Pio La Torre, una vita contro la mafia.

di Salvatore Falzone. Il 30 aprile del ’82, a Palermo, il segretario regionale del PCI, Pio La Torre, veniva ucciso da un commando armato della mafia. Ancora oggi, nonostante siano passati 39 anni dall’eccidio, ci sono troppi misteri da scoprire, tanto da classificare l’omicidio come uno dei tanti e irrisolti “misteri d’Italia” o “misteri siciliani”.

Purtroppo la storia repubblicana ha tanti segreti a cominciare dall’eccidio di Portella della Ginestra, avvenuto il 1 maggio del ’48, che mostrava come il controllo e l’interesse verso la Sicilia di forze che andavano oltre il quadro politico locale e nazionale era alto. A cominciare dalla metà degli anni ‘70 fino al ’92 la Sicilia era al centro di oscure manovre, di patti nascosti, dove tra potere politico, mafia, apparati deviati e interessi americani avevano reso l’isola come il centro di una sotterranea guerra tra “Stato di diritto “ e “Stato di illegalità”.

L’omicidio di Pio La Torre e del suo autista, Rosario Di Salvo, accadeva nel bel mezzo di una tensione internazionale molto alta: l’installazione dei missili nella base americana di Comiso.

L’ onorevole La Torre si era opposto impegnandosi in una campagna di sensibilizzazione che avrebbe portato ad un fronte della pace, trasversale ad ogni classico schieramento politico. Ma era anche l’uomo che aveva affrontato Cosa nostra a viso aperto, senza paura, con impegno. In Parlamento era stato membro della Commissione d’Inchiesta sul fenomeno mafioso mettendo nero
su bianco nomi, fatti e strategie. Era stato l’ideatore di un disegno di legge, che per la prima volta, colmando un vuoto legislativo ancestrale, colpiva gli interessi finanziari ed economici della mafia.

L’azione per l’eliminazione di La Torre era organizzata secondo le classiche regole: raccolta di informazioni sui movimenti e abitudini, sugli spostamenti, sugli impegni e azione di fuoco.

Un’azione efferata, quel giorno del 30 aprile, che lasciava sgomenti. Grande era l’emozione sia a livello regionale che locale. Di lui Enrico Berlinguer aveva detto: “era un uomo che faceva sul serio, per questo lo hanno ucciso”. Da tutti era riconosciuto l’impegno politico di La Torre, un uomo che da sempre era stato a favore dei più deboli per il riscatto della Sicilia.

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