La moglie e la figlia di Arafat in Sicilia.

di Agostino Spataro. Apprendo dalla stampa che il 7 ottobre la signora Susa Taweel e la figlia Zahwa Arafat saranno a Ribera per partecipare alla festa dell’Amicizia. Avrei voluto salutarle e rinnovare la mia stima e la fraterna solidarietà con Yasser Arafat, leader dell’Olp e Presidente dell’Autorità nazionale palestinese, con il quale ebbi, da membro della commissione esteri della Camera dei Deputati, diversi incontri in Italia e all’estero (Beirut, a Baghdad, a Lisbona, Tripoli, ecc,

L’occasione più importante fu la sua venuta in Italia (1982) e il suo discorso nell’aula di Montecitorio, dove mesi prima, unico caso in un Paese occidentale, avevamo raccolto le firme della maggioranza dei deputati per chiedere al governo Spadolini il riconoscimento dell’OLP.

Con Yasser Arafat si creò un sincero legame di amicizia e di fraterna cooperazione, a difesa del diritto inalienabile del popolo della Palestina ad avere, come sancito da ripetute risoluzioni dell’ONU, una patria libera e sovrana.

Talvolta il Presidente Arafat mi chiamava “Abu Siqillia” probabilmente a ricordo del carrettino siciliano che gli portai in dono nel suo bunker di Beirut, un regalino che forse rinnovava il desiderio di venire in Sicilia, isola che “ogni arabo porta nel cuore”. Purtroppo, questo suo, e nostro, desiderio non si avverò. Arafat non venne.

Dopodomani verranno in Sicilia la moglie e la figlia. Ne sono contento. Avrei voluto incontrarle, salutarle, in omaggio dell’amicizia con il loro illustre congiunto. Ma sarò all’estero e non potrò andare a Ribera.

Perciò mi limito a pubblicare alcune foto con Arafat e la copertina di un mio libro “Il fondamentalismo islamico” che si avvale di una sua pregevole e ragionata presentazione.

Non mi resta che porgere alle gradite ospiti i più cordiali saluti e l’augurio di una buona permanenza in provincia di Agrigento, in Sicilia, nella speranza di una Palestina finalmente libera e sovrana.

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