L’occasione per fare chiarezza a Sinistra.

di Gerardo Lisco. Leggendo i dati elettorali mi limito a ribadire ciò che vado dicendo da tempo. Il PD guidato da Renzi non è più il partito che in tanti hanno immaginato. Il gruppo dirigente di questo PD è privo di qualsiasi visione ed è solo arroccato a difesa del proprio “particulare”. Tra gli esempi più eclatanti di questa difesa, l’affare Banca Etruria e la vicenda che ha riguardato l’ex ministra Guidi.
Tutto il gruppo dirigente del PD, quello che viene definito come il “giglio magico”, è fatto da persone che da anni intrecciano tra loro e tra le loro famiglie relazioni di affari ed amicizia. L’accordo consumato tra Renzi, Boschi e Verdini è un’intesa tra “famiglie”. Un Paese complesso, di 60 milioni di abitanti, tra le principali potenze economiche al mondo, è finito nelle mani di un gruppo di persone non all’altezza dei compiti da svolgere. Bisogna prendere atto di questo. Altro che meritocrazia. Sono solo pupi nelle mani di abili pupari. Dalla loro hanno solo la cattiveria e la spregiudicatezza propria di quei provincialotti che vogliono “arrivare” ad ogni costo, rendendosi disponibili a qualsiasi nefandezza. Questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto riguarda il ruolo di ciò che resta della minoranza all’interno del PD. Non è con un Congresso anticipato e con un segretario a tempo pieno che si risolvono le sorti del PD e del Paese. Di quel PD fondato il 14 ottobre 2007 non è rimasto più nulla. Oggi questo soggetto politico è un’altra cosa che non ha nulla a che vedere con la cultura politica proveniente dalla Resistenza sulla quale è stato fondato l’Ulivo, poi l’Unione e infine il PD. Di quanto affermo ne è prova il ddl Boschi che ha stravolto profondamente la Costituzione. Per quanto riguarda le sorti del Paese, anche in questo caso non è un Congresso che può risolvere la crisi. Il PD di Renzi, se non fosse chiaro, non è la soluzione è il problema. L’Italia è un Paese in profonda trasformazione che con il Governo Renzi ha avuto una forte accelerata in senso liberista. Cultura economica e politica quella liberista che non ci appartiene antropologicamente, non fa parte del nostro essere società. A noi appartengono la solidarietà e la coesione sociale non l’individualismo sfrenato. Le istituzioni, sia esse economiche, sociali o politiche si fondano sull’antropologia di un popolo. Tanto più sono funzionali e funzionanti quanto più ne rappresentano l’identità. I cambiamenti in atto vedono un Paese sempre di più destrutturato in funzione degli interessi degli oligopoli economici e delle oligarchie politiche. In Italia questi interessi si traducono nella commistione con la criminalità organizzata, con i poteri occulti, con la degenerazione in senso autoritario del sistema politico. La terza questione è come rifondare la Sinistra per provare ad invertire il declino del Paese. Dicevo non serve un congresso anticipato di un partito, il PD, che non c’è più. Serve invece un processo catartico che passa attraverso la sconfitta del “giglio magico” che ha usurpato lo spazio politico proprio della Sinistra svuotandolo di significato e stravolgendone la missione. La prima occasione si è consumata domenica 5 giugno, la prossima è il 19 giugno al ballottaggio, la terza è il referendum sulla Costituzione che si terrà ad ottobre. E’ soltanto attraverso la sconfitta sonora e definitiva del “giglio magico” che sarà possibile rifondare la sinistra per provare a fermare la degenerazione del nostro sistema sociale e con essa il declino dell’Italia.

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