L’alternativa esiste: una globalizzazione di tipo marxista.

di Maria Pia Caporuscio. Perché i lavoratori non riescono ancora a capire che il loro nemico di sempre è il sistema capitalistico? E perché non si chiedono come mai la vita su questo pianeta sta diventando un inferno proprio in virtù di questo sistema? Perché non ne vogliono sapere di studiare un’alternativa a questa barbarie e arrestare la corsa verso il precipizio? Ma soprattutto perché ci siamo arresi a questi lugubri eventi senza opporre resistenza? E cos’è che ci ha fatto perdere chiarezza e coraggio? Le domande sono ingenue se si pensa al martellamento mediatico con cui gli sponsor di questa “dottrina” ci bombardano.
Sarebbe necessario comprendere cosa potrebbe diventare questo mondo con una globalizzazione di tipo marxista, la sola alternativa possibile, per impedire al mondo di sprofondare nella barbarie. Il sistema economico attuale non conosce altra legge che quella del mercato, che tenta di risolvere le sue crisi attraverso il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, con un immorale smantellamento dei diritti e dello stato sociale. La discesa verso la povertà della stragrande maggioranza della popolazione è causata dell’esclusione sociale della classe lavoratrice. La differenza abnorme di reddito tra lavoratori e la classe dirigente è una discriminazione fra esseri umani. Questo sistema in cui non è dato distinguere quel che è indispensabile da ciò che indispensabile non è, è un sistema folle. Come folle è questo attuale sistema democratico dove non esiste alternativa ad un abbraccio “mortale” fra democrazia e mercato. Il capitalismo nasce nel Medio Evo, ma a quel tempo esistevano delle regole, dove veniva riconosciuto il giusto prezzo fra il costo della fabbricazione e il prezzo di vendita in un equo rapporto, alla fatica e al servizio compiuti, doveva corrispondere un guadagno ma modesto e questo freno ne impediva la degenerazione come purtroppo avviene, nel sistema capitalistico attuale, dove il lavoro viene riconosciuto come mero profitto cosa che spinge gli individui oltre i limiti del bisogno. Compito delle democrazie dovrebbe essere quello di regolare il mercato e porre dei limiti alle forme di mercificazione. Il mercato non esiste in natura, ma è una istituzione di gente portatrice di interessi senza regole, e si deve smettere di applicare al lavoro la categoria di “merce” come dimostrato con: lavoro a progetto, lavoro in affitto, lavoro a chiamata, ecc. dove la giustizia sociale, i diritti e l’uguaglianza sarebbero diventati di ostacolo ai mercati, al rendimento economico e allo sviluppo. Questi non sono “costi inutili” ma vitali in una società che non può e non deve sottomettersi, all’assoluta autonomia di una logica di totalitarismo di mercato. Il messaggio che tentano di far passare, in cui dobbiamo “accettare” lo statu quo, per cui nulla si può fare contro l’ingiustizia sociale (da essi creata) nel mondo del lavoro, è pura follia. I soprusi, la cancellazione dei diritti, il disprezzo dei “padroni” per chi butta il sangue dieci ore al giorno, in cambio di uno stipendio da fame, è l’orrore del regime capitalista. L’odioso diritto dei ricchi di disporre della vita dei lavoratori è un crimine che grida vendetta. Da questo arrogante e inesistente diritto di calpestare la dignità altrui, è il punto dal quale dobbiamo ripartire prima che sia troppo tardi.

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