Storia delle Olimpiadi. Dagli albori ai giochi Hitleriani.

di Alberto Sigona. Ripercorriamo in 5 puntate, la storia delle varie edizioni dei Giochi Olimpici, iniziando da Stoccolma 1912, da molti esperti considerata, probabilmente non a torto, la prima vera Olimpiade, passando in rassegna i vari dei d’Olympia, rivivendo le leggendarie imprese di gente del calibro di E. Zatopek e C. Lewis, P. Nurmi e U. Bolt, M. Spitz e Nadia Comaneci, senza trascurare gli eroi di casa Italia, da L. Berruti a M. Jacobs, da N. Nadi a K. Dibiasi.

1ª Puntata – DAGLI ALBORI AI GIOCHI HITLERIANI

STOCCOLMA 1912

Le Olimpiadi moderne prendono il via ufficialmente nel 1896 ad Atene. Quindi, dopo l’edizione greca che aveva fatto ricongiungere idealmente i Giochi Olimpici con le proprie radici, si sarebbero tenute altre 3 kermesse a cinque cerchi, Parigi 1900, Saint Louis 1904 e Londra 1908. Le prime rassegne olimpiche sono però di livello modestissimo (in linea coi tempi): l’organizzazione è approssimativa, le gare tecnicamente mediocri (in taluni casi si sfiora l’indecenza o il ridicolo, specie a Parigi e Saint Louis, equiparabili a delle autentiche fiere di paese), e la presenza delle Nazioni è generalmente molto limitata (nel 1904 molti ebbero la sensazione di assistere ad una sorta di… campionati universitari statunitensi), per una serie di pecche che inducono tuttora molti studiosi a non annoverarle fra le “vere” Olimpiadi (considerandole più che altro esclusivamente ai fini statistici).

In Svezia finalmente i Giochi compiono un notevole salto di qualità sotto diversi punti di vista, iniziando ad assumere una certa credibilità nonché una statura di elevato prestigio internazionale (non a caso è proprio da questa rassegna olimpica che facciamo partire il nostro racconto). Protagonista assoluto è il mezzofondista finlandese H. Kolehmainen, 1° nei 5.000, 10.000 e nel cross individuale (8 anni dopo avrebbe vinto anche la Maratona). L’Italia si aggiudica 3 Ori, di cui 2 nella Ginnastica (A. Braglia – già Oro a Londra – super star) ed 1 nella Scherma con Nedo Nadi (lo rivedremo dopo la Grande Guerra, fra 8 anni…). Il medagliere vede prevalere naturalmente gli USA con 25 Titoli, davanti a Svezia (24) e Gran Bretagna (10).

ANVERSA 1920

Dopo la sosta forzata dovuta alla Prima Guerra Mondiale (che si è portata via persino diversi atleti di chiara fama), le Olimpiadi ripartono in pompa magna. L’atleta simbolo di questi Giochi è il nostro campionissimo di Scherma, l’”Imbattibile” Nedo Nadi, capace di appuntarsi sul petto ben 5 Ori – di cui 2 in prove individuali – un record assoluto (eguagliato a Parigi 1924 dal finnico P. Nurmi nell’Atletica) destinato a durare sino al 1972 (quando sarà spazzato via dal nuotatore americano M. Spitz), e che sinora, fra gli italiani, nessuno è riuscito nemmeno ad avvicinare; il livornese agguanta così quota 6 Ori olimpici in carriera, un primato che fra gli schermidori verrà in seguito eguagliato da E. Mangiarotti e, fra le donne, da V. Vezzali (verrà in realtà superato da A. Gerevich, ma quasi tutti i Titoli del magiaro saranno a squadre, quindi di “peso specifico” minore), mentre tra gli azzurri di ogni sport è tuttora imbattuto. Ad Anversa ben 3 Ori se li accaparra anche suo fratello Aldo, ma senza successi individuali. L’Italia – che in questa kermesse compie un clamoroso balzo in avanti rispetto al passato – in toto conquista ben 13 Titoli, 2 dei quali con il marciatore U. Frigerio (3.000 e 10.000 metri di marcia) e col celebre ginnasta G. Zampori (uno a squadre), attestandosi per la prima volta fra le big dello sport. Si segnala l’esordio di una donna, la tennista Rosetta Gagliardi, prima rappresentante italica del gentil sesso (verrà eliminata dopo i primi turni). Il medagliere vede prevalere ancora gli USA (40 Ori), davanti alla Svezia (19) ed alla Finlandia, all’epoca una super potenza, specie in Atletica (ma declinerà drasticamente nel volgere di pochi decenni).

PARIGI 1924

Grazie anche al fondamentale intervento economico del governo francese, i Giochi del 1924 riescono a cancellare la deprecabile immagine che Parigi aveva lasciato a causa della scadente organizzazione dell’edizione del 1900. Essi saranno ricordati per sempre come i Giochi di Paavo Nurmi, “mitologico” mezzofondista finlandese (già 3 volte d’Oro ad Anversa), poliedrico come pochi, prestante come nessuno. In questi Giochi supera le potenzialità umane, aggiudicandosi ben 5 medaglie d’Oro: 1.500, 5.000 (un’accoppiata – realizzata nel giro di un’ora! – che in futuro sarà ripetuta soltanto dal marocchino H. El Guerrouj nel 2004, ma in giorni diversi), cross individuale e 2 prove a squadre. Il suo record di 5 Ori in una sola edizione (che va ad eguagliare Nadi) resisterà sino al 1972, quando sarà infranto dal nuotatore M. Spitz, ma in Atletica rimane ancora oggi ineguagliato. Nurmi continuerà a mietere successi anche ad Amsterdam 1928, toccando quota 9 Titoli olimpici, un primato che nell’Atletica verrà sì eguagliato (da C. Lewis ed U. Bolt), ma non più superato. A salire sull’altare della gloria in questa celebre Olimpiade c’è anche il connazionale V. Ritola (con cui Nurmi battaglia in alcune occasioni), che si appunta sul petto l’Oro nei 10.000, nei 3000 siepi e in 2 prove a squadre. Ad Amsterdam 1928 avrebbe toccato quota 5 Ori in carriera (vincendo i 5.000 metri), entrando anche lui nella leggenda. Fra i protagonisti si segnala altresì lo schermidore francese R. Ducret, 3 Ori (1 ind.). L’Italia – frattanto sotto dittatura fascista – disputa una signora Olimpiade, conquistando 8 Ori (1 con U. Frigerio e ben 3 nel Sollevamento pesi) ed il lusinghiero 5° posto nel medagliere, dietro agli USA (45 ori), Finlandia (14), Francia e Gran Bretagna, alla sua ultima Olimpiade vissuta da grande potenza: seguirà, infatti, un lunghissimo periodo di “carestia” (che rasenterà il fondo ad Atlanta ’96), prima di tornare alla grande a Sydney 2000, collocandosi definitivamente fra le super potenze dello sport (eccellendo in primis in Atletica, Canottaggio, Ciclismo, Vela, Boxe, Tennis e Nuoto).

AMSTERDAM 1928

In terra olandese si registrano diverse novità che contribuiscono alla maturità dei Giochi, i primi a presentare un programma standard di circa 16 giorni, che è ancora tutt’oggi in uso. Innanzitutto le donne (comparse a Parigi 1900) fanno il loro debutto anche in Atletica e Ginnastica Artistica, un ingresso che rappresenta una considerevole svolta per lo sport femminile, che continua la sua difficile ma costante emancipazione. La Coca Cola frattanto diventa il primo sponsor olimpico (a ruota seguirà Gillette) “inficiando” la purezza delle Olimpiadi, che iniziano così ad inchinarsi al dio business: la sponsorizzazione ad ogni modo contribuirà alla crescita a dismisura dell’evento, che di lì a poco sarebbe diventato di proporzioni gigantesche sotto ogni profilo. Il rito dell’accensione del braciere olimpico, già sperimentato quattro anni prima a Parigi, diventa ufficiale.. Arrivano i primi Titoli olimpici per il Giappone, futura potenza olimpica (che farà man bassa di allori soprattutto nello Judo – lo sport nazionale -, nella Ginnastica, nella Lotta e nel Nuoto). L’Italia vince 7 Ori (3 nella Boxe), deludendo in parte le attese, specie quelle del regime fascista. Il medagliere rivede gli USA davanti a tutti con 22 Ori, seguono Germania 10, Finlandia 8, Svezia, Italia e una sorprendente Svizzera 7.

LOS ANGELES 1932

Organizzate in maniera egregia (come mai prima d’allora) da una Nazione, gli Stati Uniti d’America, il più forte Stato al Mondo, che inizia a riprendersi dalla colossale crisi del’29, che ha in parte intaccato il suo strapotere economico ed il suo proverbiale benessere sociale, le Olimpiadi del ’32 sono finalmente un evento decisamente all’avanguardia, che proietta lo sport verso un futuro glorioso. Esse vedono l’Italia grande protagonista. Mussolini ha da tempo compreso l’importantissima funzione propagandistica dei Giochi, e si prodiga affinché gli azzurri possano mostrare al mondo la vitalità del popolo fascista. E dobbiamo dire che vi riesce molto bene, per quello che rimane uno dei pochi meriti innegabili della sua dittatura. L’Italia, in effetti, dà vita ad una kermesse impeccabile, chiudendo addirittura al 2° posto (!) – un piazzamento che non verrà mai più eguagliato – nel medagliere (inchinandosi soltanto agli imbattibili USA), con 12 Ori e 36 medaglie complessive. Il mattatore è il ginnasta Romeo Neri, che conquista 3 Ori (compresa la prova a squadre), in un’epoca in cui siamo i maestri della disciplina (non a caso a Los Angeles ci aggiudichiamo ben 4 Titoli). Si registra, tra gli altri numerosi trionfi, l’Oro di L. Beccali nei 1500m., che sino ad oggi rimane l’unica nostra affermazione in codesta distanza. 3 splendidi Ori arrivano anche dal Ciclismo. Il medagliere, come già anticipato, vede naturalmente prevalere gli USA (41 Titoli) davanti agli azzurri ed alla Francia (10), con i transalpini che col tempo consolideranno la propria posizione nel gotha dello sport (svettando soprattutto in Scherma, Ciclismo ed Atletica).

BERLINO 1936

Le Olimpiadi, pur fra mille polemiche e proteste, anche dure, vengono ospitate dalla Germania Nazista. Nella Patria ultra nazionalista e razzista del folle dittatore Adolf Hitler (che organizza, è giusto riconoscerlo, una grande manifestazione) – fra i primi a comprendere l’importanza politica di un evento come le Olimpiadi – s’impone, manco a farlo apposta, la figura di un afroamericano, Jesse Owens, che coi suoi 4 Ori nell’Atletica (100 m, 200 m, Lungo e Staffetta 4×100) per alcuni giorni mette in crisi il concetto di superiorità ariana, uno dei principi cardine che alimentano la dittatura nazista. Fra gli italiani a mettersi in luce c’è Ondina Valla, prima donna nostrana a vincere una gara olimpica (80 hs), contribuendo non poco all’emancipazione femminile in ambito sportivo, in un Paese, guidato dal Fascismo del Duce B. Mussolini, ancora sin troppo conservatore, legato a forti pregiudizi intrisi di maschilismo becero. Fra i successi italiani si registra il trionfo della Nazionale di calcio (2-1 in Finale all’Austria con doppietta di A. Frossi) di Vittorio Pozzo (che con la Nazionale A si è già fregiato del Titolo Mondiale), che conquista quello che tutt’oggi rimane l’unica nostra affermazione olimpica calcistica. Ottimi risultati giungono anche dalla Scherma, 4 Ori, per una disciplina che anche nei decenni a venire dispenserà per gli azzurri gioie a non finire. Il medagliere vede prevalere con 33 Ori (record, che sarà poi eguagliato nel 1992) la padrona di casa della Germania (che ben presto farà precipitare il mondo nell’abisso della Seconda Guerra Mondiale), davanti agli USA (24), all’Ungheria (10) ed all’Italia (8).

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