Buoni pasto in Smart Working? Ponzio Pilato, rispetto al Ministro Dadone, era un dilettante!
di Claudia Ratti, Segretario Generale Confintesa FP. Il Dipartimento della Funzione Pubblica risponde ad unʼAgenzia non meglio individuata (che evidentemente chiedeva un parere sul riconoscimento dei buoni pasto ai dipendenti in smart working) e scrive testualmente:
“In mancanza di un consolidato indirizzo giurisprudenziale (…) si ritiene di confermare lʼorientamento già espresso in precedenza, considerando coerente allʼattuale dettato normativo che ciascuna amministrazione, nell’ambito della propria autonomia organizzativa e gestionale del lavoro, assuma le decisioni più opportune in relazione allʼattivazione o meno dei buoni pasti sostitutivi, alle modalità di erogazione degli stessi, nonché allʼattivazione di adeguate misure volte a garantire la verifica di tutte le condizioni e dei presupposti che ne legittimano lʼattribuzione ai lavoratori”.
In altri termini il Dipartimento della Funzione Pubblica, invece di fare lʼunica cosa che dovrebbe, ovvero dare una precisa direttiva allʼARAN per avviare le trattative su un accordo che disciplina lo smart working in ogni aspetto, compreso il riconoscimento dei buoni pasto, rimanda alle Amministrazioni il potere di decidere precisando peraltro … “in mancanza di un consolidato indirizzo giurisprudenziale”.
La domanda sorge spontanea: perché per affermare un diritto i lavoratori devono sempre adire un tribunale e non percorrere la strada più semplice (forse troppo?) di un accordo sindacale?
Vogliamo ancora una volta precisare che Confintesa FP sa che i lavoratori pubblici hanno messo a piena disposizione della comunità sia i propri beni (PC, utenze telefoniche, internet, ecc..) che il proprio tempo spesso ben al di là di quello che prevede lʼorario di lavoro, pur nella “comodità” delle mura domestiche.
Non a caso Confintesa FP, pur consapevole che il mancato riconoscimento dei buoni pasto rappresenta una perdita sul salario accessorio ai lavoratori in smart working, ha chiesto di riconoscere ai lavoratori non i buoni pasto ma un “rimborso forfettario” per le spese che si sostengono lavorando da remoto.
Confintesa FP, pur consapevole dellʼinutilità, ci ritenta e riscrive al Ministro Dadone ritenendo che Ponzio Pilato, al confronto, era un dilettante e confermando lʼinopportunità della proclamazione di uno sciopero in un momento in cui si deve essere uniti e solidali per superare lʼemergenza sanitaria.
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