Il Recovery di Draghi: “Un Piano per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno”.

di Redazione. Era stato chiamato dal Presidente della Repubblica a sostituire Giuseppe Conte a Palazzo Chigi per vaccinare il Paese e portarlo fuori dalla pandemia e per presentare a Bruxelles un piano di spesa per i prossimi anni senza incorrere in veti e bocciature da parte della Commissione Europea, un piano per far ripartire l’Italia.

Ed eccolo il Recovery Plan di Mario Draghi, un Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) da da 221,5 miliardi totali, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi per finanziare le opere “extra Recovery”. La spinta stimata alla crescita è di 3 punti di Pil nel 2026. L’impegno del premier è ‘consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno’.

Nel piano di spesa dei fondi europei sono tratteggiate sei missioni, quattro grandi riforme, tre priorità trasversali di sostegno a giovani, donne, Sud. Previste 30 grandi infrastrutture di ricerca e uno di eccellenza per le epidemie. La stima del suo impatto sul Pil “sarà nel 2026 di almeno 3,6% più alto”.

Stop a Quota 100, sparisce dal piano (ma resta finanziato e dunque per ora in vigore) il cashback. 228mila nuovi posti per gli asili, accesso snello, semplificazione e digitale per la P.A. La laurea varrà già come esame di Stato. Più gare nei servizi pubblici, 25 miliardi per i treni veloci. Ci sono poi 6,7 miliardi per le rinnovabili, internet veloce a 8 milioni di famiglie e 9mila scuole, 25 miliardi per la rete ferroviaria veloce, Non è prevista la proroga del Superbonus fino al 2023: l’agevolazione al 110% per le ristrutturazioni edilizie viene confermata com’è oggi, fino al 2022, i fondi non crescono.

La supervisione politica del piano sarà affidata a Palazzo Chigi dove verrà istituito un Comitato formato dai Ministri competenti che dovrà seguire e vigilare la corretta attuazione del Recovery Plan evitando che i soldi che l’Europa ci darà in prestito vengano spesi per le opere contenute nel Pnrr, ma soprattutto che quei soldi, che in un modo o nell’altro andranno restituiti, vengano spesi bene.

 

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