Casa di proprietà, nonostante tutto gli italiani ci credono ancora!

Nonostante la crisi economica, la precarietà del lavoro e i salari più bassi d’Europa, gli italiani restano sempre un popolo di proprietari di case che continua a credere nel mattone come investimento principe. Per cui, anche se la difficile congiuntura economica, la chiusura del mercato del credito e i prezzi non ancora allineati alla differente situazione del mercato remano contro, si può tranquillamente sostenere che la voglia di casa, c’è, e forse non se ne è mai andata, ma la paura ha frenato e continua a frenare la volontà d’acquisto.
Pertanto, nonostante l’incertezza economica legata alla crisi e l’alta tassazione che hanno spinto al minimo storico la percentuale di coloro che nell’anno in corso hanno deciso di acquistare un immobile, comprare casa rimane di gran lunga l’investimento più soddisfacente. A dirlo è una recente indagine del Centro Einaudi sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani. La crisi economica ha fatto lievitare lo stock immobiliare invenduto, ma gli italiani che hanno bisogno di liquidità preferiscono mettere sul mercato le seconde e terze case. L’abitazione principale e il mattone come investimento sono target di riferimento molto richiesti dai risparmiatori, soprattutto rispetto alle altre forme di impiego. Secondo l’indagine, infatti, il 5,4% dei risparmiatori intervistati dichiara di aver acquistato una casa per investimento negli ultimi 12 mesi per viverci (contro il 5,3% dell’anno precedente), lo 0,8% ha comprato una seconda casa (rispetto all’1%), lo 0,6% un’abitazione per i figli (contro l’1,1%), lo 0,8% lo ha fatto per investimento per integrare il reddito (contro l’1,1%) Sebbene l’agenzia delle entrate abbia registrato un aumento delle compravendite nel primo trimestre del 2014 e si prevede una lieve ripresa entro fine anno, la fine del tunnel è ancora lontana. Sicuramente lontani si è dal volume delle transazioni registrate negli anni del boom, che è irrealistico pensare possano tornare. A ingessare il mercato è sicuramente il ritardo con cui i prezzi si sono allineati alla riduzione delle compravendite. E se dall’inizio della crisi le transazioni si sono quasi dimezzate, i prezzi sono scesi del 16%. Proprio per questa ragione si prevede un ulteriore discesa dei valori per l’anno in corso e per il prossimo, anche se a livelli più contenuti che in passato.

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