L’eredità.

Mentre Matteo Renzi twittava baldanzoso di crescita e ripresa, la situazione del Paese precipitava, senza che nessuno muovesse un dito. Così oggi ci ritroviamo senza una legge elettorale, nell’impossibilità di poter andare alle urne per eleggere un nuovo parlamento, con il quarto governo di fila rigorosamente ‘nominato’, e poi con il più elevato tasso di disoccupazione giovanile, con gli stipendi più bassi e le tasse più elevate dell’Eurozona, con una forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri, con 4,6 milioni di italiani sotto la soglia di povertà e con un debito pubblico che sale alle stelle! Gentiloni a parte, questa è l’eredità del governo Renzi: un debito pubblico che si è attestato a ottobre 2.223,8 miliardi, oltre 11 miliardi in più rispetto al mese precedente.
A rilevarlo è la Banca d’Italia, secondo cui a ottobre il debito dello Stato centrale è aumentato di 12,2 miliardi, quello degli enti locali (Comuni e Regioni) è diminuito di 1,1 miliardi, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato, per un debito totale della pubblica amministrazione aumentato di 51,1 miliardi in dieci mesi. Insomma, mentre Roma spende e spande, governatori e sindaci risparmiano, ma sulla pelle dei cittadini tagliando servizi e welfare. Povera Italia di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

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