Giustizia: accordo in Cdm sulla Riforma Cartabia!

No riforme, No party. Ovvero senza le riforme che Bruxelles ci chiede di attuare l’Europa non ci concederà i 200 e passa miliardi di euro del Recovery.

Ed una di queste riforme riguarda proprio la giustizia italiana, sulla quale si sono scatenate le polemiche all’interno della maggioranza di governo, ed in merito alla quale l’Europa chiede all’Italia una giustizia più celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, ma allo stesso tempo una giustizia in grado di garantire che nessun processo vada in prescrizione.

E così, dopo che qualcuno aveva paventato un governo di militari qualora quello attualmente in carica fosse caduto proprio sulla riforma della giustizia, ecco che arriva immediato l’ok di tutte le forze politiche che sostengono l’esecutivo di Mario Draghi.

Via libera, dunque, del Consiglio dei ministri, anche dal M5s, alla proposta di mediazione sulla riforma del processo penale: tempi più lunghi, fino a sei anni in appello, per i processi per delitti con aggravante mafiosa, nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. E’ la mediazione passata in Consiglio dei ministri. La proposta, frutto di una mediazione del Pd con il ministro Orlando, avrebbe assorbito i dubbi del M5s sull’improcedibilità per l’articolo 416 bis.1 del codice penale, sull’aggravante mafiosa. Una deroga esplicita per quei reati ci sarebbe nella fase transitoria, con la possibilità di termini fino a 5 anni a regime.

Insomma, i processi infiniti restano: ma solo per i reati più gravi, individuati con una lista frutto di mediazioni estenuanti, e destinata sicuramente a venire modificata in futuro. Per gli altri processi, ovvero per la stragrande maggioranza dei casi che riempiono le statistiche della giustizia italiana, resta – entrando in campo gradualmente, e andando a pieno regime nel 2024 – il criterio base della riforma che Marta Cartabia aveva portato due settimane fa in consiglio dei ministri: due anni per il processo in appello, un altro per quello in Cassazione. Poi tutto diventa improcedibile. Basta con i cittadini trasformati in imputati a vita.

Al netto delle polemiche, si conferma che la prescrizione si sospende dopo la sentenza di primo grado, si conferma anche che se il processo d’appello non termina entro due anni scatta la improcedibilità; si conferma che nei casi complessi il giudice può allungare di un anno i termini, ma poi si aggiunge che «ulteriori proroghe possono essere disposte» per una serie di reati: nel testo originale non c’è un numero massimo di proroghe, di fatto la durata dei processi «allungabili» rischia di essere infinita.

Ma lo scontro non è finito. Perché dopo la riforma Cartabia, vengono al pettine gli altri nodi della Giustizia: dalla riforma del Csm alla separazione della carriere.

Matteo Salvini è uscito abbastanza soddisfatto dallo scontro di ieri: “Soddisfazione per la riforma della Giustizia: come chiesto dalla Lega, non rischieranno di andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale. E ora avanti tutta con i referendum che completeranno il profondo cambiamento chiesto dai cittadini” e annuncia che ora “i referendum della Lega e del Partito radicale diventano ancora più importanti”.

E i referendum si faranno di sicuro: alle 350mila firme già raccolte ieri si aggiunge il voto di cinque consigli regionali, raggiunto ieri col sì della Sicilia. Il quorum sufficiente per mandare gli italiani alle urne.

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