Tartassati: 161 giorni di lavoro gratis per pagare le tasse!

Continuano a massacrarci di tasse e poi i servizi fanno pena: strade, scuole, edifici pubblici che cadono a pezzi, ambiente e clima, giustizia e sanità, spazzatura e decoro urbano da da terzo mondo! Con la scusa dell’Europa e del Fiscal compact continuano ad aumentarci le tasse. Ma dove vanno a finire i nostri soldi?
Perché il fisco si accanisce sempre e solo contro chi paga le tasse ed ignora completamente chi ogni giorno evade milioni e milioni di euro?
Su ogni famiglia italiana grava un carico fiscale medio annuo di quasi 15.330 euro. Tra l’Irpef e le relative addizionali locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone Rai, la tassa sui rifiuti, i contributi a carico del lavoratore ecc, ecc, ogni nucleo famigliare versa all’erario, alle Regioni e agli Enti locali mediamente 1.277 euro al mese. I conti li ha fatti l’Ufficio studi della Cgia secondo cui con una pressione fiscale che per il 2014 è destinata a toccare il record storico del 44%, quest’anno i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino all’11 giugno: ben 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995. 
I giorni di lavoro necessari per pagare le tasse ammontano a 161 – riferisce la Cgia – a 161, come nel 2011 e contro i 160 del 2013 e i 155 del 2010 e del 2011. Per l’anno in corso, il gettito è destinato ad aumentare ancora a causa dell’introduzione della Tasi e degli effetti legati all’aumento dell’aliquota Iva avvenuto nell’ottobre scorso. 
Ma è così che il governo delle giovani marmotte intende rilanciare i consumi? Aumentando le tasse, cancellando l’articolo 18 e la liquidazione? Con un carico fiscale di questa portata e una politica del lavoro che cancella con un colpo di spugna i diritti acquisiti dopo anni ed anni di lotte e rivendicazioni sindacali sarà difficile rilanciare i consumi delle famiglie. 
Il “livello di arrabbiatura” raggiunto nei confronti di un fisco sempre più aggressivo e pretenzioso, e di un governo schierato con i poteri forti, ha fatto scendere ai minimi storici la fiducia degli italiani nelle istituzioni. 
Secondo la Cgia, “gli effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all’aumento dell’Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l’arco dell’anno, all’introduzione della Tasi e, soprattutto, all’inasprimento fiscale che graverà sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell’Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Al netto delle modifiche che potrebbero essere introdotte nella nota di aggiornamento al Def che sarà presentata nelle prossime settimane, la pressione fiscale di quest’anno è destinata a salire di 0,2 punti percentuali rispetto al livello raggiunto nel 2013”.
E’ inaccettabile. Facciamo tutti qualcosa. Uniamoci in piazza tutti insieme e protestiamo finchè non ci ascoltano: ormai usciamo di casa solo per lavorare e pagare!

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