La finta guerra allo scontrino.

di Angelo D’Amore. Anche Monti, in pochi mesi, ha imparato a fare propaganda, usando attentamente la giusta terminologia mediatica, a seconda degli argomenti trattati. Dapprima ha insistito sul concetto di “luce” che si intravede alla fine del tunnel, il problema è che la vede solo lui! Ma intanto la persistenza della crisi è sotto gli occhi di tutti. Ora parla di “guerra” all’evasione. Per l’occasione ha sguinzagliato per l’ennesima volta, i suoi fidi finanzieri in un scenografico porta a porta in quelli di Capalbio (terra frequentata dalla borghesia di sinistra e non dagli imprenditori ‘cafonal’ che si recano a Cortina – località controllata lo scorso inverno), alla ricerca di qualche proprietario di villa che non ha registrato il contratto per l’affitto estivo. Nel frattempo anche lui, non solo i precedenti professori di sinistra, non ha ancora legiferato sull’eliminazione del conflitto di interessi. Ha mantenuto poi, un’irrisoria penale sanzionatoria del 5% sugli evasori totali e una legge sul falso in bilancio, di Berlusconiana memoria, che a definirla barzelletta è poco offensivo. Non si è interessato in nessun modo, nel prendere provvedimenti concreti in merito alla lotta alla corruzione, un bubbone che ci costa circa 100 miliardi di euro l’anno. Non si permette di mettere becco nei bilanci dei partiti, ne’ in quelli delle cooperative di qualsiasi colore. Indossa l’elmetto del “guerriero mediatico”, ma nel frattempo dimentica o finge di dimenticarsi che le piccole e medie imprese italiane attendono (invano) oltre 120 miliardi di crediti dallo Stato, pagando ciò nonostante, le tasse più elevate tra i paesi occidentali, anticipando nel contempo l’IVA, senza vedersi pagare le fatture. Quello che Monti non riesce a capire è che con questo stato di polizia fiscale, i veri ricchi già sono andati altrove (Austria, Slovenia, Romania e nord-Africa – basta vedere come sono deserti i pontili delle maggiori località turistiche della penisola), che i capitali provenienti dalle loro attività rimangono saldamente in Svizzera e chi vorrebbe investire si tiene a debita distanza dal nostro Paese e che la guerra per lo scontrino lo vedrà sconfitto, perchè l’IVA recuperata nel breve periodo, sarà poi nuovamente persa, poichè tante aziende chiuderanno definitivamente battenti e, forza maggiore, le tasse non le pagheranno più. Chi lo ha compreso invece, sono i tanti immigrati che iniziano ad abbandonare il nostro Paese in cerca di miglior fortuna.

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