La Presidenza della Repubblica, un’istituzione tutta da riformare.

di Yvan Rettore. Nel nostro ordinamento, il Presidente della Repubblica è la massima autorità istituzionale e rappresenta quindi la nazione.
Sono rari i casi in cui è stato anche espressione del popolo che la compone e forse l’unico degno di nota è stato Sandro Pertini, soprannominato il “Presidente Partigiano”.
In particolare gli ultimi capi di Stato si sono segnalati per questo distacco notevole e crescente tra le istituzioni e la gente comune.
Spesso e volentieri hanno posto come priorità i diktat dell’UE e  soprattutto del suo mondo finanziario rispetto ai bisogni ed interessi effettivi del popolo italiano.
La mia non vuole essere affatto un’accusa, ma una semplice constatazione.
La presidenza Mattarella non ha fatto eccezione in quella che si può ormai definire come una “consuetudine presidenziale” e la nomina di Draghi alla carica di Presidente del Consiglio di Mario Draghi ne costituisce una ulteriore conferma.
La Costituzione come pure i trattati internazionali che vincolano il nostro Paese sul piano della difesa dei diritti umani, con particolare riferimento a quelli civili e sociali, sono stati lesi più volte in questi anni e non soltanto da quando è apparso il Covid.
Questo è un dato di fatto inoppugnabile che porta ad una riflessione circa la reale utilità di questa carica nel nostro ordinamento.
Ormai essendo palese che non è più il garante assoluto della nostra Costituzione e vista la facoltà di poter nominare spesso e volentieri “tecnici” non eletti alla guida, appare chiaro che tale incarico svilisce l’essenza stessa della nostra democrazia fondata sulla centralità del Parlamento e l’autonomia della magistratura.
Oggi è evidente che è il governo a legiferare in modo determinante e il Parlamento soltanto in modo accessorio e che la magistratura rimane succube di correnti politiche che comportano rischi circa la genuinità del ruolo che deve garantire nel rispetto delle nostre leggi ed in particolare dei pilastri legislativi fondamentali del nostro Paese.
Per invertire questa pericolosa involuzione in atto ormai da diversi lustri, sarebbe utile ridurre ulteriormente la figura del capo dello Stato limitandone certi poteri, riforme che si potrebbero riassumere nei punti seguenti:
– elezione diretta da parte dei cittadini
– mandato di cinque anni
– limiti di età per essere eleggibile: minimo cinquant’anni, massimo ottant’anni
– non avere tessere di partito
– essere un costituzionalista autorevole
– avere una fedina penale immacolata
– la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento non passerebbe più dal Presidente della Repubblica ma sarebbe esclusivamente di competenza di un Comitato Garante della Costituzione formato da cinque costituzionalisti estratti a sorte ogni sei mesi
– il Presidente del Consiglio dovrebbe essere un parlamentare eletto dai cittadini ed essere nominato dal capo dello Stato unicamente in quanto leader di una coalizione elettorale vincente e non di quelle improvvisate in Parlamento

– abolizione della facoltà di poter scegliere uno o più senatori a vita e di poterlo diventare a sua volta una volta scaduto il mandato.

Ritengo che queste riforme sarebbero fondamentali per riportare la democrazia al centro della vita politica di questo Paese.

Fonte: https://yvanrettore.blogspot.com/2021/12/la-presidenza-della-repubblica.html

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3 Responses

  1. Lavinia GE ha detto:

    Ma ve lo immaginate Silvio Berlusconi al Quirinale?
    Io non riesco neppure in questo: AD IMMAGINARLO!

  2. Fax ha detto:

    Ci illudiamo con il fatto che le Riforma siano necessarie a cambiare il paese, ma invece quello che bisogna cambiare è il manico, ovvero la classe dirigente che non è all’altezza del cambiamento globale.

  3. Giorgio AV ha detto:

    Il Presidenzialismo: Presidente della Repubblica e Capo del Governo una unica istituzione eletta direttamente dai cittadini ogni 5 anni.

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