La situazione delle carceri ungheresi ha suscitato scandalo, ma in Italia non va certo meglio!

di Michele Macelletti. La situazione delle carceri ungheresi ha suscitato scandalo nella stampa italiana, in seguito ai trattamenti inumani e degradanti a cui è sottoposta la nostra connazionale Ilaria Salis.

Giusto lo sdegno. Giuste le condanne. Giustissime le richieste al governo ungherese di far rispettare i diritti dei detenuti in attesa di giudizio. Meno giusto, anzi colpevole il silenzio di molta stampa nostrana sulle condizioni in cui versano le carceri italiane. Eppure anche in Italia, e da molto tempo, esistono problemi simili. Forse è il caso di ricordarne alcuni.

L’affollamento penitenziario è elevatissimo, con oltre 10.000 unità in eccesso. Molte celle non sono dotate di docce e i reclusi dispongono di pochissimi metri quadri per svolgere le loro attività. Questa situazione è simile a quella in Ungheria, ma spesso la stampa italiana non esprime la stessa indignazione per episodi analoghi che avvengono nel nostro Paese.

Ad esempio, la legge sulla istituzione del Garante dei detenuti, sollecitata dall’Unione Europea, è stata vanificata dalla nomina di ex magistrati o dirigenti generali del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, gli stessi che hanno nominato i direttori delle carceri.

I giornalisti italiani dovrebbero chiedersi quante denunce i “comodi” garanti hanno presentato contro le direzioni degli istituti di pena o il personale della polizia penitenziaria. Inoltre, dovrebbero indagare sulle ragioni per cui si verificano frequenti suicidi nelle prigioni italiane e sulle condizioni dei detenuti che lavorano, studiano e ricevono assistenza psicologica e cure mediche.

Condizioni oltre il limite in cui si trova coinvolto anche il personale della Polizia Penitenziaria. Organici ridotti al minimo, in condizioni di non poter garantire un servizio adeguato, con turni massacranti e stipendi poco dignitosi.

La stampa italiana dovrebbe mettere in luce le gravi problematiche che affliggono il sistema carcerario del nostro Paese e interrogarsi anche sul perchè l’Italia abbia subito più condanne dalla Cedu rispetto all’Ungheria.

Ma questo ai partiti interessa poco o niente.

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