Quota 100. La grande fuga dal pubblico impiego.

di Redazione. I numeri dell’Inps parlano chiaro: Quota 100 stigmatizza la grande fuga dei dipendenti dalla Pubblica Amministrazione.

Lavoratori demotivati, sottopagati e poco considerati che non vedono l’ora di staccare la spina da un posto di lavoro sempre più depresso e deprimente.

Meglio qualche euro in meno di pensione che restare lì, in prima linea, a prendere schiaffoni a destra e manca: dai capi, dagli utenti e dai media che tanto fango hanno gettato sul pubblico impiego, facendo – per colpa di qualche “furbetto del cartellino” e “fancazzista” – di tutta un erba un fascio!

Retribuzioni modeste e lavoro scarsamente considerato a livello sociale, sono infatti le ragioni che in misura prevalente hanno spinto i pubblici dipendenti a lasciare il servizio con qualche anno di anticipo.

Così, dagli insegnanti agli impiegati, dai portantini ai netturbini, è iniziato il grande esodo verso la pensione anticipata. Solo i medici hanno qualche remora a ‘lasciare’ perché la normativa vieta qualsiasi attività lavorativa se si va in pensione con Quota 100.

Per il resto è un “fuggi, fuggi” generale. Sono in migliaia coloro che, avendo maturato i requisiti necessari, hanno presentato la domanda per la pensione.

Solo dal mondo della scuola sono 50.000 circa le domande del personale arrivate all’Inps per usufruire di Quota 100.

Diverso l’atteggiamento nel settore privato, dove ci sono ampi margini di guadagno e di carriera. Così come per chi occupa un posto vicino al sole, tipo i dipendenti del Quirinale, di Camera e Senato, ecc, ecc, ovvero di tutti coloro che ancora continuano ad intascare i famigerati quanto intoccabili “stipendi d’oro”!

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