L’impunito gaffeur.
Il talento di Berlusconi per l’inopportuno è proverbiale. Riuscirebbe a elogiare il brasato al barolo durante una cena di vegani. Come sempre, ma forse meno di un tempo, l’opinione pubblica si dividerà. Qualcuno ne loderà la freschezza sbadata, la volontà deliberata di calpestare le regole della convenienza e della buona educazione. Qualcun altro, per le stesse ragioni, si indignerà, rimarcando che certe spiritosaggini sulla mafia arrivano da chi ospitava in casa un mafioso come stalliere. Lo sfibrante bipolarismo etico ed estetico della Seconda Repubblica. Ma ora che si entra nella Terza rinculando fino alla Prima, la barzelletta dell’impunito gaffeur consente di comprendere meglio il senso di sollievo con cui è stato accolto l’incedere democristiano di Mattarella. Il garbo e il tatto, persino quando sconfinano nell’ipocrisia, restano una difesa straordinaria contro lo sdoganamento del cattivo gusto e la volgarità degli uomini. Di certi, in particolare.
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