Marco Pannella, l’unico politico che ha avuto il senso della legge, del diritto, della giustizia.
di Clemente Luciano. Era nato di maggio (il 2 del 1930). Se ne è andato di maggio (il 19 del 2016). Ma tra queste due date quanta e quale vita ci ha messo dentro Marco Pannella.
Politicamente era nato nel PLI. Nel 1955, quando Malagodi diede al PLI una svolta conservatrice, ne uscì, insieme a Mario Pannunzio, fondando il Partito radicale con Eugenio Scalfari e Leo Valiani.
Cominciò così la sua vita di “irregolare” della politica, quel suo essere diverso e “contro” quell’altra politica, ma anche contro tutta una serie di convenzioni sociali e culturali, di modi ipocriti di essere e di pensare.
Ma sempre con cuore e con generosità fu quel suo essere diverso.
Aveva fame di giustizia, di libertà civili, di giustizia giusta, di corretta informazione da parte del servizio pubblico della Rai, asservito, invece ai partiti di governo.
E questa sua fame di libertà e la preoccupazione di assicurare libertà e diritti civili a tutta la società italiana lo indussero a quei tanti suoi gandiani scioperi della fame e della sete. Una cosa mai vista, prima di allora, nella politica italiana.
Una violenza contro il suo corpo,per combattere le violenze e i soprusi della politica e delle istituzioni. Se ne è andò nel 2019 lui che ha fatto tanto, per questo paese, e che a lungo è stato ostracizzato, incompreso,inascoltato. Non che sia mai stato “facile” Pannella.
Pannella sacrificò il suo corpo con i digiuni per battaglie di libertà anche in campo internazionale: a Parigi, contro la guerra in Algeria; contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. L’uomo delle marce, dei sit-in, dei cento referendum,lui l’erede di Ernesto Rossi e di quella pattuglia che gravitava attorno al settimanale “Il Mondo”. Forse cominciò ad esser maggiormente conosciuto in occasione del referendum sul divorzio del 1974,condotto assieme al socialista Loris Fortuna e al liberale Antonio Baslini. Fu protagonista nel referendum che portò alla legge che depenalizzò l’aborto. E poi la legge sull’obiezione di coscienza, l’abolizione del vecchio regime manicomiale.Con Luca Coscioni e Piero Welby per la dignità della vita e della morte. Fu sempre per i diritti dei detenuti e nelle questioni legate alla giustizia.Anticlericale, ma sempre sensibile alle ragioni dei credenti, riconoscendo gli alti valori del Cristianesimo, con le marce pasquali che si concludevano in Vaticano, con Papa Giovanni Paolo II che lo definì: “Il nostro amico Marco Pannella”. Come per Gandhi e Martin Luther King, quelle sue “disobbedienze” civili e nonviolente furono le sue potentissime “armi”.Scandaloso ed eretico lo fu sempre,così come voleva Pasolini quando disse a lui e ai Radicali: “Continuate imperterriti,
Eugenio Montale che su di lui e Sacharov scrisse: “Dove il potere nega, in forme palesi, ma anche con mezzi occulti, la vera libertà, spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrei Sacharov e Marco Pannella, che seguono la posizione spirituale più difficile che una vittima possa assumere di fronte al suo oppressore. Il rifiuto passivo. Soli e inermi, essi parlano anche per noi”.Pannella si è battuto fino alla fine per il diritto di tutti a conoscere, a sapere. Il diritto civile e umano alla conoscenza. E fu anche per questo che nel 1976 fondò Radio Radicale, la radio che dà voce a tutti, che a tutti fa conoscere, con le sue trasmissioni, quello che accade nei Palazzi della politica, pur restando lontano e contrapponendosi ai luoghi del Potere. Pannella ci ha insegnato che la libertà è cosa insopprimibile, rinasce sempre, hai voglia a soffocarla. Purchè ci siano, però, uomini come lui, che in ogni momento,in ogni dove ed in ogni modo si battano per Essa. Continuando a ripetere, come faceva lui nei suoi ultimi tempi di vita, un vecchio motto del ’68: “Ce n’est qu’on debut,continuons le combat!”. “Non è che l’inizio, continuiamo a combattere!”.
Grazie Antonello Laiso
Ciao
Clemente Luciano
Condivido, bravo