Stipendi congelati e prezzi sempre più caldi!

L’Italia non cresce, anzi retrocede, e aumenta il numero dei poveri! I consumi sono limitati da salari e pensioni che non stanno al passo col caro vita. E se gli italiani guadagnano poco, di conseguenza, spendono poco, le nostre imprese producono poco, non assumono e addirittura licenziano per non fallire! Insomma, è un circolo vizioso dal quale per uscirne occorre mettere benzina nel motore per far ripartire l’economia, altrimenti stiamo tutti fermi. Ma purtroppo, le politiche miopi degli ultimi governi, hanno tenuto fermi al palo da 35 anni stipendi già dimezzati dalla conversione Lira-Euro.
Per contro il costo dei beni di prima necessità e dei servizi è continuato a crescere a dismisura. Infatti, se l’inflazione è tornata sui livelli normali, non è stato così anche per gli stipendi, i cui incrementi procedono a passo di lumaca, con tanto di minimo storico, raggiunto a febbraio, dopo 35 anni, ovvero dal 1982, punto di partenza delle serie storiche dell’Istat. L’ultimo aggiornamento dell’Istituto di statistica sulle retribuzioni contrattuali segna, infatti, un aumento su base annua di appena lo 0,3%. Sempre a febbraio l’inflazione si attestava, invece, all’1,6%. Il che, tradotto in soldoni, vuol dire che i prezzi corrono cinque volte più velocemente delle buste paga degli italiani! Si allarga, quindi, la forbice tra  ‘caro vita’ e ‘salari’, a sfavore di questi ultimi, e le conseguenze sono pesanti in termini di crescita e di potere d’acquisto per i lavoratori italiani, reduci oltre tutto da anni ed anni di crisi, di tasse e balzelli senza precedenti.

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