Non sono razzista, ma l’Islam mi spaventa!

di Grazia Nonis. “Si è presentato senza barba, mano nella mano con la moglie: lei sorridente senza burqa, senza velo e addirittura in pantaloni! Sadiq Khan, sindaco di Londra, difensore dei diritti umani, europeista e a favore delle nozze gay.”! Già, un musulmano con simili aperture mentali non potrà mai ostacolare la nostra libertà di pensiero, il nostro modo di vivere. E mai limiterà i nostri diritti. Voglio uscire dal coro, e poter essere libera di urlare al mondo che ho paura di questo crescendo di islamiche conquiste, ed esigo poterlo fare senza passare per razzista.
Se fosse stato nero o con gli occhi a mandorla non avrei fatto un plissè. Se fosse stato buddhista, ebreo o ateo avrei urlato un bel “machissenefrega”. Ma l’islam che avanza è un salto nel buio, nel senso che noi spicchiamo il salto e loro sono lì, acquattati nel buio, pronti a modificarci la vita più di quanto noi si abbia fatto finora mostrandoci accomodanti e troppo spesso tolleranti, grazie anche alla complicità dei buonisti di casa nostra, quelli che han calato braghe, croci, feste, santi e madonne. Lo temo questo benedetto islam. Temo quello moderato, quello metà e metà, quello fanatico e quello estremista. Gli ultimi due li colloco tra le mie paure immediate: i kamikaze in metrò, al mercato, la bomba sull’aereo o la mitragliata fuori dal bar. Gli altri, quelli del “Siamo tutti fratelli, figli di uno stesso Dio”, quelli che ci danno pacche sulle spalle ed abbracciano ricambiati il nostro Papa, sono la paura del mio domani. Inoltre, come si distinguono i moderati puri dai moderatamente moderati, dai moderati borderline, dai finti moderati e da quelli che di moderato non hanno proprio nulla? Lo scopriremo molto presto, e cioè quando saremo battuti numericamente. La squadra di casa formata da infecondi uteri da 1,3 figli a testa contro quella dei fertili uteri musulmani che come minimo ci raddoppia. Questa è matematica. E la matematica ci dice che vince il gruppo più numeroso, quello che vanta più mani alzate quando ci sono da prendere decisioni e varare leggi. Perciò, quando i fedeli di Allah saranno in maggioranza, l’ordine del giorno potrebbe contemplare drastiche modifiche al nostro stile di vita. Divieti ed obblighi, per noi oggi inaccettabili innaturali o da Medioevo, potrebbero diventare la nostra consuetudine, la nostra quotidianità. D’altronde, non dimentichiamoci che nel cuore della nostra cara e vecchia Europa esistono quartieri islamici dove vige la sharia e nessuno, anche se non islamico, può bere o mangiare in pubblico durante il Ramadan. Qui le donne sono “invitate” a indossare il velo, a non portare i tacchi, non bere alcool e non ascoltare musica. Interi rioni dove l’autorità dello Stato è completamente assente e la polizia non mette piede. Se ciò è stato possibile, ribadisco, è stato grazie ai soliti fessi ed ottusi buonisti che hanno abbozzato, concesso, ceduto e svenduto la nostra libertà per un’integrazione fasulla, da farsa. O meglio, per un’integrazione al contrario: la nostra auto-islamizzazione. Vorrei sapere fino a quando noi occidentali potremo continuare a vivere “all’occidentale”; fino a quando le nostre donne potranno guidare la macchina, inforcare la bicicletta, indossare la minigonna, fumare, bere, sposare, divorziare, credere in Dio o in niente, e pregare nella stessa stanza o chiesa dove pregano gli uomini; fino a quando potranno girare per strada senza una tenda sul capo, libere di abbracciare, baciare, ascoltare musica e ballare fino allo sfinimento; fino a quando potremo dichiararci omosessuali senza essere lanciati giù da una finestra; fino a quando potrò scrivere quello che sto scrivendo in piena libertà, senza correre il rischio d’essere accusata d’islamofobia. Fino a quando? …è solo una questione di numeri.

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