Statali: Smart working prorogato fino al 30 settembre, ma solo per i ‘fragili’.

Niente smart working per i lavoratori del pubblico impiego che dopo la scadenza del 30 giugno, dovranno tornare in ufficio e lavorare in presenza. I soldi per accontentare tutti non ci sono e il governo ha trovato le coperture fino al 30 settembre per una ‘mini-proroga’ del diritto allo smart working rivolta soltanto ai lavoratori fragili della Pubblica Amministrazione.

Per il settore privato, invece, la proroga del diritto allo smart working rimane fino al 31 dicembre di quest’anno sia per i lavoratori fragili che per i genitori di under 14.

Per i dipendenti della Pubblica Amministrazione una proroga equivalente a quella del settore privato non è stata possibile per la mancanza di coperture economiche.

La mini-proroga dovrebbe costare attorno ai 15 milioni di euro. La normativa di miglior favore sul lavoro agile anche per i fragili della Pubblica Amministrazione era uno degli ultimi nodi da sciogliere nell’ambito del Decreto Lavoro.

Emendamento fortemente voluto dal Carroccio che ha espresso la sua piena soddisfazione “per l’approvazione dell’emendamento della Lega per estendere al 30 settembre 2023 la possibilità di fruire del lavoro agile per i lavoratori fragili della Pa. – ha commentato la senatrice Elena Murelli, capogruppo della Lega in commissione Lavoro e firmataria dell’emendamento – Grazie al governo per la proficua interlocuzione, che ha condotto a trovare le coperture in favore della misura, nonostante la norma fosse stata inizialmente accantonata in commissione. Ringraziamo anche la relatrice per averlo riproposto come maggioranza. Un’altra dimostrazione della vicinanza alle esigenze del Paese e delle persone fragili”.

Oggi il provvedimento arriva al Senato per il via libera definitivo. Dopo andrà alla Camera, che dovrà approvarlo entro il 3 luglio.

L’esame degli emendamenti è stato concluso ieri, in tarda serata, intorno alle 23:00, dopo una giornata lunga e complessa che a un certo punto ha visto anche il governo “andare sotto” in Commissione Bilancio, per via dell’assenza dei parlamentari di Forza Italia. Un incidente di percorso che ha rallentato fortemente l’iter del provvedimento.

A quel punto il ministero dell’Economia ha inviato un nuovo parere che è stato approvato, per poi tornare all’esame degli emendamenti.

Un passaggio a vuoto che testimonia delle difficoltà della maggioranza con Forza Italia che, ancora in fase di riorganizzazione dopo la morte di Berlusconi, fa uno sgambetto agli alleati sul Decreto lavoro, fiore all’occhiello del governo, presentato nella data simbolo del Primo maggio.

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