Figli e figliastri di uno stesso Stato che dà a chi tanto, a chi poco e a chi niente! Si parla spesso degli stipendi d’oro e dei vitalizi di senatori e deputati, ma molto meno delle
retribuzioni faraoniche di alcuni impiegati statali che se ne fregano dei cosiddetti
‘tetti agli stipendi d’oro’ e continuano ad incassare migliaia di euro al mese, alla faccia dei loro colleghi pagati quattro soldi e che ancora aspettano la questua degli ’85 euro lordi’ del rinnovo di quel contratto ormai scaduto da più di sette anni. Cosicchè, a partire dal 2018 i duemila dipendenti di Camera e Senato, che negli ultimi tre anni hanno subito una decurtazione dei loro compensi considerata la fase di crisi, potranno tornare a guadagnare le cifre da record che tanto avevano indignato in passato l’opinione pubblica. Il provvedimento ha infatti scadenza il 31 dicembre 2017 e per ora non sembra esserci intenzione di prorogarlo. Come riporta
il Messaggero, alla fine del 2014 furono definiti dei tetti ben precisi: “Uno è unico e riguarda i consiglieri di entrambi i rami del Parlamento: 240mila euro, in media 105mila euro in meno rispetto alle precedenti retribuzioni massime). Gli altri tetti sono differenziati. Alla Camera per documentaristi, ragionieri e tecnici è previsto un limite di 166mila euro (-70mila), 115 mila per i segretari (-41mila), 106mila per i collaboratori tecnici (-46mila), 99mila euro per operatori tecinci e assistenti (-37mila). Al Senato è stabilito un tetto di 172mila per gli stenografi (- 84 mila rispetto agli stipendi massimi), di 166mila per i segretari (-62mila), di 115mila per i coadiutori (56mila) e 99mila per gli assistenti(-43mila)”. Da gennaio del prossimo anno però tutto potrebbe tornare come prima e i dipendenti di Camera e Senato potranno tornare a guadagnare le cifre da record che tanto avevano indignato in passato. Così, tanto per fare un esempio,
i barbieri potranno tornare a guadagnare 136mila euro lordi l’anno.
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POLIZIA E MILITARI. RINNOVO CONTRATTO. Aumenti medi di 102 euro per Corpi di polizia e Forze armate e di 84,5 per i Vigili del fuoco. Che diventano rispettivamente 208 e 267,5 includendo oltre al contratto vero e proprio i benefici che derivano dal riordino delle carriere. Sulla base degli stanziamenti già in bilancio e di quelli annunciati, queste sono le cifre in gioco per il settore della sicurezza all’inizio della stagione dei rinnovi contrattuali.
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