La libertà di un popolo.

di Clemente Luciano.  Avendo appreso la notizia di un suo necrologio, lo scrittore Mark Twain mandò un telegramma all’Agenzia che lo aveva pubblicato (Associated Press) nel quale, con il suo solito sarcasmo, scriveva: “Spiacente deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolonamente esagerata”.

La notizia della mia morte è fortemente esagerata – MarchèttingParafrasando questa frase del grande scrittore americano,si potrebbe dire a tutta quella bella compagnia di giro che Michele Santoro ha radunato al teatro Ghione di Roma e sulla piattaforma televisiva iperpopulista ByoBlu: “Spiacente di deludervi,ma la notizia della morte dell’informazione libera in Italia è grossolanamente esagerata”. Perchè poi è questa la narrazione che vorrebbe accreditare tutta una certa “elite” culturale,giornalistica e universitaria: fino ai ieri sulla pandemia,oggi con la guerra dell’Ucraina. Ma una mente appena appena aperta e libera da pregiudizi non può non rilevare che in nessun paese occidentale come in Italia le tesi più ardite e strampalate sono presenti in ogni talk show, o meglio trash-show, che hanno come protagonisti i personaggi più narcisisti e mattoidi, i complottisti più esagitati, i conduttori più felici di fare caciara per qualche zerovirgola di ascolto in più piuttosto che di dare informazioni attendibili e verificate.

Il risultato è, com’è avvenuto già con la pandemia, che tutte le tesi risultano avere pari dignità, per cui ogni falso storico, già smentito da volumi di storia, viene presentato come un’opinione legittima: il complotto ebraico mondiale, Hitler che era ebreo, la terra piatta, i Protocolli dei Savi di Sion, i vaccini che uccidono, il falso sbarco sulla luna. Sono questi i mali (ormai annosi) dell’informazione italiana, che comunque non ha bisogno di nuove regole, divieti e gabbie, ma “solamente” di un modo di informazione buona che scacci quella cattiva. Di questo ha bisogno l’informazione italiana più che di serate al teatro Ghione, di sguaiati cannoneggiamenti verbali di un Borgonovo o di un Orsini difronte ai bombardamenti (quelli drammaticamente veri) dei russi sull’Ucraina.

In occasione della guerra, come prima per il vaccino e il green pass, é così cresciuta una bolla mediatica che unisce intellettuali come

Freccero, Canfora, Mattei, Cacciari con il M5S di Conte e del loro organo di stampa, il “Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio, l’estrema sinistra con aree del pacifismo cattolico, come quella del direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio. Il bello é che poi tutti costoro vengono a trovarsi in una oggettiva convergenza con il nemico per eccellenza Matteo Salvini, ma comunque tutti accomunati da un “idem sentire” antieuropeista, antioccidentale e antiamericano.

In questi giorni circolano in Italia vari sondaggi che rilevano una spaccatura a metà del Paese sull’invio delle armi ai combattenti ucraini.

Ciò significa che la linea di confine sul conflitto passa nelle famiglie, tra gli amici, i conoscenti: un déjà-vu già visto per vaccini e greenpass.

In realtà la vera bussola d’orientamento dovrebbe sempre razionalmente riguardare i valori fondanti dell’Uomo: la vita e la morte, la libertà e l’oppressione.

E sarebbe anche opportuno un richiamo di Storia,per ricordare che se è vero che le divisioni sul tema della guerra si sono già presentate nei tempi passati,è anche vero che se avessimo seguito Neville Chamberlain e non Winston Churchill,Charles Lindbergh e non Franklin Delano Roosevelt oggi il tanto vituperato occidente non vivrebbe in democrazia ma nella distopia raccontata da Philip Roth nel suo “Complotto contro l’America” o da Philip K. Dick  nel suo classico “La Svastica sul Sole” ,opere nelle quali a vincere erano i pacifisti di allora e a dominare il mondo erano nazisti e giapponesi.

E dunque il non fornire armi all’Ucraina,così come la tragicomica compagnia del Teatro Ghione pretenderebbe,sembra assomigliare ad una pax romana,quella pax,cioè imposta da un dittatore con la forza,come appunto la “Pax Augustea” era. La  sinistra intellettuale italiana non ha invece mai fatto sentire (tranne rare eccezioni) la propria indignazione sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel ’68,nemmeno davanti alla torcia umana di Ian Palach. E le richieste di non fornire le armi ad un  popolo sovrano che lotta per la propria libertà non pare siano mai state fatte dagli odierni pacifisti italiani, quando l’URSS riforniva di armi il popolo vietnamita che lottava per la propria libertà.

All’epoca in tutto il mondo ogni giorno sì manifestava contro la guerra dell’America in Vietnam. Ed è proprio qui, per Santoro & Co. che é l’inghippo, come direbbe il Sommo Bardo: oggi come ieri un popolo ha diritto a difendere la propria Terra, la propria libertà e la propria indipendenza con le armi, come il Vietnam ieri e l’Ucraina oggi. Punto.

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