Def-Renzi: la più grande ‘supposta’ della storia della Repubblica!?

Habemus Def. La manovra 2015 lievita ancora, attestandosi a 36 miliardi di euro, salvo correzioni. 18 miliardi di tagli alle tasse e 15 di spending review. “La più grande riduzione delle tasse della storia della Repubblica”, ha commentato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi in conferenza stampa, dove davanti a microfoni e telecamere da il meglio di sè! Una cifra ben superiore a quelle annunciate finora dallo stesso Matteo Renzi e che servirà, almeno nelle intenzioni del governo, a riattivare l’economia. Niente nuove tasse quindi, ma anzi riduzione, drastica, della pressione fiscale per 18 miliardi, attraverso Irap, Irpef, detrazioni per le famiglie e decontribuzioni per le imprese. Ma ai più attenti economisti, la manovra Renzi è soltanto “chiacchiere e slide”: un salto mortale senza rete! Una manovra in deficit che apparentemente taglia le tasse, ma che poi demanda il reperimento dei soldi necessari ad una fantomatica
spending review, alle clausole di salvaguardia (aumento Iva e accise carburanti) per restare sotto il 3% e all’imposizione fiscale degli enti locali (Imu-Tasi-Tari)Comunque ecco le “slide” del premier:
BONUS 80 EURO DIVENTA DETRAZIONE. Gli ’80 euro’ diventano stabili (servono ancora 7 miliardi di coperture) ma ‘cambiano pelle’, diventando una detrazione, non più un bonus aggiuntivo (quindi una minore entrata, non una maggiore uscita in linea con la Ue). Non cambia invece la platea dei beneficiari: fuori i pensionati e i lavoratori con una busta paga da 1.500 euro. 
A FAMIGLIE SCONTI PER 500 MLN. Per sostenere le famiglie con figli arriva un sostegno fino al terzo anno di età. Per i nuclei numerosi in arrivo anche l’esenzione dei ticket, con la riforma che sarà pronta entro fine anno. 
ECOBONUS E RISTRUTTURAZIONI. Confermati per il 2015 gli sgravi per le ristrutturazioni edilizie (al 50%) e il cosiddetto ecobonus (al 65%) per gli interventi di efficienza energetica. 
PER RICERCA E SVILUPPO APPENA 500 MLN. In arrivo risorse per mezzo miliardo per il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo (per le imprese possibilE anche il ‘patent box’, cioè un meccanismo di sostegno ai brevetti, con agevolazioni sui guadagni). 
GIÙ IRAP PER 6,5 MLD: in arrivo un nuovo, sostanzioso, intervento sull’Irap, da cui sarà eliminata la componente lavoro (per 6,5 miliardi), che si aggiunge al taglio del 10% già operato nel 2014. 
CAMBIA FISCO FORFAIT PER I MINIMI. Possibile che per sostenere anche le aziende individuali, venga anticipata nella legge di stabilità parte del decreto sul riordino del regime dei minimi, previsto nella delega fiscale. Addio quindi al fisco forfait o al cosiddetto forfettone. La novità che introduce grandi semplificazioni di adempimenti, non prevederebbe più limiti d’età.
ZERO CONTRIBUTI NEOASSUNTI. Le imprese che assumono potranno godere anche dello sgravio sui contributi a loro carico, azzerati per tre anni sui neoassunti.
1,5 MLD PER NUOVO SUSSIDIO UNIVERSALE. Per sostenere i nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act il governo stanzia 1,5 miliardi aggiuntivi.
PER I COMUNI SPAZIO INVESTIMENTI PER 1 MLD. La manovra dovrebbe contenere anche un miliardo per allentare il patto di Stabilità interno. I Comuni chiedono però che venga rinviato anche per loro l’obbligo del pareggio di bilancio al 2017. Possibile anche un piano per la dismissione e valorizzazione degli immobili pubblici, non solo per ridurre il debito ma anche per finanziare nuovi investimenti. 
1 MLD PER I PRECARI. Nel menù della legge di stabilità anche 1 miliardo per la stabilizzazione dei precari. Il comparto darà molto in cambio, in chiave di spending review (sicuri 140 milioni che arriveranno dalla riforma delle commissioni per gli esami di maturità (composte solo da insegnanti interni). 
1 MLD PER LA SICUREZZA. Dovrebbe arrivare anche lo sblocco di scatti e progressioni di carriera per il comparto sicurezza. 
TFR IN BUSTA PAGA. La misura per rendere disponibile direttamente in busta paga il trattamento di fine rapporto sarà introdotta con la legge di stabilità, e ha ricevuto anche l’ok delle banche. Esclusi lavoratori pubblici, lavoratori domestici e quelli del settore agricolo. L’anticipo del Tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriva a 569 euro l’anno.  
AGGRAVIO PER FONDI PENSIONE. Le Casse previdenziali private dei professionisti si dicono pronte a investire parte del loro monte risparmio in un fondo da 5 mld a sostegno delle Pmi e dell’economia reale. In cambio nella legge fiscale si vedrebbero alleggerire il prelievo fiscale dall’attuale 20 al 12,5%, armonizzato a quello del secondo pilastro, i fondi pensioni, che invece vedrebbero un aggravio: passa dall’11 al 20% la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione ‘dal periodo d’imposta 2015’. Sui redditi derivanti dalle rivalutazioni dei fondi per il trattamento di fine rapporto la tassazione passa dall’11 al 17%.
CAMBIANO I CONTROLLI FISCALI. Cambiano verso i controlli fiscali, con l’obiettivo di aiutare il contribuente all’auto-correzione e concentrare il contrasto su frodi e contribuenti meno collaborativi. Di fatto l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione nuovi flussi di dati per aiutare il contribuente ad assolvere correttamente “a monte” i suoi obblighi fiscali e consentirgli, eventualmente, una volta presentata la dichiarazione, anche di correggere in autonomia la propria posizione. 
ARRIVA RAVVEDIMENTO LUNGHISSIMO. Il ravvedimento operoso, che attualmente prevede la riduzione delle sanzioni a 1/8 del minimo solo entro un anno, allarga le sue porte fino a coprire i termini dell’accertamento con sanzioni minime via via rimodulate in funzione dei tempi con cui il cittadino sana l’errore. Sanzioni ancora più ridotte se la regolarizzazione, anche sui versamenti, avviene entro 90 giorni. 
IVA, ARRIVANO SEMPLIFICAZIONI ADEMPIMENTI. Dal 2016 viene cancellato l’obbligo della dichiarazione unificata e viene fissato a febbraio il termine per presentare la dichiarazione Iva. Archiviata anche la comunicazione dati Iva: una semplificazione che consentirà di tagliare, ogni anno, circa 3.300.000 comunicazioni.
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LA PIU’ GRANDE SUPPOSTA DELLA STORIA DELLA REPUBBLICA. I denari, il mucchio di euro, necessari al Def-Renzi sono legati a doppia mandata alla spending review di Carlo Cottarelli, che metteva in conto per l’anno venturo circa 18 miliardi di risparmi legati alla revisione della spesa. Poi sappiamo tutti com’è andata: Cottarelli è stato rispedito al Fondo monetario e quasi tutti i suoi progetti sono rimasti nel cassetto. 
E’ nata cosi la storiella dei “tagli semi-lineari”, poi siamo passati alla richiesta di “tagliare il 3%” ai ministeri, e infine siamo approdati ad una sorta di “si farà quel che si può” ridimensionando notevolmente gli obiettivi sino ad un minino “sindacale” di 5 miliardi. Che poi però sono saliti a 8, quindi a 10 ed ora ad almeno 13,3 miliardi. Che sommati ad un po’ di tasse in più (sulle slot), ad una quota di recupero dell’evasione (!?) e a 11,5 miliardi di maggior debito consentono al governo di mettere assieme quei 36 miliardi che permetteranno di tagliare l’Irap alle imprese, finanziare il jobs act e la conferma del bonus da 80 euro ai soliti beneficiari. 
Ma resta lo scoglio della spending, su cui si sono naufragate le finanziarie di tanti governi: è particolarmente difficile ottenere in così poco tempo, ovvero nel 2015, un intervento di una portata così grande. Il governo vuole provarci e ci auguriamo tutti che riesca nel proprio intento e che riesca a tagliare la spesa più improduttiva sia quest’anno e ancor di più nei prossimi anni. Anche perché il Def contiene al suo interno quella che potremmo chiamare una “bella supposta” per i “soliti noti” che gli addetti ai lavori chiamano “clausola di salvaguardia”!
La più grande “supposta” della storia della Repubblica: aumenti automatici dell’Iva e delle altre imposte indirette per 12,4 miliardi di euro nel 2016, 17,8 nel 2017 e ben 21,4 nel 2018 nel caso non venissero rispettati gli obiettivi di medio termine. Per il momento incrociamo le dita e procuriamoci quantità industriali di “vasellina” perchè se i conti del governo sono sbagliati saranno dolori!  
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SCOPPIA LA RIVOLTA DELLE REGIONI: ADESSO DOBBIAMO ALZARE LE TASSE! “La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”. Così il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino. “Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità”. 
C’è un tema di affidabilità istituzionale che si pone: con questa misura vengono meno due patti e quindi, da parte del Governo, non si è affidabili. E’ come fare spesa con i soldi degli altri, è un problema di rapporti istituzionali e siamo pronti ad aprire un confronto con il governo”, gli fa da eco Stefano Caldoro, vicepresidente della conferenza delle Regioni e presidente della Campania. 
E ben presto al coro di protesta delle Regioni si sommerà quello dei Comuni, delle Province, mai abolite, e dei Ministeri. Qualche lamentela potrebbe arrivare persino dai “grandi evasori” dai quali Renzi si aspetta il ritorno di 3,8 miliardi. Ma sapendo come vanno certe cose in Italia, questo è un verso che sarà difficile da cambiare. Evasori ed elusori del fisco, quindi, possono continuare ad evadere tranquilli e indisturbati. A pagare per loro ci sono e ci saranno sempre i “soliti noti”!

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LA FREGATURA DI MATTEO RENZI SULLE TASSE: ATTENTI AL LUPO! di Franco Bechis. Attenti al lupo tassatore, perché perde il pelo e non il vizio. Matteo Renzi sostiene di avere varato con la legge di stabilità 2015 la più grande riduzione delle tasse mai esistita. E’ così? No. Con quella legge per tutti gli italiani che guadagnano più di 1.500 euro netti al mese ci saranno più tasse. Per chi è sotto quella cifra è stato ridato il bonus da 80 euro. Ma almeno 20-30 al mese saranno ripresi rispetto al 2014 dall’aumento delle tasse locali. Quindi il domani sarà peggio dell’oggi anche per loro. Il governo ha infatti tagliato 6 miliardi di trasferimenti agli enti locali (mentre si è rivelato un bluff il taglio delle auto blu, come si è visto ieri sera dalle decine di ministri arrivati con tanto di auto blu e scorta al seguito). Questi dicono di doverli compensare con nuove tasse. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, conferma: “possono farlo. E se lo fanno è un bene”. A Renzi è venuto un coccolone sentendolo, e ha provato a scherzarci su: “E’ una provocazione, sono certo che il mio amico Sergio Chiamparino, presidente delle Regioni, troverà il modo di non mettere tasse”. Mentre lui parlava Chiamparino già rispondeva: “Mi spiace, non abbiamo altra via. Metteremo nuove tasse”. E la fregatura è data. Tanto più che in manovra ci sono altre tasse che riguardano molti contribuenti: quelle sul risparmio, che colpiscono anche i fondi pensione obbligatori…

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QUI SI CAMBIA VERSO PERCHE’ NON CAMBI NULLA. di Massimo Gramellini. Un gufetto amanuense ha infilato nelle pieghe della Renzi Detax alcune mance niente male. Duecentocinquanta milioni per i padroncini dei camion, cento per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermocentoquaranta per un vecchio classico, i forestali calabresi: più numerosi lì che in tutto il Canada. Si tratta di mazzette di Stato, atte a scongiurare le code natalizie di cotechini scaduti al passo del Brennero, gli assembramenti di masanielli nelle piazze del Sud e il consueto crepitio di fuocherelli estivi lungo i boschi della Sila. Ma non si era cambiato verso, come da annuncio? Si sarebbe tanto voluto, ecco. Ma la carne è debole e la fantasia immensa. Le regalie non sono state accolte nella Legge di Stabilità vera e propria, ma in apposite micronorme che le saltellano intorno tutte festanti. Micronorme, nome delizioso: fa pensare a un ninnolo, a un omaggio, a una carineria. «Amico forestale, gradirebbe una micronorma? Su, la prenda, per farci giocare un po’ i bambini. Microscatterà dal 2017, anche se avevo appena annunciato che avremmo accorpato i forestali ai poliziotti: era una microbattuta. In compenso ho confezionato un macroscherzo alle Regioni, confidando sull’appoggio dei cittadini, che le considerano a ragione un crocevia di camarille e ruberie. Pensi come sono furbo: ho ridotto le tasse statali con i soldi destinati ai governatori locali, che così saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef, facendosi odiare ancora di più. Ma lei stia sereno e si goda la sua micronorma: qui si cambia verso perché nulla cambi».

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4 MILIARDI DI TAGLI ALLA SANITA’. di M5S. Renzi infila nella manovra la porcata della clausola taglia-sanità! Il Presidente del Consiglio, se ha coraggio, vada in tv a dire la verità agli italiani, quella verità che ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi ha nascosto: cioè che la sua Legge di Stabilità scarica sulle spalle delle Regioni 4 miliardi di tagli e che questi si tradurranno in tagli alla Sanità, cioè sulla carne viva dei cittadini. La bozza presentata ieri in pompa magna dal premier nasconde una vera e propria trappola per le Regioni, la cosiddetta clausola ‘taglia-sanità’: se entro il 31 gennaio 2015 i governatori non troveranno un accordo per ripartire i 4 miliardi di spending review a loro carico, il governo potrà intervenire ‘considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale’. Un vero e proprio ricatto, una porcata che lascia al governo la libertà di mettere mano anche ai fondi che normalmente sono previsti per la sanità e che rischia di mandare in tilt un Sistema sanitario nazionale già ridotto al collasso. Questo governo ci sta truffando, spacciando per buona una manovra irresponsabile che in realtà ammazza uno dei comparti più delicati del Paese e viola palesemente il Patto della Salute che lo stesso governo aveva firmato ad agosto con le Regioni. Il Patto stanziava 112 miliardi per il 2015 e 115 per il 2016, ma ora questi soldi rischiano di sfumare via. E tutto questo perchè? Perchè Renzi ha usato la Legge di Stabilità per poter dire di non aver sforato i margini del 3% imposti dall’Europa, anche se in realtà le coperture non ci sono, e accreditarsi così agli occhi della Merkel, facendo pagare però un conto salatissimo ai cittadini. Un’azione inaccettabile, che ancora una volta ci fa vergognare di averlo come Presidente del Consiglio.

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