Perché oggi non posso dirmi antifascista.

di Alessandro Sallusti. Povero 25 aprile, finito nelle mani di una giovane arrestata per presunte violenze dopo essere stata condannata più volte per violenza e di un intellettuale di seconda fascia in cerca di gloria. Purtroppo non da oggi il ricordo della giornata della Liberazione è diventato una baraccata, sta a quel giorno del 1945 come il gay pride sta ai diritti degli omesessuali: cose serie buttate in farsa.

Come ha ben spiegato ieri su queste colonne Filippo Facci, non c’è alcuna relazione tra il dichiararsi antifascista e l’essere o non essere fascista, perché il termine antifascista ha perso il suo significato originale per diventare sinonimo di tutto ciò che è di sinistra. In questo senso io non mi dichiaro antifascista perché non voglio e non posso fare parte dello stesso club che in ordine sparso: odia chi non la pensa come lui; spacca la testa a poliziotti e carabinieri impegnati a difendere le libertà di tutti; solidarizza con i terroristi di Hamas e con chi nega il diritto all’esistenza dello Stato di Israele; spera che Putin faccia terra bruciata di ciò che resta dell’Ucraina; ritiene illegittimo un governo, l’attuale, democraticamente eletto e si accanisce con violenza contro la prima donna nominata presidente del Consiglio nella storia della Repubblica.

Io con questa marmaglia illiberale non voglio averci nulla a che fare e trovo ipocrita e pericoloso etichettare le persone: in casa mia comanda un cane ma non sono animalista, sono felice che mia moglie lavori tanto e più di me ma non sono femminista, passo il mio poco tempo libero nella natura ma non sono ambientalista. In altre parole, a costo di apparire presuntuoso, provo a ragionare con la mia testa senza intrupparmi in eserciti di cui disconosco autorità e valori e che hanno obiettivi occulti assai meno nobili di quelli dichiarati.

Il più delle volte sono i dettagli a svelare la vera natura degli uomini. Succede che mister 25 aprile, Antonio Scurati, si sia rifiutato di parlare ai microfoni della trasmissione «Diritto e Rovescio» di Paolo Del Debbio (il giornalista più liberale in circolazione) al motto di «voi non mi piacete». Legittimo, ovviamente, ma molto fascista, sia nei toni sia nella sostanza.

Fonte: https://www.ilgiornale.it

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *