Sì del Senato al taglio dei parlamentari. Se passa anche alla Camera, 345 poltrone in meno e… ‘election day 2020’ con referendum e politiche?

di Redazione. La storiella sembra proprio essere tale e quale a quella del pastorello che gridava per scherzo “al lupo al lupo” e che un bel giorno quando il lupo arrivò per davvero si mangiò tutte le sue pecore, perchè nessuno se lo filò.

Stessa storia per il taglio delle poltrone dei nostri “Carissimi” parlamentari (“Carissimi” non per affetto o amicizia, ma per quanti soldoni ci vengono a costare!). E’ da talmente tanti e tanti anni che se ne parla, che ormai non ci crede più nessuno!

Comunque, anche se vale sempre il detto “non dire gatto se prima non ce l’hai nel sacco”, dopo anni ed anni di promesse e di proclami elettorali finalmente il famigerato “taglio del numero dei parlamentari” – da sempre bandiera dei 5stelle –  che dalla prossima legislatura vedrebbe passare i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200, ossia 345 poltrone in meno con un risparmio di 500milioni di euro a legislatura, ha superato il terzo dei quattro step previsti.

Con 180 Sì e 50 No e un testo blindato, il Senato ha infatti approvato la riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari (contrari Pd, gruppo Misto e Autonomie; Forza Italia non ha partecipato al voto).

Un voto che mette in pista il referendum confermativo, visto che la riforma non ha ottenuto i due terzi dei voti parlamentari (e sicuramente non li otterrà neppure nell’ultima lettura alla Camera) come stabilito dalla Costituzione, per evitare la richiesta della consultazione popolare.

Tant’è che tra gli addetti ai lavori – dove impazza il “toto-crisi” di governo, e si scommette su chi tra Salvini e Di Maio staccherà per primo la spina al governo giallo-verde, visti e considerati i continui litigi tra Lega e M5s – inizia a circolare l’idea dell’election day, ovvero di un referendum da affiancare alle elezioni politiche, della prossima primavera, nel caso cada il governo e si vada a elezioni anticipate.

Un’ipotesi che sarebbe accarezzata dai 5stelle, intrigati dall’idea di poter sfruttare al massimo l’effetto traino della riforma da loro fortemente voluta e portarla come scalpo al proprio elettorato, assieme al reddito di cittadinanza!

E Salvini? Se ne starà lì zitto e buono a guardare come i 5stelle lo sorpassino nei consensi qualora andasse effettivamente a segno il “taglio dei parlamentari”, o, invece, sarà lui a staccare la spina prima ancora che la Camera approvando il cavallo di battaglia dei pentastellati apra le porte all’election day, tirando la volata a Di Maio e compagni?

PS. Ovviamente – facendo i debiti scongiuri – non possiamo che fare il tifo per la riduzione dei costi della casta che, però, per essere definitivamente compiuta dovrebbe tagliare anche i “Mega-stipendi” dei “Super-impiegati” di Camera, Senato, Quirinale, Csm, ecc, ecc.

Infatti per completare l’opera di risanamento, di giustizia ed equità, bisognerebbe tagliare anche gli “stipendi d’oro” di tutti quegli impiegati strapagati – rispetto a tutti gli altri dipendenti pubblici – solo perchè occupati nei Palazzi d’oro dello Stato italiano, a differenza dei loro colleghi che a parità di requisiti, percepiscono stipendi da fame !

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