Italia vecchia e depressa: più decessi e meno nascite!

Continua inesorabile il processo di invecchiamento degli italiani, una popolazione sempre più povera e depressa. L’Italia è un Paese che muore, lentamente, ucciso da una politica lontana dalle famiglie, che sembra disinteressarsi delle istanze ormai improcrastinabili dei cittadini. La crisi economica, politica e sociale, che ha intonato il de profundis
del ceto medio, che ha portato stipendi e pensioni da fame, disoccupazione e precarietà del lavoro, tasse e debito pubblico ai massimi storici, ha fatto sì che i nostri giovani preferiscono espatriare per trovare migliore fortuna e quelli che restano sono disoccupati e precari che vivono, si fa per dire, con la pensione dei nonni e non fanno più figli. I ‘nostri’, insomma, sono fermi e gli ‘altri’ i migranti di ogni dove continuano ad avanzare con la loro invasione più o meno ‘rumorosa‘, fanno quei lavori che gli italiani rifiutano, mandano i soldi oltralpe e soprattutto fanno quei figli che noi non facciamo più! E a dirlo non sono i soliti ‘populisti’ ma i dati del ‘Rapporto dell’Istat’ sugli indicatori demografici secondo cui gli italiani sono sempre più vecchi e in calo e le culle restano sempre più vuote! La popolazione italiana al 1° gennaio 2017 ammonta a 60 milioni 579 mila residenti, 86 mila unità in meno rispetto all’anno precedente (-1,4 per mille). La natalità si conferma in calo costante: il livello minimo delle nascite del 2015, pari a 486 mila, è superato da quello del 2016 con 474 mila. I decessi sono 608 mila, dopo il picco del 2015 con 648 mila casi, un livello elevato, in linea con la tendenza all’aumento dovuta all’invecchiamento della popolazione. Il saldo naturale (nascite meno decessi) registra nel 2016 un valore negativo (-134 mila) che rappresenta il secondo maggior calo di sempre, superiore soltanto a quello del 2015 (-162 mila). Al 1 gennaio 2017 l’età media dei residenti, dice l’Istat, è di 44,9 anni, due decimi in più rispetto al 2016 (corrispondenti a circa due mesi e mezzo) e due anni esatti in più rispetto al 2007. Gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale (11,7 milioni nel 2007, pari al 20,1%). Ma sono soprattutto gli ultranovantenni a registrare un aumento sensibile: al 1 gennaio 2017 sono 727 mila, un numero superiore a quello dei residenti in una grande città come Palermo. Sebbene questo segmento della popolazione rappresenti oggi appena l’1,2% del totale, il suo peso nei confronti della popolazione complessiva è andato aumentando nel tempo: 15 anni fa ammontavano a 402 mila e costituivano solo lo 0,7% del totale. Gli ultracentenari sono invece oltre 17 mila, in calo rispetto ai quasi 19mila del 2015. Una diminuzione che si deve, secondo l’Istat, a due fattori specifici: la forte mortalità del 2015 che ha abbassato il numero di circa 300 unità, cui segue nel 2016 l’ingresso tra i centenari dei nati nel 1916, una fascia di età con un più basso numero di superstiti rispetto a quelle che l’hanno preceduta. Gli ultracentenari, comunque, sono complessivamente molto aumentati negli ultimi 15 anni: oggi sono più che triplicati rispetto al 2002.

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