Ho aperto gli occhi…

di Bianca Maria Catanese. Sì, oggi ho aperto per la prima volta gli occhi sul mondo. Fino ad ora ero rimasto ben accucciato, al buio, nel tiepido grembo di mia madre. Ogni tanto sentivo la sua mano tiepida sulla sua pancia e capivo che mi stava carezzando. Ogni tanto la sentivo canticchiare dolcemente e sapevo che mi stava sussurrando una ninna nanna. Quando mi giravo, la sentivo contrarsi e trattenere il fiato. Pensava forse che volessi uscire… ma chi me lo avrebbe fatto fare? si stava così bene là dentro! Ora sono venuto fuori e mi guardo attorno, cerco di sentire i suoni e i rumori che mi circondano. Certo la mia vista non è ancora molto limpida, nè il mio udito mi fa distinguere bene le parole. So solo che sono parole sussurrate, forse per non turbare la mia quiete. Per ora la mia tranquillità è rotta solo quando mi bagno e quando mi sforzo per fare la cacchina, ma so che subito dopo le mani carezzevoli della mamma o del papà verranno in mio soccorso e mi toglieranno dal momentaneo disagio. Anche qui fuori si vive bene! Mi piace stare attaccato al seno della mamma a succhiare il latte che mi riempie il pancino, oppure quando mi tiene tra le braccia e mi batte sulla spalla per farmi fare il ruttino, oppure quando mi culla accennando a motivetti che mi fanno assopire dolcemente. Proprio non è male questo mondo! Quel mondo però non è durato! Ora sento mamma e papà che parlano concitatamente, parlano di debiti, di mutuo da pagare, di licenziamenti. Ma che cosa sono i debiti, il mutuo, il licenziamento? Perchè sono così nervosi? Perchè la mamma ha gli occhi rossi come se avesse pianto? Forse le è venuto quel mal di pancia che ho avuto ieri io e che mi ha fatto urlare per tanto tempo, mentre lei mi massaggiava il pancino? Ora potrei massaggiarglielo io il suo pancino, così il dolore le passerebbe presto! Anche questo mondo non è durato a lungo! Ora ho capito che il mutuo da pagare, i debiti, il licenziamento, lo sfratto vogliono dire fare tanti sacrifici, rinunciare a tante cose, anche alla stanzetta che con tanto amore i miei genitori mi avevano fatto trovare. Ma loro non si lamentano per loro stessi, loro si disperano per me, perchè non possono più darmi la vita che mi avevano promesso. Io non so come fare per consolarli. Certo questa nuova casa è più piccola, è più fredda d’inverno e più calda d’estate, i giocattoli sono rimasti quelli che avevo quando ero più piccolo e non sono sistemati in una cameretta, ma ammucchiati in un angolo. Ora papà resta a casa con me perchè non ha più il lavoro, mentre la mamma esce ogni mattina. Le sue mani non sono più morbide come prima, ora sono diventate ruvide per l’uso dei detersivi. Quando chiedo a papà, che rimane a casa con me, di giocare, lui mi accarezza i capelli e dice con un triste sorriso: “Dopo, dopo giocheremo, figlio mio!”. Il fatto è che lui ora cerca di rigovernare la casa, ma non è bravo come la mamma e si dispera, perchè vorrebbe aiutarla meglio. Anche questo mondo non è durato a lungo! Anche la mamma non trova più lavoro, la gente non la chiama più per fare i lavori più duri… anche quelle persone debbono risparmiare. Non ci sono soldi per pagare l’affitto, non c’è niente da mettere in pentola. Meno male che ci è rimasta l’automobile. In effetti papà avrebbe voluto venderla, per racimolare qualche soldino, ma era troppo vecchia e nessuno l’ha voluto comprare! Meno male! Perchè questa ora è la nostra casa! Papà l’ha posteggiata in periferia, vicino ad una fontanella che ci dà l’acqua per bere e per lavarci. Mamma e papà ogni giorno mi portano in un posto dove distribuiscono il cibo e così possiamo sfamarci. I vestiti ce li regala qualche persona di buon cuore oppure li andiamo a cercare nei cassonetti dove la gente mette le cose che non servono più. La mamma ha detto che non posso andare nemmeno all’asilo con gli altri bambini perchè la mensa si paga! Loro ora cominciano a litigare, nei loro occhi non c’è più amore e comprensione. Ora vi leggo tutta la rabbia che hanno verso il mondo e che trova sfogo in litigi tra di loro. “Questa – mi dicono sempre – non è la vita che avevamo immaginato per te!” Ne sono certo anch’io! Ma io la lezione la sto imparando fin da ora! Io non vorrò una famiglia tutta mia. Nè vorrò mettere al mondo povere creature che saranno costrette a chiedere l’elemosina. Nessuno dovrà piangere sulle mie sconfitte che poi sono le sconfitte di tutta la società cosiddetta civile!

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