Basilicata e ‘campo largo’, una sconfitta annunciata.

di Gerardo Lisco. Che il centrodestra vincesse era nell’aria: Il centrosinistra, nonostante la bravura del candidato del centro-sinistra Marrese e l’ottimo lavoro fatto dal laicato cattolico rappresentato dalla Lista Basilicata Casa Comune guidata da Angelo Chiorazzo non sono stati sufficienti per bloccare la riconferma del centro destra alla guida della regione.

Le cause della sconfitta sono più di una con responsabilità politiche fin troppo chiare.

Il M5s ha le responsabilità maggiori. Il risultato elettorale delle ultime elezioni politiche ha convinto il gruppo dirigente del M5s di potere egemonizzare la coalizione nella speranza di imporre un proprio candidato. In questa operazione è stato favorito da Sinistra Italiana, Basilicata Possibile, + Europa, Socialisti e Verdi; liste queste che messe assieme hanno superato di poco il 5% prendendo un solo punto percentuale in più rispetto alle precedenti elezioni regionali. Il M5S rispetto alle elezioni regionali del 2019 è passato dal 20% a meno dell’8%, rispetto al risultato delle ultime politiche quando ha preso il 25% il calo è stato ancora più vistoso.

Un tale dato dimostra fondamentalmente: l’inconsistenza del gruppo dirigente del M5S lucano, l’essere slegato dal territorio e dai problemi della società lucana, la mancanza  di cultura politica , l’essere  privi una visione di regione e non essere capaci di andare oltre i veti come prova tutta la vicenda delle elezioni regionali. Con meno dell’8% aver eletto due consiglieri regionali è solo grazie ad un sistema elettorale frutto di menti contorte. Se il M5S non fosse l’accozzaglia a tutti ormai nota le dimissioni del coordinatore regionale e delle due coordinatrici provinciali sarebbe un atto dovuto.

Il PD sostanzialmente con quasi il 14% è sopravvissuto a se stesso restando una forza politica. La novità dalla quale ripartire  è la lista Basilicata Casa Comune. Dai dati risulta evidente che una coalizione cha va dal M5S al PD fermandosi sul confine rappresentato da Azione non è competitiva con il centrodestra. In Basilicata se non ci fosse stato il veto del M5S rispetto all’intesa con Azione le elezioni potevano essere vinte.

A parte le responsabilità politiche bisogna ragionare sui cambiamenti che stanno interessando la società lucana da diversi anni. Segno della trasformazione in corso è l’astensione che supera il 50% degli aventi diritti al voto. Gli aventi diritto al voto sono 567.000 di questi solo 457.000 sono elettori residenti per cui facendo le dovute differenze degli aventi diritto al voto residenti 175.000 non hanno votato, 110.000 non votanti sono non residenti iscritti negli liste elettorali.

Dai dati si evince che l’astensione è stata rispetto ai residenti del 38% e la partecipazione al voto del 62%. Il dato del 38% di astenuti residenti è da attribuire prevalentemente ad elettori anziani. I giovani tra i 18 e i 24 anni  sono all’incirca 38.000 rispetto ai 174.000 residenti che vanno dai 64 anni in su. Da quanto riportato si evince che  il fenomeno dell’astensione va letto in modo diverso rispetto a nulla narrazione in voga.

Coloro che sono emigrati continuano ad avere parenti in Basilicata:  genitori, nonni ecc. e non da escludere che siano proprio costoro che, pur residenti, si astengano dal partecipare al voto perchè privi di sufficienti motivazioni.

Non è nemmeno improbabile che molti di costoro siano anche essi in attesa di emigrare e se non lo hanno ancora fatto  è solo perché aspettano magari di andare in pensione o di vendere ciò che hanno per poi trasferirsi a loro volta.

Le cause dell’emigrazione sono diverse e toccano diversi aspetti. L’emigrazione dei nostri giorni è diversa da quella del secolo scorso e del secolo ancora precedente. Allora si emigrava per fame, oggi si emigra perché la narrazione dominante incentiva la mobilità, la precarietà, la ricerca dell’affermazione individuale al di fuori dei confini tradizionali rappresentati dalla propria città e regione.

Il capitalismo neoliberale esaltando l’individualità asseconda il fenomeno migratorio spingendo, in particolare i giovani verso nuove mete presentate come più allettanti. Il superamento dei “confini” porta a nuove forme di socializzazione e nel contempo al disinteresse verso la comunità di origine con effetti anche su coloro che restano.

La differenza di 110.000 aventi diritto al voto rispetto ai residenti è un dato enorme, è il 20% del corpo elettorale e bisogna ipotizzare che la maggior parte di costoro non appartengono solo a persone emigrate da decenni, una parte sono giovani che usciti dalla regione per motivi di studio e di lavoro non sono più rientrati.

L’impoverimento demografico favorisce la conservazione delle posizioni di rendita da parte di chi resta. Coloro che restano sono fondamentalmente soddisfatti da come vanno le cose. Sono soddisfatti coloro che gestiscono posizioni dominanti e sono soddisfatti coloro che preferiscono il bonus acqua , gas ecc. Rispetto ad una prospettiva che richiama alla responsabilità della scelta. Il confronto politico e culturale come si è visto in questi anni si è sempre di più impoverito, per cui una proposta politica innovativa corre il rischio di non essere nemmeno conpresa.

La soluzione a livello individuale da parte di molti lucani si sposa con il “familismo amorale” descritto da Banfield presentandosi  come l’altra faccia dell’ideologia neoliberale fortemente individualista. Il combinato disposto tra un fattore di tipo antropologico ed uno di tipo ideologico, con entrambi che pongono al centro l’Individuo, si traduce in un sostanziale immobilismo da parte del sistema politico regionale dovuto alla mancanza di quella mobilità sociale che solo la presenza di massa critica è in grado di determinare.

Essendo questo il quadro sociale ed economico le stesse proposte politiche finiscono con l’adeguarsi al mercato elettorale il quale chiede la conservazione del sistema. In conclusione da dove partire per incidere invertendo la rotta su un sistema economico e sociale in decomposizione proprio a causa della mentalità conservatrice che attraversa l’intera società lucana? Il punto di partenza non può che essere la lista civica rappresentata da Basilicata Casa Comune.

Le ragioni sono più di una.

Basilicata Casa Comune è un civismo portatore di una cultura politica che ha nella solidarietà e nel senso dell’appartenenza alla comunità i punti di forza. Essendo un movimento politico nato da un percorso iniziato tre anni fa è ormai consolidato ed è presente sul territorio. Sia durante la sua formazione che in campagna elettorale ha saputo suscitare il giusto entusiasmo. Gli aderenti al movimento sono visi nuovi e freschi. Il movimento ha capacità coalizionale e soprattutto è in grado di dialogare con la società lucana.

Basilicata Casa Comune è l’unico soggetto politico in grado di risvegliare le coscienze. Come ha detto su Avvenire del 23 aprile n.d.r. Angelo Chiorazzo “il lavoro, visto il risultato inizia adesso”. Bisogna anche evidenziare che il progetto “Casa Comune” sta andando oltre i confini lucani ponendo la questione del’imoegno dei cattolici in politica. Rispetto a questo dato la teologia di Papa Francesco I, il gesuita Bergoglio che sceglie di chiamarsi come “il poverello di Assisi” riscoprendo e rilancio la “Scolastica francescana” è già di per sè un atto di una forza unica.

E’ possibile affermare senza correre il rischio di sbagliare che oggi è l’unico pensiero forte capace di essere diga rispetto ad un sistema di relazioni fortemente individualista, addirittura nichilista che si limita al qui ed oggi eliminando l’idea stessa di prospettiva e quindi di costruzione del futuro. La sconfitta è stata bruciante ma con il crollo del M5S e della Lega sono segnali che indicano la fine della demagogia e quindi della irresponsabilità.

Gerardo Lisco

Capo Unità Org.Amm. presso Ferrovie Appulo Lucane Ha studiato Giurisprudenza presso Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e Sociologia presso l’Università di Salerno

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