Navi all’Egitto di Al Sisi? Governo diviso.

di Attilio Runello. Nel consiglio dei ministri del 3 giugno dovrebbe essere all’ordine del giorno la eventuale vendita di due navi militari Fremm prodotte da Fincantieri in Italia allo stato egiziano.
L’Egitto negli ultimi anni sta investendo molto per rinnovare le proprie forze armate in particolare nell’ambito della Marina e dell’aeronautica.
Ogni anno riceve dagli Stati Uniti con cui è alleato un miliardo e mezzo di dollari da spendere per la fornitura di armi da aziende americane.
Si è poi di recente rivolto alla Germania per l’acquisto di sommergibili S-43, consegnati ai primi di maggio.
Dalla Francia ha acquistato due portaelicotteri da assalto tipo Mistral, e la fregata Aquitaine.
In cooperazione con i francesi ha prodotto nei propri cantieri la corvetta Luxor e ha firmato un contratto con la Germania per l’acquisto di fregate del tipo Meko200.
Risulta evidente la strategia dell’Egitto. La scelta di differenziare gli acquirenti in modo tale da non rimanere all’asciutto in caso di blocco delle forniture.
All’Italia sta chiedendo con una certa pressione la fornitura di navi fregate multiruolo che sono in fase di ultimazione, e che dovrebbero essere consegnate alla nostra Marina, che però potrebbe aspettare, in considerazione del fatto che l’Egitto è interessato ad altre quattro navi, venti pattugliatori e ventiquattro aerei. In altre parole commesse miliardarie per le nostre aziende Fincantieri e Leonardo.
Si sospetta che le posizioni antimilitariste di parte del movimento 5stelle e il considerare l’Egitto il paese che non collabora sul caso Regeni possa far decidere il governo per un rifiuto e spingere gli egiziani a rivolgersi ad altri fornitori.
Fincantieri intervistata da Milano Finanza lo scorso 15 maggio non alzava il sipario sulla vendita delle fregate all’Egitto, confermando comunque l’interesse da parte dell’Egitto.
In data 29 maggio anche Repubblica ha affrontato l’argomento confermando le divisioni all’interno del governo.

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