Domani scuole chiuse, uffici chiusi, negozi chiusi, mercati chiusi, tutto chiuso! Domani è un giorno di grande festa nazionale. E’ la festa della Liberazione d’Italia! L’Anniversario viene festeggiato il 25 aprile di ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia del nostro Paese: la fine dell’occupazione nazista ed il crollo del ventennio fascista, avvenuti per l’appunto il 25 aprile del 1945, al termine della seconda guerra mondiale. Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino.
Sono trascorsi 68 anni da quel fatidico 25 aprile che liberò un intero popolo dalla dittatura, aprendo le porte alla democrazia, alla fase costituente e alla nascita della Repubblica italiana. Ebbene, oggi questa ricorrenza ha un sapore davvero speciale.
In quegli anni c’erano italiani che combattevano al fianco degli Alleati e italiani che invece stavano con i nazisti. Se allora avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, oggi “dovremmo” essere una democrazia.
Il condizionale è d’obbligo perchè attualmente, a 68 anni di distanza da quel lontano 1945, quando il pericolo sembrava ormai scampato, la Resistenza continua ancora per cercare di non capitolare irrimediabilmente sotto le grinfie della Germania riunificata! A tutt’oggi stanno avendo la meglio i poteri forti della finanza, del capitalismo e della globalizzazione, siamo ostaggio della Merkel, schiacciati dal debito pubblico più gravoso della nostra storia repubblicana!
E’ vero non abbiamo subito una guerra vera e propria che bombarda le città, rade al suolo interi quartieri e semina morti dappertutto, ma siamo pur sempre in guerra: da una parte i poteri forti della finanza, dall’altra i cittadini inermi che subiscono le leggi di un mercato senza scrupoli, senza etica, né morale!
Una “guerra economico-finanziaria” che non bombarda con i cannoni, ma che abbatte la dignità dei cittadini con le subdole armi del Pil e dello Spread.
Gli italiani onesti e per bene che lavorano con abnegazione a fronte di salari inadeguati al costo della vita, i ragazzi che studiano coscienziosamente a dispetto di una scuola pubblica altrettanto inadeguata, i cittadini che ricorrono alle cure mediche presso strutture sanitarie pubbliche abbandonate alla buona volontà di chi vi opera tra indicibili difficoltà, i pensionati che con i loro poveri risparmi cercano come meglio possono di dare una mano ai figli, i giovani che cercano ancora un posto di lavoro in questo paese devastato dal clientelismo e dal nepotismo e dilaniato dalle ruberie e dalla corruzione, ebbene questo popolo, questo paese, oggi come allora, chiede di essere liberato!
Ma per riuscire a liberarsi dall’oppressione economica di un sistema finanziario spietato con i più deboli e benevolo con i più forti, oggi occorre essere più partigiani di ieri!
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Largo ai giovani e mandiamo in pensione gli ultra sessantenni, è una questione di civiltà.