La Sanità Pubblica ad un passo dal baratro!

La Sanità italiana, declinata a livello regionale, è in grave sofferenza: quindici regioni (come certifica la Corte dei Conti) hanno i conti in rosso nel 2022 e sette, di cui cinque al Sud, non raggiungono la sufficienza rispetto all’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), le cure e le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale dovrebbe garantire ai cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse).

Un quadro complesso a fronte del quale le stesse Regioni chiedono un maggiore finanziamento del Fondo sanitario nazionale nella prossima manovra finanziaria, anche se lo scenario economico si fa sempre più difficile.

Le Regioni hanno chiesto al governo 4 miliardi in più sulla Sanità invece l’anno prossimo se ne prevedono due in meno.

La speranza è che il governo torni sui propri passi e non dimentichi il Servizio Sanitario Nazionale, il suo finanziamento e la centralità del diritto alla salute dei cittadini italiani.

Ma i numeri della Nadef 2023 (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) certificano che, in linea con i governi degli ultimi 15 anni, la Sanità Pubblica non rappresenta una priorità, neppure per l’attuale esecutivo, rimanendo la cenerentola dell’agenda politica.

A livello locale, secondo il bilancio elaborato dalla Corte dei Conti relativo al 2022, solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Calabria registrano bilanci ancora in attivo, ma 15 regioni hanno i conti in deficit. In totale, le perdite sono aumentate negli anni passando da 800 milioni complessivi nel 2020 ad 1.470 milioni nel 2022. Tra le regioni in rosso, le situazioni peggiori sono quelle di Trentino e Alto Adige, rispettivamente a -243 e -297milioni, della Sicilia a -247 e del Lazio, con oltre -216 milioni.

Rispetto ai Lea, in fondo alla classifica si collocano solo regioni del Mezzogiorno con l’eccezione della Val D’Aosta, come evidenzia l’ultimo monitoraggio dei Lea pubblicato dal ministero della Salute. Le regioni adempienti per i Lea nel 2021 salgono da 11 a 14: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Trentino, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto.

Ma 7 sono classificatecome inadempienti: Campania, Molise, Alto Adige, Sicilia, Sardegna, Calabria e Valle D’Aosta.

In base al Nuovo sistema di garanzia (Nsg), sono tre le aree a cui viene attribuito il punteggio: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. In ogni area, le regioni possono ottenere un punteggio tra 0 e 100 e vengono considerate adempienti se raggiungono almeno 60 punti in tutte le tre aree. Tra le regioni con i conti in rosso figurano anche tutte quelle “bocciate” sui Lea, ad eccezione di Campania e Calabria, con la prima che è in positivo solo per la sua ormai storica incapacità di spendere, finendo paradossalmente con i conti in attivo, mentre la seconda ha potuto fruire di risorse straordinarie del decreto “Calabria”.

 

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2 Responses

  1. Amon ha detto:

    La SANITA’PRIVATA al posto della pubblica così si servono gli interessi di Qualcuino

  2. Libertà & Progresso ha detto:

    Una volta la SANITA’ era statale.
    Poi con lo stravolgimento delle Regioni è stata affidata ai parlamentini regionali: ECCO IL RISULTATO.

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