La Russia è alle corde, borse a picco e crollo del rublo. La divisa nazionale si è ulteriormente indebolito: il dollaro è cambiato a 70,72 (+3,22 rubli) e l’euro a 88,6 (+3,45 rubli). Il cambio sfibrato dalle quotidiane svalutazioni è il riflesso di un Paese alle corde, incapace di reagire di fronte all’uno-due devastante portato dalle sanzioni economiche Usa e dal crollo delle quotazioni del petrolio, la risorsa che dovrebbe coprire metà del budget nazionale. Sempre più spaventati per il futuro dei propri risparmi i russi si sono messi in coda nei grandi centri commerciali per spendere il maggior numero possibile di rubli nel timore che perdano ulteriore valore, come successe nel 1998, alla vigilia del default. La gente ha assaltato gli shopping center affrontando file anche di cinque ore nella notte, lasciando molti scaffali vuoti.
Secondo il quotidiano Vedomosti, a causa del crollo del rublo i grandi distributori di auto straniere hanno sospeso la fornitura ai concessionari, che a loro volta hanno congelato le vendite. Come misura estrema per arginare la caduta monetaria, la Banca Centrale Russa aveva deciso di alzare i tassi dal 10,5 al 17%. Una mossa da disperati: l’obiettivo di raffreddare i rapporti di cambio non è stato centrato. Sempre più spaventati per il futuro dei propri risparmi i cittadini russi hanno così appreso che per acquistare un solo euro occorrono 100 rubli, quando solo un mese fa ne bastavano poco più di 50. Prima la Grecia, adesso la Russia e domani a chi toccherà?
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