L’ITALIA GUASTA!

Elezioni show. Sulle televisioni nazionali va in onda il più grande paradosso della storia repubblicana: “loro” che sono stati la causa di tutti i mali del Paese, adesso si ripropongono presentando le “loro” soluzioni a quei problemi che “loro” stessi hanno causato!!! E invece di andarsi a nascondere da qualche parte o di cambiare mestiere – ammesso che qualcosa sappiano fare oltre che campare di sole chiacchiere sulle spalle dei contribuenti – si azzuffano tra di “loro”, come scolaretti all’ora di ricreazione!!! Che spettacolo… Battibecco ieri sera a Ballarò tra Giulio Tremonti e Gianfranco Fini. ”L’Imu deve scomparire, è sbagliata, è troppo e poteva essere evitata”, così l’ex ministro Giulio Tremonti attacca Monti, e Fini ribatte. ”C’era un buco a causa degli impegni presi da te e da Berlusconi sciaguratamente impegnando l’Italia al pareggio dei bilancio nel 2013 e Monti ha dovuto anticiparla”. Tremonti nega che i fatti siano andati così e dice a Fini ”tu che mi contestavi sei andato a sbattere”. Fini replica: “no, è andata a sbattere l’Italia per come tu hai fatto il ministro negli ultimi otto anni”, quindi aggiunge che l’imposta va ”certamente modificata a partire dall’aggiornamento del catasto e dalla revisione degli estimi”. E dopo l’Imu è il redditometro a far discutere i due ex ministri del governo Berlusconi. “Fini dia un colpo di telefono al suo amico Monti, gli dica di ritirarlo. E’ un provvedimento incostituzionale, bestiale. Ed é una curiosa persona il senatore a vita Monti, che fa attività di lotta e di governo, prima fa un decreto e dice che serve, poi che va tolto”, affonda Tremonti provocando il leader di Fli. Fini Ribatte: “Monti ha detto fin da subito che il redditometro era una bomba ad orologeria, ma non è stato lui ad introdurre il criterio. Ora, siccome è giusto ragionare su cose che preoccupano drammaticamente gli italiani e visto che il provvedimento non è ancora in vigore, andrà verificato con paletti precisi come viene messo in opera, evitando la presunzione e l’inversione dell’ordine della prova”. Questo il livello del dibattito! Questi i professionisti della malapolitica che ci chiedono di RI-votarli per tamponare, a “loro” dire, l’onda anomala dell’antipolitica, l’incompetenza e l’inesperienza della “concorrenza” alla “loro” poltrona! E poi entra in scena Pierluigi Bersani, strafavorito alle prossime elezioni: “Vedo che gli italiani non si aspettano che noi aumentiamo le tasse. Hanno ragione, se la spesa sarà sotto controllo ogni euro recuperato puo’ andare alla riduzione delle tasse. La differenza vera è alleggerire il peso sul lavoro che dà lavoro. Cancelleremo le leggi ad personam, ce n’é un certo tot, la Cirielli va cancellata, la Gasparri da modificare…insomma ce ne è un po’, finche ‘ c’é la persona. Tutti i voti vanno bene ma poi c’é la matematica e noi siamo i soli in condizione di battere la destra. Indebolire noi è un gioco masochista. Non facciamo nessun patto, ma voglio dire una cosa che va nelle diverse direzioni. Oltre alla politica, c’é la matematica della legge elettorale. Chi non sostiene il Pd, in particolare al Senato e in alcune regioni, fa un regalo a Berlusconi. Tradotto in politica – ha aggiunto – vuol dire che il Pd e i progressisti reggono la sfida alla destra di Berlusconi e della Lega. Questo è l’oggetto della campagna elettorale e bisogna che tutti facciano una riflessione. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, non davanti a Bersani, ma davanti al Paese. Non facciamo alcun accordo con posizioni politiche che non possono dar luogo a patti”. Il leader del Pd cavalca mestamente l’accordo con Monti, la desistenza con Ingroia, usa espressioni vaghe, i soliti luoghi comuni che hanno fatto la fortuna di Crozza, ma non certo la nostra. Insomma, niente, ma proprio niente, che scaldi il cuore. Niente, ma proprio niente, che possa almeno per un attimo attenuare il mal di pancia che la malapolitica ha causato a tutti noi. Lui parla in perfetto politichese – stile “guerra fredda” ai tempi del Pci e della Dc – che rassicura tanto i mercati, ma non le famiglie alle prese con tasse, bollette e conti della spesa da far quadrare con buste paga dimezzate dall’euro e sempre più leggere. Tanto lui è il vincitore designato, e poco gliene tange di gettarsi nella mischia. Lui, con il suo faccione triste, con il suo sorriso rassegnato alla vittoria su tutti i manifesti elettorali accanto alla scritta “L’Italia giusta”, appare e scompare agli incroci delle strade e sotto i semafori, sempre con la stessa, identica, imperturbabile tristezza. Che mestizia! Mai un sussulto anti-casta, neppure un accenno al dimezzamento del numero dei parlamentari alla riduzione dei loro stipendi e dei loro infiniti privilegi. Mai un fremito, mai un sorriso, mai un incoraggiamento a quegli operai, a quella gente del suo popolo che dovrebbe portarlo al governo del Paese. Sì lui vincerà comunque queste elezioni, ma se non cambia registro rischia di vincere male e per un pugno di voti.

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