Il Tour, una magia infinita!

di Alberto Sigona. Il Tour, una magia infinita! Una corsa che è l’essenza del cilcismo. Una gara meravigliosa che da sempre ammalia tifosi e corridori.

Il Tour de France è da oltre cent’anni la corsa a tappe più famosa del Ciclismo mondiale nonché l’evento sportivo più seguito nel Pianeta dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio. Per un ciclista parteciparvi rappresenta un dovere, vincerlo è prerogativa dei fuoriclasse del pedale. Su queste strade sono state scritte le pagine più memorabili della storia ciclistica, e tanti campioni sono assurti alla leggenda proprio in virtù d elle loro imprese compiute alla Gran Boucle. Codesta competizione è talmente prestigiosa e difficoltosa che una semplice vittoria di tappa può valere una carriera, figurarvi cosa significhi per un ciclista arrivare sul gradino più alto del podio a Parigi, da sempre sede d’arrivo dell’ultima tappa. Ciclismo, Tour de France 2022: percorso, tappe e altimetria | Sky SportIl Tour de France è insomma la massima espressione della fatica, della sofferenza fisica e morale, dell’agonismo esasperato, dove ogni kilometro racchiude un caleidoscopio di emozioni e significati di varia natura. Nel corso della sua lunga storia – principiata nel 1903 – si sono attraversati i posti più impervi ed improbabili e ci si è arrampicati per montagne da brividi come il Mont Ventoux, che rappresenta forse l’asperità simbolo del Giro di Francia, kermesse in cui sin dai primi anni del Novecento si sono registrate imprese pazzesche, specialmente sino agli anni Trenta, e non per niente quella sarebbe passata alla storia come l’era eroica. Poi col tempo si sarebbe smarrito quel fascino irresistibile di un ciclismo sovraumano, per cedere il passo alla modernità, tuttavia anche oggi il Tour trasuda entusiasmo in tutti gli appassionati, e per gli stessi corridori rimane la gara da vincere ad ogni costo, l’università a cui un campione non può non iscriversi.

I CAMPIONI MITICI: DA FABER AD INDURAIN. Il primo eroe della Gran Boucle fu forse Francois Faber (Lussemburgo), primo straniero a vincerla. Faber nel 1909 stupì l’Europa con le sue imprese ai limiti delle possibilità umane, trionfando in un Tour ritenuto sinora il più duro e penoso della storia, in cui il freddo la fece da padrone come non mai. Faber si affermò in 6 tappe (su 14), di cui 5 consecutive, rappresentanti sino ad oggi un record difficilmente eguagliabile. L’anno successivo sarebbe andato vicinissimo ad un bis fantastico, ma una serie di contrattempi gli avrebbero negato il successo finale. Il belga P. Thys nel 1920 sarebbe stato il primo ad aggiudicarsi la corsa per ben 3 volte, per un record che avrebbe eguagliato L. Bobet soltanto negli anni Cinquanta. Prima però tutti avrebbero assistito alle imprese superlative di Gino Bartali, trionfatore nel 1938 e dieci anni dopo, nel ’48, in una maniera a dir poco leggendaria. Proprio Bartali può essere ritenuto il primo mostro sacro in grado di svettare in terra francese, e solo la Seconda Guerra Mondiale gli avrebbe impedito di impinguare ulteriormente, magari in maniera sproporzionata ed ineguagliabile, il suo comunque ricco palmares alla corsa gialla, in cui vanta tuttora il record italiano di tappe vinte, ben 12. Evidentemente quelli dovevano passare alla storia come gli anni dei campionissimi italiani, ed è così che nel 1949 si registra l’exploit straordinario del Campionissimo per definizione, Fausto Coppi, che precederà a Parigi proprio Bartali, le cui sfide epiche contraddistinsero oltre un decennio di ciclismo dividendo lo Stivale in coppiani e bartaliani. Coppi, corridore completo come nessun altro (super su ogni terreno, persino in pista), si sarebbe ripetuto alla grandissima anche nel ’52, incastonando il suo nome nella leggenda come neppure uno sarebbe più riuscito a fare. Si è vero, il Tour avrebbe ospitato i 5 ineguagliabili trionfi dei vari J. Anquetil (formidabile cronoman), E. Merckx (il pluridecorato per eccellenza), B. Hinault (fortissimo su ogni terreno), M. Indurain (abile a cronometro, regolare in salita), ed il poker di C. Froome, ma nessuno di questi avrebbe solo sfiorato le proporzioni gigantesche delle imprese impossibili compiute dal campione di Castellania, né tantomeno avrebbero avvicinato la statura di Bartali, senza dubbio il più grande scalatore all time (fra i grandi grimpeur si ricordano anche Luis Ocana e Charly Gaul). Fra gli italiani si ricordano anche le affermazioni di Ottavio Bottecchia (1924 e 1925), che è l’azzurro più volte maglia gialla (34 giorni), di Gastone Nencini (1960), Felice Gimondi (1965), dello sfortunato scalatore Marco Pantani (1998), ultimo in assoluto a centrare l’accoppiata stagionale col Giro d’Italia e di Vincenzo Nibali (2014). Uomini di classifica a parte si devono necessariamente ricordare velocisti del calibro di Andrè Darrigade (22 volate), Freddy Maertens (15 acuti), Erik Zabel (12), Robbie McEwen (12), Mark Cavendish (34) e fra gli italiani di Raffaele Di Paco (11 volate), Mario Cipollini (12) e Alessandro Petacchi (“soltanto” 6 successi a causa delle mille vicissitudini cui è andato incontro). Concludiamo ricordando la classifica all time di vittorie di tappe: 34 Merckx e Cavendish, 28 Hinault, 25 Leducq, 22 Darrigade, 20 N. Frantz, 19 Faber, 17 Alavoine.

Il Tour negli ultimi 10 anni. Riviviamo in estrema sintesi le ultime edizioni del Tour, spaziando dal poker di Froome alle recenti affermazioni di Pogacar e Vingegaard, passando per l’ultimo trionfo italiano…

2012 WIGGINS IN PRIMIS. Bradley Wiggins (dopo ben 3 Ori Olimpici1 e 6 Mondiali su pista) si afferma a 32 anni alla Gran Boucle, davanti al connazionale Froome, che gli fa da gregario di lusso. Mai un britannico prima di oggi si era aggiudicato la corsa francese. Terza piazza per il nostro Vincenzo Nibali, che patisce le cronometro. Si ricorda come uno dei Tour più soft della storia, con pochissimi arrivi in salita di rilievo.

2013 LA PRIMA DI FROOME. Dopo il secondo posto della scorsa edizione, il britannico Chris Froome (scudiero dell’assente Wiggins) raggiunge il massimo exploit, dominando letteralmente la 100^ ediz. della Gran Boucle, vincendo con oltre 5 minuti sull’esordiente colombiano N.Quintana. L’Italia torna al successo di tappa dopo un triennio di delusioni, e lo fa con Matteo Trentin.

2014 NIBALI TRIONFA IN SURPLACE. Vincenzo Nibali conquista la maglia gialla già alla seconda tappa (una sorta di Liegi-Bastogne-Liegi), rafforzando il primato qualche giorno dopo, sulle strade della Roubaix (in cui si ritira Froome, vittima di alcune cadute), rifilando 2’37’’al suo avversario principale, Contador, che sul pavè non mostra di essere a suo agio come il siciliano. Pochi giorni dopo lo spagnolo rimarrà vittima di una caduta e sarà costretto a lasciare. Così Nibali, in assenza di veri antagonisti, si ritrova più che mai leader indiscusso della corsa gialla, che vincerà a redini basse, rifilando distacchi abissali alla concorrenza (7’52’’ a Peraud, Francia). L’Italia torna al successo dopo 16 anni dal trionfo epico di Pantani, e si fregia in totale di 5 tappe (4 Nibali, 1 Trentin) e 19 maglie gialle, ovviamente tutte con “lo squalo di Messina”: era dai tempi di Anquetil che un ciclista non vinceva il Tour indossando la maglia gialla così a lungo. Exploit per lo sprinter tedesco Kittel: 4 vittorie come nella precedente edizione.

2015 FROOME SI REGALA IL BIS. Il britannico della SKY trionfa per la seconda volta in carriera, ipotecando il successo già dopo la 7^ tappa, difendendolo a denti stretti sino all’ultima asperità, sull’Alpe d’Huez, su cui il colombiano Nairo Quintana gli rosicchia oltre un minuto, facendo letteralmente tremare la maglia gialla, che alla fine prevale di 1’12”. Terzo posto per lo spagnolo A. Valverde. Delude il campione in carica V. Nibali, che in ogni modo riesce a portare a casa una bella tappa, l’unica per i colori azzurri. Fra i velocisti si registra l’exploit del tedesco A. Greipel, 4 vittorie.

2016 TOUR DE FROOME. ll britannico Froome centra la terza vittoria alla Gran Boucle, per quello che ormai appare un dominio incontrastabile. Egli precede il francese R. Bardet di 4’05” ed il colombiano N. Quintana di 4’21”. Re degli sprinter torna ad essere M. Cavendish, con 4 successi: il britannico a fine carriera vanterà ben 34 tappe alla Gran Boucle (il 1° all time con Merckx).

2017 FROOME GIOCA A POKER. C. Froome s’impadronisce del 4° Tour in carriera, entrando nella leggenda. Il britannico stavolta non domina la corsa, ma si limita a disputare egregiamente le uniche due brevi tappe a cronometro in calendario, difendendosi agevolmente in salita. Alla fine precederà il colombiano R. Uran di 54”. L’Italia si fa onore con il neo campione italiano F. Aru, vincendo una tappa e indossando per 2 giorni la maglia gialla. Fra i velocisti si mette nuovamente in luce il tedesco M. Kittel, con 5 vittorie: attualmente è fra i velocisti plurivittoriosi all time, dietro Cavendish 34, Darrigade 22, Le Greves e C. Pellissier 16, Maertens 15. Tornando a Froome, ricordiamo che in carriera ha indossato 59 volte la maglia gialla.

2018 TRIONFA UN GREGARIO. Tutti aspettano Froome, che dopo il trionfo al Giro d’Italia mira alla storica accoppiata col Tour, ed invece la Gran Boucle finisce fra le grinfie del suo luogotenente Geraint Thomas, gallese di 32 anni (3 volte Campione del Mondo e 2 volte Oro Olimpico su pista), che raggiunge l’apice ad un’età inconsueta, salendo a sorpresa sul gradino più alto del podio, lui, che nei precedenti Tour non era mai riuscito ad entrare fra i primi 10 della Generale. La sua è una vittoria che non esalta, giunta quasi per inerzia, ovvero limitandosi a reggere il passo dei migliori (vincendo però 2 tappe). Alla fine dei giochi Froome si piazzerà 3°, alle spalle dell’olandese T. Dumoulin, anch’egli, come il britannico, reduce da una Corsa Rosa positiva, in cui s’era classificato 2°. Entrambi si consolano col fatto di essere stati i primi, dopo un certo M. Pantani (1998), a centrare una sorta di doppietta Giro-Tour…Peccato che il gradino non sia quello più alto…

2019 E’ GRAN BERNAL. Per la prima volta la corsa francese termina fra le grinfie di un sudamericano. L’impresa riesce al giovane colombiano Egan Bernal, che a 22 anni e 6 mesi diventa il più giovane del Dopoguerra a fregiarsi del 1° posto alla Gran Boucle (precedendo G. Thomas di 1’11”) . La Francia vive una sorta di psicodramma con il proprio portacolori T. Pinot, che a poche tappe dal termine, proprio dopo aver dato a tutti l’impressione d’essere il più in palla fra i contendenti al successo finale, è costretto al ritiro per infortunio muscolare, gettando alle ortiche la possibilità, tutt’altro che remota, d’interrompere l’ultra trentennale digiuno transalpino. L’Italia si difende bene, aggiudicandosi 3 tappe (E. Viviani, M. Trentin, V. Nibali) ed indossando per due giorni la maglia gialla con la giovane promessa G. Ciccone.

2020 CON POGACAR C’E’ POCA GARA. Nell’anno della pandemia di Covid-19 – che ad un certo punto sembrava che dovesse portare all’annullamento della corsa – s’impone per la prima volta un rappresentante della Slovenia, Tadej Pocagar, che alla vigilia del 22° compleanno si aggiudica il Tour con 59” sul connazionale P. Roglic, scalzandolo dalla vetta nella cronoscalata della penultima tappa (in cui gli rifila 2′, recuperando i 57” di svantaggio). Pogacar in tal modo infrange il record di precocità di E. Bernal (che in questa edizione è stato l’ombra di sé stesso), prenotando un futuro idilliaco, per lui e per la nouvelle vague del pedale. Per l’Italia è una Gran Boucle molto opaca: zero tappe, zero emozioni, zero onore.

2021 E’ TROPPO POGA. Lo sloveno Pogacar concede il bis, annientando la concorrenza sin dalle prime asperità. Gli fanno compagnia sul podio di Parigi il danese J. Vingegaard e l’ecuadoregno R. Carapaz. Fra i velocisti si assiste alla clamorosa resurrezione del britannico Cavendish (36 anni), che, a distanza di 5 anni dall’ultimo successo alla corsa gialla (e dopo un triennio di…silenzio, in cui sembrava un ex corridore), ritorna prepotentemente alla ribalta, aggiudicandosi ben 4 frazioni, eguagliando lo storico record di successi alla gran boucle del cannibale belga Merckx, toccando quota 34 tappe. Italia ancora latitante.

2022 GUARDA CHI VINGE. Il danese Jonas Vingegaard si aggiudica il Tour rifilando distacchi abissali alla concorrenza. L’unico che si arrende con onore al giovane talento scandinavo è il campione uscente Pogacar, che dopo le prime battute della corsa francese aveva dato l’impressione di poter aggiudicarsi il terzo Giro di Francia di seguito. Prima di arrendersi al nuovo astro nascente del ciclismo mondiale. “Vinge” riporta il Tour in terra scandinava dopo oltre un quarto di secolo dal discusso trionfo di Bjarne Riis, conseguito in un’epoca in cui il doping sistematico e fuori controllo la faceva da vero leader.

1Altri 2 Ori Olimpici su pista erano di là da venire (2012 e 2016)…

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