tocca…
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