Roma, la Raggi, i ‘pini fascisti’ e il rischio desertificazione.

di Redazione. Roma cade a pezzi. E insieme a servizi e infrastrutture schiantano rovinosamente al suolo anche quei pochi alberi rimasti ancora in piedi. Il Campidoglio punta il dito contro l’età degli alberi della Capitale risalenti al ‘ventennio’: “Gli alberi di Roma cadono perché spesso risalenti all’epoca del Fascismo ed ora sono giunti al termine della loro esistenza”, stigmatizza la sindaca Raggi.

La colpa sarebbe, quindi, dei “pini fascisti” che cadono sulle strade trivellate di buche, intasate dalle auto in doppia fila e che con il maltempo si allagano e si infestano di rifiuti e sporcizia dispersa dai cassonetti stracolmi di rifiuti, con i topi, i gabbiani, i piccioni e addirittura i cinghiali che ci pascolano dentro! Insomma, la flora sarà pure fascista, ma la fauna e la monnezza sono tutte contemporanee!
“Serve un piano straordinario per l’abbattimento di tutti gli alberi malati e arrivati a fine vita a Roma”. Sottolinea la prima cittadina, infatti “si tratta di piante per le quali non c’è alcun rimedio e per le quali non basta la manutenzione. Bisogna avere il coraggio di dire che serve un’azione straordinaria: un’azione che, inevitabilmente, cambierà anche il paesaggio di Roma”.
Ma se la Capitale ha da ‘tantissimo’ tempo i viali e le piazze adornate dalle piante, è grazie a chi in passato aveva più a cuore degli attuali governi il verde pubblico. Le piante di Roma hanno ‘talmente tanti anni’ che, sempre secondo la Sindaca, la causa della caduta degli arbusti sarebbe proprio la loro vecchiaia.
Ma invece di limitarsi a segare e abbattere, come è giusto che si faccia con le piante pericolanti, bisognerebbe piantumarne delle nuove: invece niente! Si taglia, punto e basta. “Un’azione che, inevitabilmente, cambierà anche il paesaggio di Roma”… sì, trasformando la città in un deserto!
Se la stessa determinazione nel tagliare i ‘pini fascisti’ la si avesse anche nel tagliare le tante storture che affliggono la città eterna, Roma ritornerebbe caput mundi. 

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